Il racconto di una caduta e di una lenta ricostruzione, ispirato alla storia vera di Christian Streiff. Recensione di Marzia Gandolfi, legge Veronica Bitto.
di A cura della redazione
Capo sprezzante di un'azienda automobilistica, Alain va di corsa. Alla vigilia del lancio di un nuovo modello di vettura, ignora i segnali del suo corpo e crolla. Colpito da un ictus, Alain confonde le parole e le sillabe, perde i ricordi e il filo della vita. A riordinargli il linguaggio e l'esistenza ci pensa Jeanne, giovane ortofonista che gli insegnerà il valore del tempo.
Per la prima volta a corto di parole, Fabrice Luchini trova in questa commedia l'occasione di lanciarsi in voli verbali di una comicità quasi sperimentale. La sua credibile performance serve tuttavia una storia di redenzione convenzionale.
Cercando di combinare sorrisi e tenerezza con una sceneggiatura leggera, troppo leggera, il regista consegna completamente il film al suo protagonista, che lo vampirizza con un esercizio di stile.
In occasione dell'uscita al cinema di Parlami di te, Veronica Bitto interpreta la recensione di Marzia Gandolfi.