wathan
|
mercoledì 25 settembre 2019
|
bello ma non troppo.
|
|
|
|
Piacevole, devo affermare che nonostante la durata (161 minuti), non mi sono annoiato minimamente i personaggi sono ben caratterizzati ed enigmatici come allo stesso tempo le recitazioni di Pitt e DiCaprio sono convincenti, il finale invece può far arrabbiare una certa schiera di cinefili "puristi" io tuttavia ho apprezzato. Il problema sta nel fatto che non potrei pensarla così dopo una seconda visione, questo dovuto al fatto che il post modernismo alla Tarantino qui, in questo film, è già stato riciclato ovvero la ricetta alternativa di prendere in considerazione un periodo storico, eventi realmente accaduti come punto di riferimento e stravolgerli, è già stata vista e rivista nella sua filmografia.
[+]
Piacevole, devo affermare che nonostante la durata (161 minuti), non mi sono annoiato minimamente i personaggi sono ben caratterizzati ed enigmatici come allo stesso tempo le recitazioni di Pitt e DiCaprio sono convincenti, il finale invece può far arrabbiare una certa schiera di cinefili "puristi" io tuttavia ho apprezzato. Il problema sta nel fatto che non potrei pensarla così dopo una seconda visione, questo dovuto al fatto che il post modernismo alla Tarantino qui, in questo film, è già stato riciclato ovvero la ricetta alternativa di prendere in considerazione un periodo storico, eventi realmente accaduti come punto di riferimento e stravolgerli, è già stata vista e rivista nella sua filmografia. Ho notato che molti estimatori del regista italoamericano non hanno apprezzato il film, perché questa volta (per fortuna), Tarantino caratterizza in modo molto più emozionale ed empatico i personaggi principali, senza perdersi in un'accozzaglia di dialoghi fighi da duro e sparatorie superflue o una moltitudine di scene splatter che, piacciono anche a me ma alla lunga stancano, certo Pulp Fiction rimane sempre un bel vedere intendiamoci... Quindi il film merita ma non arrovellatevi troppo sul come sul quando... Questo è il cinema di Tarantino prendere o lasciare.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a wathan »
[ - ] lascia un commento a wathan »
|
|
d'accordo? |
|
mauridal
|
venerdì 27 settembre 2019
|
la vendetta di quentin
|
|
|
|
Tanta roba, per tutti i gusti e palati ma i cinefili sono appagati dal nono film di Quentin , che non delude i suoi e anche gli tutti altri un pubblico sempre più numeroso che accorre a cinema per fortuna . Il film è recensito ufficialmente come” drammatico” mi permetto di correggere in : genere commedia tragica.
[+]
Tanta roba, per tutti i gusti e palati ma i cinefili sono appagati dal nono film di Quentin , che non delude i suoi e anche gli tutti altri un pubblico sempre più numeroso che accorre a cinema per fortuna . Il film è recensito ufficialmente come” drammatico” mi permetto di correggere in : genere commedia tragica. Dove la commedia c’è tutta , nella ricostruzione anni sessanta della cinematografia e della televisione americana dove Hollywood finiva e si apriva una nuova era cinetelevisiva già in atto per le giovani generazioni. Ma la commedia Quentin la inscena proprio quando ripercorre il genere Western ma non americano né messicano giammai, invece proprio gli spaghetti Western dei Sergio , Corbucci/Leone addirittura ricostruendo interi set delle scenografie già ricostruite a Roma o in Sardegna per finti villaggi e per tutti i film citati con grande passion da C’era una volta il West a Django a per un pugno di dollari. Intanto , Quentin aveva già ampiamente omaggiato il cinema Western italiano con il suo Django Unchained ma questa volta si diverte proprio a mettere in scena un Western commedia con aspetti decisamente comici. Dunque un film da commedia sarebbe bastato per un grande pubblico, ma la firma Quentin Tarantino richiede molto di più . Quindi entra prepotente la tragedia e quale migliore spunto narrativo se non la tragedia , a.. Los Angeles ,del massacro di Bel Air .
