Un intrigo internazionale in cui la mano di De Palma è riconoscibile ma trasfigurata da una produzione infelice. Recensione di Emanuele Sacchi, legge Roberta Azzarone.
Copenhagen, 2020. I poliziotti Christian e Lars rispondono a una chiamata di routine, che invece si rivela essere un delitto legato al terrorismo internazionale: una situazione troppo complessa per due semplici agenti, di cui uno, per giunta, ha dimenticato a casa la pistola.
Tra i suoi molti alti e bassi, Brian De Palma non era mai arrivato a disconoscere una propria opera, almeno fino a Domino, un film con troppi elementi disfunzionali. Una sceneggiatura forzata, un cast svogliato e una scenografia che restituisce una Danimarca da cartolina.
Le intuizioni del maestro, che un tempo scardinavano lo status quo del cinema hollywoodiano, oggi si rivelano inadeguate a rappresentare una realtà che corre, velocissima, verso un incubo hitchcockiano in carne ed ossa.
Il film Domino, diretto da Brian De Palma, è distribuito da Eagle Pictures.