Una narrazione asciutta, lineare, quasi ascetica in mano ad un autore dal buon potenziale. Recensione di Paola Casella, legge Roberta Azzarone.
di A cura della redazione
Ermanno è un ragazzo senza direzione che campa di espedienti, non sempre legali. Suo zio Fabio gli chiede di fingersi il padre del bambino che Lena, una ragazza polacca, porta in grembo, in modo da poter adottare il nascituro.
Lungometraggio di debutto di Carlo Sironi, Sole è innanzitutto la storia di due orfani che non trovano il loro posto nel mondo. La narrazione è asciutta e lineare, con un'ottima padronanza del mezzo cinematografico e un grande senso del pudore nel raccontare una storia di giovani anime perdute. Sironi ha un evidente talento registico e un gusto raffinato per l'immagine, anche se alcuni stratagemmi visivi diventano ripetitivi.
Se riuscirà ad appoggiarsi a una struttura narrativa più ricca diventerà un autore da tenere d'occhio: il potenziale c'è tutto.
In occasione dell'uscita al cinema di Sole, Roberta Azzarone interpreta la recensione di Paola Casella.