Ora bisogna necessariamente distinguere la storia narrata , dai personaggi protagonisti del film i due impareggiabili attori del tipo di Leonardo Di Caprio e Brad Pitt , che insieme a tutti gli altri maggiori o minori hanno contribuito alla piena riuscita del film . L’impronta geniale di Quentin sta nell’aver creato all’interno della sceneggiatura un interscambiabile duetto attoriale, che funziona perfettamente. Dove l’uno Brad interpreta Booth la spalla controfigura di Dalton ovvero Leo Di Caprio un vecchio attore consumato . Ma lì dove l’attore Leo nella finzione , diventa una spalla a BradPitt nella recitazione vera del film , Dunque un intreccio tra cinema nel cinema tipico dei grandi autori , e Quentin qui si conferma tale , ormai in maturità.
Dov è finito dunque il Pulp tarantino . Direi intanto che il sottofondo di tensione nervosa è sempre presente non si sa mai che succede di terribile , e quindi si perpetua il gioco di tenere la storia in bilico tra sorrisi e bellezze femminili tra ieri e oggi , e qui cito la bellezza di Margot Robbie nel ruolo della povera Sharon Tate. Ad un certo punto dopo una lunga descrizione dei due personaggi attori complementari, la narrazione molto puntuale svolta verso il finale che rivela il vero senso del film ovvero un riscatto vendetta che Tarantino ha voluto fare , con il cinema, a favore del collega regista Polanski a cui è toccato in sorte l’assassinio tragico della giovane e bella moglie in attesa di un figlio. Il pulp Quentin si inventa così infatti un assalto dei giovani vermi assassini definiti hippies che mirano alla famiglia Polanski ma finiscono per sbaglio nella casa affianco dove trovano pronto a sterminarli l’attore carogna Booth che con il suo feroce cane affamato di carne schifosa avariata prima li azzanna e li sbrana e poi con un lancia fiamme residuo di un suo vecchio film contro i nazisti, li brucia senza pietà. Scene indimenticabili per chi avrebbe voluto questa fine per i veri assassini di quella terribile vicenda del 1969. A questo punto il film si stempera con l’arrivo dell’amico Dalton in soccorso a Booth ferito ed è con il saluto fraterno dei due che si chiude così non solo un racconto ma un film simbolo di una intera vicenda del cinema americano che dal quel 1969 cambierà registro , e cito Easy Rider . ( mauridal )
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauridal »
[ - ] lascia un commento a mauridal »
|
|
d'accordo? |
|
lorenzodv
|
martedì 8 ottobre 2019
|
non un documentario
|
|
|
|
Il film è ispirato ad una storia vera: l'eccidio di Cielo Drive (non Sky drive, si chiama così e tu baby non puoi farci niente; se non ci credi digita in google mappe: "Cielo Drive, Beverly Hills, California, Stati Uniti") a casa si Roman Polansky e sua moglie Sharon Tate nel quale, assente il regista, morirono la moglie e numerosi suoi ospiti. E' ispirato ma non è un documentario, tant'è che riporta alcune varianti significative, come ad esempio che Sharon non è morta, anzi è andata ad informarsi allegra e lieta su cosa sia stato tutto quel casino.
La regia è di Tarantino e niente da dire; invece qualcosa da dire sulla scelta di cosa rappresentare.
[+]
Il film è ispirato ad una storia vera: l'eccidio di Cielo Drive (non Sky drive, si chiama così e tu baby non puoi farci niente; se non ci credi digita in google mappe: "Cielo Drive, Beverly Hills, California, Stati Uniti") a casa si Roman Polansky e sua moglie Sharon Tate nel quale, assente il regista, morirono la moglie e numerosi suoi ospiti. E' ispirato ma non è un documentario, tant'è che riporta alcune varianti significative, come ad esempio che Sharon non è morta, anzi è andata ad informarsi allegra e lieta su cosa sia stato tutto quel casino.
La regia è di Tarantino e niente da dire; invece qualcosa da dire sulla scelta di cosa rappresentare. Conto nella vostra comprensione per la mia scarsa cultura in fatto di cinema: non so distinguere sostanzialmente la sceneggiatura dalla responsabilità della produzione o altri particolari, perciò parlo semplicemente di scelte e mi disinteresso di chi sia la colpa.
