Titolo originale | Ying |
Anno | 2018 |
Genere | Azione, Drammatico |
Produzione | Cina |
Durata | 116 minuti |
Regia di | Zhang Yimou |
Attori | Deng Chao, Sun Li, Jun Hu, Qianyuan Wang, Guan Xiaotong, Ryan Zheng Jingchun Wang, Lei Wu. |
Tag | Da vedere 2018 |
MYmonetro | 3,31 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 7 dicembre 2018
Durante il periodo dei Tre Regni, un re in esilio e il suo generale creano un complotto per riprendersi tutto quello che gli è stato tolto. Al Box Office Usa Shadow ha incassato nelle prime 9 settimane di programmazione 507 mila dollari e 30,1 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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La storia di un re, deciso a riconquistare la terra che gli è stata tolta. Un sovrano ambizioso, ma dai metodi misteriosi. Il suo grande generale è un visionario mosso dall'unico desiderio di vincere la battaglia finale, ma costretto a tessere i suoi piani in segreto. Le forze gli sono venute a mancare e ha bisogno della presenza di un sosia che combatta al suo posto e trascorra la vita con la sua consorte senza però condividerne il talamo.
Zhang Yimou si ispira a La battaglia dei tre regni per costruire un film dall'assoluta eleganza formale che, infortunio di The Great Wall a parte, ha sempre contraddistinto il suo cinema.
In questa occasione, chi ama la settima arte non può evitare di ripensare a un'opera proveniente da tutt'altra cultura ma avente un tema portante analogo. Il riferimento è ovviamente a Kagemusha, l'ombra del guerriero di Akira Kurosawa. Al Tenno nipponico Yimou si avvicina in alcune scene di grande tensione (una fra tutte quella del bacio) in cui la camera indaga le pulsioni che animano i personaggi. I quali vengono inscritti in una scenografia e in luci su cui la dominante grigia prevale lasciando spazio a più di un'interpretazione.
Se da un lato si avverte un rimando all'uso dell'inchiostro di china nell'arte pittorica e grafica cinese dall'altro il ritornare con grande evidenza sul tema dello ying e dello yang fa pensare a una fusione pervasiva della realtà e degli animi da parte dei due colori. Yimou opera sull'incontro/scontro tra il Comandante e il suo doppio non trascurando però nessuno degli altri personaggi. È straordinario come, alla fine del film, i differenti ruoli restino stagliati nella memoria anche se poi l'azione occupa uno spazio cospicuo della seconda parte.
È qui che il film vede riesplodere la passione del regista per il wuxia nonché per le coreografie belliche di massa. Per quanto grondi di originalità la scena dell'attacco alla città (di cui non vanno rivelate le strategie) squilibra un film che fino ad allora si era rigorosamente conservato entro canoni che un occidentale potrebbe definire da tragedia shakespeariana.
Il giovane re, paranoicamente ammalato di potere, fa il paio con il vero comandante che, nascosto in una monumentale grotta, attende di poter far emettere suoni di morte dall'unico elemento di cui è ancor davvero padrone: il suo liuto. Perché l'uomo ombra che lui ritiene suo servo ha una dignità più tagliente di tutte le lame che affollano il film. È soprattutto grazie a quest'arma, forgiata in anni di apparente sottomissione, che può mettersi al centro di un viaggio che lo vede spogliarsi di tutte le maschere che è stato costretto ad indossare (di militare, di suddito, di consorte) per rivestirsi della sua vera identità rurale. La sete, le trasparenze dei veli, la complessità delle acconciature si trasformano in sangue, pioggia, fango. In una parola: in morte.
Vincitore come miglior regista del Cavallo d’Oro di Taiwan e numerosi premi al Asian Film Award, tra i quali costumi e fotografia, Zhang Yimou ritorna sul grande schermo dopo il blockbuster con Matt Demon, The Great Wall, del 2016, fautore di numerosi successi come Ju Dou (1990), La Foresta dei Pugnali Volanti (2004) e la Città Proibita (2007), con un film che omaggia nuovamente il genere [...] Vai alla recensione »
Grande film epico popolato di personaggi dalla tragica natura shakespeariana, l'ultimo film di Zhang Yimou diverte e convince completamente. E non solo per la splendida fotografia e le pittoriche immagini di un paesaggio immerso nella nebbia e nella pioggia (tutti elementi che esaltano la tavolozza dei grigi, qui utilizzata come non mai). Ma anche per il tema del doppio personaggio, il Comandante [...] Vai alla recensione »