La decisione di romanzare l'eccidio è patetica; non da intendersi nel senso che il risultato è scadente ma che la scelta è patetica, ha un contenuto triste e pietoso che di certo non renderà ai morti gli anni perduti né toglierà agli altri morti (di vecchiaia in galera) gli anni vissuti da condannati.
La scelta del punto di vista, quello di un personaggio secondario che per il miracolo della narrazione diventa il protagonista, è molto tarantiniana delle Iene, non di Pulp Fiction o di Jachie Brown; se si apprezza Tarantino bisogna apprezzarlo tutto, amarne anche i difetti, io non l'amo ma lo accetto, tuttavia lo interpreto come una futile necessità di originalità laddove la linearità logica e forse banale sarebbe più efficace.
La scena del Spahn Ranch è encomiabile nella ricostruzione dell'atmosfera ma indulge eccessivamente nella critica al modo di vivere della comune che, ironicamente, si scontra coi luoghi comuni della sporcizia, dell'imbroglio. Probabilmente Tarantino dovrebbe capire se credersi ribelle oppure allineato, valutando che in medio stat virtus. Peraltro quello che storicamente è emerso come personaggio guida della devianza nella comune non è nemmeno trattato, se si esclude una comparsa di venti secondi nella ricostruzione storica del sopralluogo introduttivo.
Insomma un bel film, due ore e mezza di piacere ma peccato che non sia stato di più e avrebbe potuto esserlo.
[-]
[+] ispirato ?
(di michele voss)
[ - ] ispirato ?
|
|
[+] lascia un commento a lorenzodv »
[ - ] lascia un commento a lorenzodv »
|
|
d'accordo? |
|
obi_anto
|
mercoledì 18 settembre 2019
|
c’ era una volta... e per fortuna c’e’ ancora
|
|
|
|
A 4 anni di distanza dal suo precedente film Tarantino torna sul grande schermo per ricordarci nel giro di un paio d’ore chi è, che cosa fa per guadagnarsi da vivere e cosa realmente gli piace di questo mondo: le automobili, dalla lussuosa ed elegante Cadillac panna, alla rumorosa Voskswagen sputa catrame, passando per decine di altri modelli; i piedi femminili, ormai un ossessione conclamata per il regista di Knoxville e che dissemina per tutta la durata del film; la bella musica, gli anni 70 e soprattutto, davanti ad ogni altra cosa tanto, tanto, tanto, tanto cinema.
Il regista infatti ci trascina per la seconda volta dopo Bastardi Senza Gloria nel suo mondo, l’acqua nella quale si sente più a suo agio, il mondo del cinema visto da dentro.
[+]
A 4 anni di distanza dal suo precedente film Tarantino torna sul grande schermo per ricordarci nel giro di un paio d’ore chi è, che cosa fa per guadagnarsi da vivere e cosa realmente gli piace di questo mondo: le automobili, dalla lussuosa ed elegante Cadillac panna, alla rumorosa Voskswagen sputa catrame, passando per decine di altri modelli; i piedi femminili, ormai un ossessione conclamata per il regista di Knoxville e che dissemina per tutta la durata del film; la bella musica, gli anni 70 e soprattutto, davanti ad ogni altra cosa tanto, tanto, tanto, tanto cinema.
Il regista infatti ci trascina per la seconda volta dopo Bastardi Senza Gloria nel suo mondo, l’acqua nella quale si sente più a suo agio, il mondo del cinema visto da dentro. Questo suo “film sui film”, non solo da la possibilità al regista di raccontare storie conosciute e vissute dall’ interno di Hollywood (la carriera in crisi di un attore, l’esordio di una giovane star), ma gli permette inoltre di creare in un universo di fiction (Pulp?) varie parentesi con la quale omaggiare e raccontare chi davvero sta dietro la telecamera. Ne escono quindi splendidi spezzoni di spaghetti western, le più varie scene di film di guerra e polizieschi italiani, per non parlare dei cartoni animati proiettati al drive in e delle locandine dipinte a mano e appese fuori dalle sale.
Insomma una panoramica a 360 gradi del mondo di Hollywood, interpretata da un cast stellare: basti dire che al terzo minuto del film lo spettatore si sia già trovato davanti Al Pacino, Margot Robbie e Michael Madsen, assieme a quegli altri due protagonisti: si perché proprio quei due sembrano essere il motore di quella splendida automobile costruita da Tarantino (vedetela come la Cadillac bianca). La grandezza di Di Caprio e Pitt si rivela nell’ interpretazione dei due ruoli più complessi di tutto il film. Il primo si trova a doversi muovere fra una vasta gamma di personaggi: il Rick Dalton fuori dal set, il Rick Dalton che recita bene e il Rick Dalton che recita male, essendo costretto ad esagerare nella mimica ed a mostrare tutte le sue capacità e la sua volubilità a riguardo. Il secondo invece deve contenere la sua recitazione rappresentando per tutto il film lo stuntman, la spalla, non un grande attore quindi, ma più il secondo di qualcuno al quale non bisogna rubare la scena e che fuoriesce in grande nelle scene in solitaria.
E poi Kurt Russell e Emile Hirsch a condire un cast con una responsabilità importante ovvero raccontare velatamente ed in maniera parallela una tragedia, un fatto di cronaca dei più brutti di sempre che sconvolse non solo il mondo del cinema dell’epoca. E davanti a così tanta qualità tecnica utilizzata per questo tema, allora sorge una domanda: questo finale soddisfa a pieno lo spettatore? Non era troppo annunciato dopo le ultime “tarantinate”? E soprattutto rende giustizia al fatto reale e alle vittime della vicenda?
La risposta è molto soggettiva, ma sarebbe interessante conoscere il giudizio dei superstiti, per poterne trarre le dovute conclusioni.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a obi_anto »
[ - ] lascia un commento a obi_anto »
|
|
d'accordo? |
|
inesperto
|
giovedì 19 settembre 2019
|
più quentin che tarantino
|
|
|
|
Il celebre regista cult narra di due vicende parallele: quella dell'attore in declino Rick Dalton, sempre accompagnato dal fedele stuntman ed amico Cliff Booth, e quella di Sharon Tate. La prima molto personalistica e profonda, la seconda molto leggera ed accennata. Sullo sfondo la costante presenza della setta di Charles Manson. L'amalgama dello sviluppo di questi spunti è a dir poco magistrale. Il romanticismo del vedere un'anima in pena risollevarsi, l'euforia che si prova quando un burbero dal cuore d'oro pianta qualche bel cazzotto a quelli che se lo meritano e l'esultanza interiore nell'assistere al fallimento di un piano criminoso ideato da dei malati di mente sono tutte sensazioni di notevole forza che scaturiscono dalla visione di quest'opera.
[+]
Il celebre regista cult narra di due vicende parallele: quella dell'attore in declino Rick Dalton, sempre accompagnato dal fedele stuntman ed amico Cliff Booth, e quella di Sharon Tate. La prima molto personalistica e profonda, la seconda molto leggera ed accennata. Sullo sfondo la costante presenza della setta di Charles Manson. L'amalgama dello sviluppo di questi spunti è a dir poco magistrale. Il romanticismo del vedere un'anima in pena risollevarsi, l'euforia che si prova quando un burbero dal cuore d'oro pianta qualche bel cazzotto a quelli che se lo meritano e l'esultanza interiore nell'assistere al fallimento di un piano criminoso ideato da dei malati di mente sono tutte sensazioni di notevole forza che scaturiscono dalla visione di quest'opera. Da notare in particolar modo la grande intensità della scena nella quale Cliff si inoltra con sprezzo del pericolo nella comune di Manson. Il cast si è notevolmente ben comportato: Di Caprio è davvero spettacolare; Brad Pitt che interpreta un tipo onesto e ruvido dal pugno facile è molto convencente; Margot Robbie è da lustrarsi gli occhi ogni volta che sorride. Le particine di Al Pacino e Dakota Fanning impreziosiscono il tutto. Il Tarantino più classico salta fuori per poco, solo nel finale. Il resto è una bella storia. Ammirevole.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a inesperto »
[ - ] lascia un commento a inesperto »
|
|
d'accordo? |
|
lorifu
|
lunedì 23 settembre 2019
|
tarantino dieci e lode
|
|
|
|
C'era una volta a... Hollywood
Un Tarantino inedito, spettacolare, capace di reinventarsi e presentarsi al pubblico con una pellicola che di tarantiniano ha ben poco, direi quasi niente, se non il tocco finale dove ritroviamo il “quentin” di sempre che, a sorpresa, per un cambiamento al quale lo spettatore è impreparato, lo trascina in un finale al cardiopalma, catartico e liberatorio.
[+]
C'era una volta a... Hollywood
Un Tarantino inedito, spettacolare, capace di reinventarsi e presentarsi al pubblico con una pellicola che di tarantiniano ha ben poco, direi quasi niente, se non il tocco finale dove ritroviamo il “quentin” di sempre che, a sorpresa, per un cambiamento al quale lo spettatore è impreparato, lo trascina in un finale al cardiopalma, catartico e liberatorio.
Tarantino ha scritto una sceneggiatura superba per parlare di cinema, spalmandola di poesia; questo suo film è un atto d’amore e il regista non ha lesinato spunti, materiale, scenari, fatti fittizi e reali, cercando di restituire uno spaccato degli anni ’70, una sorta di rievocazione di un periodo che ha fatto storia.
Una carrellata di brani superlativi, il look, la magica cadillac e tutti gli altri modelli di auto più o meno scalcagnate, la polvere dei dintorni di Los Angeles, Hollywood e il suo mondo di cartapesta, i sogni, le frustrazioni, i tic, il fumo, rappresentano un caleidoscopio multicolore dove realtà e finzione si compenetrano fino a scambiarsi i ruoli.
Tarantino mescola immaginazione e realtà scolpendo dei personaggi che vanno a interagire con quelli reali, intersecando vite e azioni.
Ed ecco che l’attore-cowboy in declino Rick Dalton (DiCaprio) e il suo stuntman Cliff Booth (Pitt) si troveranno casualmente invischiati nella vicenda reale dell’omicidio di Sharon Tate moglie di Roman Polanski. La coppia ha appena acquistato la villa accanto a quella di Rick Dalton e i seguaci della setta di Charles Manson, il 9 agosto 1969 faranno una strage uccidendo oltre a Sharon Tate, incinta di otto mesi, anche i suoi tre amici. Questa la realtà ma Tarantino la ribalta, la asseconda al suo progetto cinematografico lasciando a ciascuno uno spunto per riflettere.
Cast grandioso, prestazioni eccellenti, da quella dell’eccezionale Di Caprio a quella più contenuta di Pitt, senza parlare di un performante Al Pacino.
Due cammei: uno, l’attore Mike Moh, un Bruce Lee convincente oltre che fortemente rassomigliante all’attore scomparso, protagonista di una memorabile scazzottata con Brad Pitt; l’altro, la deliziosa Margot Robbie, Sharon Tate nella finzione, che va al cinema per potersi ammirare nel buio della sala mentre guarda il film da lei interpretato.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a lorifu »
[ - ] lascia un commento a lorifu »
|
|
d'accordo? |
|
luca scialo
|
mercoledì 25 settembre 2019
|
c’era una volta a hollywood, la follia salvifica di tarantino
|
|
|
|
Quentin Tarantino è al suo nono film. Il quale è stato presentato soprattutto come un omaggio all'Età dell'oro di Hollywood e alle vittime di Cielo Drive. Su tutte Sharon Tate, moglie di Roman Polanski, massacrata nella sua vittima all'ottavo mese di gravidanza insieme a 3 amici mentre il regista polacco si trovava a Londra.
Forse però siamo dinanzi al film migliore di Tarantino. Quello in cui è riuscito a mettere insieme una serie di ingredienti essenziali della sua arte cinematografica. In primis, la capacità di raccontare storie in maniera non convenzionale, tra imprevisti, accelerate, momenti di calma. Facendo restare sempre alta l'attenzione dello spettatore.
E poi, la sua grande conoscenza del cinema, soprattutto quello western.
[+]
Quentin Tarantino è al suo nono film. Il quale è stato presentato soprattutto come un omaggio all'Età dell'oro di Hollywood e alle vittime di Cielo Drive. Su tutte Sharon Tate, moglie di Roman Polanski, massacrata nella sua vittima all'ottavo mese di gravidanza insieme a 3 amici mentre il regista polacco si trovava a Londra.
Forse però siamo dinanzi al film migliore di Tarantino. Quello in cui è riuscito a mettere insieme una serie di ingredienti essenziali della sua arte cinematografica. In primis, la capacità di raccontare storie in maniera non convenzionale, tra imprevisti, accelerate, momenti di calma. Facendo restare sempre alta l'attenzione dello spettatore.
E poi, la sua grande conoscenza del cinema, soprattutto quello western. Tra continue citazioni e omaggi. Ma anche dei polizieschi italiani anni '70. In questa sede, ha addirittura girato dei film in un film.
Cosa dire poi della sua nota violenza splatter, ridotta all'essenziale, quando realmente serviva. Ancora, la capacità di riscrivere un fatto realmente accaduto. Cosa che aveva fatto magistralmente in Bastardi senza gloria, riscrivendo la conclusione della Seconda guerra mondiale in un modo così credibile da farlo sembrare vero. Oltre che desiderato. In questo lungometraggio, invece, riscrive le sorti delle vittime di Cielo Drive. Dandoci un finale alternativo, magari più esagerato del precedente e marcatamente "tarantiniano", ma comunque ugualmente inaspettato e desiderabile.
Quante conferme poi in questo film. Oltre alla succitata originalità registica e la grande conoscenza cinematografica di Quentin Tarantino, ci troviamo un'ennesima grande prestazione di Leonardo Di Caprio. Ormai da considerare tra i migliori attori dell'ultimo trentennio. E Brad Pitt, bellezza e talento come pochi nella storia del cinema. Forse solo Alain Delon. Due attori straordinari. Il primo, nei panni di un protagonista di film e serie western considerato quasi superato, tanto da venire in Italia per film Polizieschi (di cui Tarantino va matto). Il secondo, nei panni di uno stant man ormai quasi senza lavoro, finito a fargli da autista e tutto fare. Una sorta di angelo custode, che risulterà decisivo nel finale.
A completare il tutto, la presenza di Al Pacino in un ruolo quasi secondario. La raffigurazione quasi macchiettistica di Bruce Lee. Il cameo quasi commovente di Luke Perry. La raffigurazione quasi celestiale di Sharon Tate, interpretata dalla bellissima Margot Robbie.
Insomma, Tarantino resta uno dei registi più importanti emersi negli ultimi trent'anni. Forse il migliore nel saper abbinare l'originalità ai canoni del Cinema. La sua è una pazzia controllata, una follia che migliora il mondo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scialo »
[ - ] lascia un commento a luca scialo »
|
|
d'accordo? |
|
luca scialo
|
mercoledì 25 settembre 2019
|
la follia salvifica di tarantino
|
|
|
|
Quentin Tarantino è al suo nono film. Il quale è stato presentato soprattutto come un omaggio all'Età dell'oro di Hollywood e alle vittime di Cielo Drive. Su tutte Sharon Tate, moglie di Roman Polanski, massacrata nella sua vittima all'ottavo mese di gravidanza insieme a 3 amici mentre il regista polacco si trovava a Londra.
Forse però siamo dinanzi al film migliore di Tarantino. Quello in cui è riuscito a mettere insieme una serie di ingredienti essenziali della sua arte cinematografica. In primis, la capacità di raccontare storie in maniera non convenzionale, tra imprevisti, accelerate, momenti di calma.
[+]
Quentin Tarantino è al suo nono film. Il quale è stato presentato soprattutto come un omaggio all'Età dell'oro di Hollywood e alle vittime di Cielo Drive. Su tutte Sharon Tate, moglie di Roman Polanski, massacrata nella sua vittima all'ottavo mese di gravidanza insieme a 3 amici mentre il regista polacco si trovava a Londra.
Forse però siamo dinanzi al film migliore di Tarantino. Quello in cui è riuscito a mettere insieme una serie di ingredienti essenziali della sua arte cinematografica. In primis, la capacità di raccontare storie in maniera non convenzionale, tra imprevisti, accelerate, momenti di calma. Facendo restare sempre alta l'attenzione dello spettatore.
E poi, la sua grande conoscenza del cinema, soprattutto quello western. Tra continue citazioni e omaggi. Ma anche dei polizieschi italiani anni '70. In questa sede, ha addirittura girato dei film in un film.
Cosa dire poi della sua nota violenza splatter, ridotta all'essenziale, quando realmente serviva.
Ancora, la capacità di riscrivere un fatto realmente accaduto. Cosa che aveva fatto magistralmente in Bastardi senza gloria, riscrivendo la conclusione della Seconda guerra mondiale in un modo così credibile da farlo sembrare vero. Oltre che desiderato. In questo lungometraggio, invece, riscrive le sorti delle vittime di Cielo Drive. Dandoci un finale alternativo, magari più esagerato del precedente e marcatamente "tarantiniano", ma comunque ugualmente inaspettato e desiderabile.
Quante conferme poi in questo film. Oltre alla succitata originalità registica e la grande conoscenza cinematografica di Quentin Tarantino, ci troviamo un'ennesima grande prestazione di Leonardo Di Caprio. Ormai da considerare tra i migliori attori dell'ultimo trentennio. E Brad Pitt, bellezza e talento come pochi nella storia del cinema. Forse solo Alain Delon. Due attori straordinari. Il primo, nei panni di un protagonista di film e serie western considerato quasi superato, tanto da venire in Italia per film Polizieschi (di cui Tarantino va matto). Il secondo, nei panni di uno stant man ormai quasi senza lavoro, finito a fargli da autista e tutto fare. Una sorta di angelo custode, che risulterà decisivo nel finale.
A completare il tutto, la presenza di Al Pacino in un ruolo quasi secondario. La raffigurazione quasi macchiettistica di Bruce Lee. Il cameo quasi commovente di Luke Perry. La raffigurazione quasi celestiale di Sharon Tate, interpretata dalla bellissima Margot Robbie.
Insomma, Tarantino resta uno dei registi più importanti emersi negli ultimi trent'anni. Forse il migliore nel saper abbinare l'originalità ai canoni del Cinema. La sua è una pazzia controllata, una follia che migliora il mondo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scialo »
[ - ] lascia un commento a luca scialo »
|
|
d'accordo? |
|
massimiliano santucci
|
martedì 24 settembre 2019
|
bello...ma cosa diranno le neofemministe?
|
|
|
|
Positivamente autoreferenziale, più ancora di altri film di Tarantino, è un collage dei richiami cinematografici a lui cari. Formidabile la coppia Pitt/Di Caprio e sempre soddisfatta la sete di vendetta nei confronti dei "cattivi". Ridimensionati gli antipatici (Bruce Lee e il fenomeno hippie in generale) e riscritto a lieto fine il noto fatto di cronaca nera che causò la morte di Sharon Tate e dei suoi amici ad opera di una setta. Ciò detto vorrei soffermare l'attenzione sul più cool dei 2 protagonisti, l'uxoricida Pitt (la scena del supposto omicidio non è completa ma immaginiamo che la moglie "rompipalle" venga fiocinata dopo l'ennesimo ed umiliante sermone nei confronti del protagonista).
[+]
Positivamente autoreferenziale, più ancora di altri film di Tarantino, è un collage dei richiami cinematografici a lui cari. Formidabile la coppia Pitt/Di Caprio e sempre soddisfatta la sete di vendetta nei confronti dei "cattivi". Ridimensionati gli antipatici (Bruce Lee e il fenomeno hippie in generale) e riscritto a lieto fine il noto fatto di cronaca nera che causò la morte di Sharon Tate e dei suoi amici ad opera di una setta. Ciò detto vorrei soffermare l'attenzione sul più cool dei 2 protagonisti, l'uxoricida Pitt (la scena del supposto omicidio non è completa ma immaginiamo che la moglie "rompipalle" venga fiocinata dopo l'ennesimo ed umiliante sermone nei confronti del protagonista). Nel dipanarsi del film il personaggio si redime agli occhi dello spettatore: saggio e lungimirante, ligio al lavoro e mai ambizioso, uomo affascinantissimo ma quasi disinteressato al fascino femminile, il suo amore è tutto rivolto al proprio cane. Eppure ha ucciso la moglie! Scatenatevi donne!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a massimiliano santucci »
[ - ] lascia un commento a massimiliano santucci »
|
|
d'accordo? |
|
|