alessandro
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domenica 28 novembre 2021
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boh...
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Uno dei film più brutti che abbia mai visto da ogni punto di vista. Molti dicono che il senso c'è... io personalmente non l'ho trovato
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vepra81
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venerdì 23 luglio 2021
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dal romantico al triste
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Pensavo di vedere un film romantico e alla fine mi trovo in un film triste dove è la solitudine delle persone a rendere la trama interessante. Un pò deluso dalle mie aspettative. In certi punti mi sembrava di vedere il cugino di Avatar con la pelle luminosa. Pensavo meglio.
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fabrizio friuli
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sabato 3 luglio 2021
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la fanciulla muta e la creatura misteriosa
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Negli Stati Uniti, durante il famoso Conflitto Freddo , una donna di nome Elisa , nata senza la facoltà di parlare, lavora come addetta alle pulizie all' interno di un laboratorio segreto e dentro quelle mura, scopre la presenza di un misterioso essere senza nome che viene tenuto segretato in una sorta di laboratorio segreto . Al tempo stesso , mentre la protagonista decide di socializzare con il misterioso essere scopre che l' antagonista di questa fiaba adulta vuole sfruttare il " mostro " per fini abietti, e quindi, lei decide di cambiare il fato della creatura , e con essa, la protagonista si immerge in un lieto fine dopo aver affrontato le avversità , come la natura crudele dell' essere umano ( Strickland ).
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Negli Stati Uniti, durante il famoso Conflitto Freddo , una donna di nome Elisa , nata senza la facoltà di parlare, lavora come addetta alle pulizie all' interno di un laboratorio segreto e dentro quelle mura, scopre la presenza di un misterioso essere senza nome che viene tenuto segretato in una sorta di laboratorio segreto . Al tempo stesso , mentre la protagonista decide di socializzare con il misterioso essere scopre che l' antagonista di questa fiaba adulta vuole sfruttare il " mostro " per fini abietti, e quindi, lei decide di cambiare il fato della creatura , e con essa, la protagonista si immerge in un lieto fine dopo aver affrontato le avversità , come la natura crudele dell' essere umano ( Strickland ).
È sicuramente un film particolare, che può piacere o non piacere, tuttavia , è possibile individuare delle qualità visionandolo dal principio alla conclusione . La qualità principale è la protagonista: una donna priva di voce , priva di bellezza ma non priva di coraggio , infatti ella riesce ad aiutare e a salvare un essere innocente che è divenuto una sorta di cavia da laboratorio oppure una bestia da circo, e prima di ciò, instaura un rapporto con la creatura, come Elliot con l' extraterrestre E.T , porgendogli le uova al posto degli smarties ma con un esito differente: infatti tra la fanciulla e la bestia sboccia l' amore , che potrebbe far arricciare il naso , almeno all' inizio, un' altra qualità del film è il personaggio dello scienziato che non vuole che la creatura venga uccisa e vivisezionata , andando contro il volere dello spietato Strickland , il vero mostro presente nella storia. Nessun attore ha dimostrato un livello recitativo mediocre, la sceneggiatura è ben realizzata, anche se la scena in cui il gatto viene divorato , può rattistrare in modo inevitabile , inoltre , l' aspetto della creatura ricorda troppo quello del personaggio di Hellboy , e sicuramente, la genialità e la fantasia di Giullermo Del Toro avrebbero dovuto generare un mostro differente, sebbene sia ispirato al mostro della laguna nera , tuttavia, nel film in questione, l' uomo pesce possiede la facoltà di guarire le ferite facendo illuminare alcune parti della sua pelle, più o meno come il polpo ad anelli blu , un cefalopode velenoso che non guarisce ma può uccidere . In conclusione, La forma dell' acqua è una pellicola dallo stile inconfondibile, che ricorda una fiaba, con una spruzzata di splatter e una lieve dose di erotismo e un po' di dramma , che però non tedia nessuno.
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andrea s.
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venerdì 13 novembre 2020
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la forma dell'altro
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Il registro marchio di fabbrica dell'autore messicano è quello di utilizzare il mezzo della fantasia e dei mostri per parlare d'altro e dell'Altro, e per affrontare periodi storici che hanno regalato pochi sorrisi (la dittatura franchista ne "Il labirinto del Fauno"). Qui è la guerra fredda. La storia d'amore salvifica, di per sé banale e un tantino retorica, tra due soggetti che il mondo riconosce come "strani" o "diversi", è il grande pretesto per delineare una trama che ha un sostrato ideologico non indifferente. Il ritratto è quello di una società chiusa e dogmatica che crea emarginati: emarginati e segregati (letteralmente) perché affetti da qualche disabilità, perché omosessuali, perché di colore, perché perdenti (l'orribile parola "loser" usata dalla propaganda capitalistica yankee) o perché donne.
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Il registro marchio di fabbrica dell'autore messicano è quello di utilizzare il mezzo della fantasia e dei mostri per parlare d'altro e dell'Altro, e per affrontare periodi storici che hanno regalato pochi sorrisi (la dittatura franchista ne "Il labirinto del Fauno"). Qui è la guerra fredda. La storia d'amore salvifica, di per sé banale e un tantino retorica, tra due soggetti che il mondo riconosce come "strani" o "diversi", è il grande pretesto per delineare una trama che ha un sostrato ideologico non indifferente. Il ritratto è quello di una società chiusa e dogmatica che crea emarginati: emarginati e segregati (letteralmente) perché affetti da qualche disabilità, perché omosessuali, perché di colore, perché perdenti (l'orribile parola "loser" usata dalla propaganda capitalistica yankee) o perché donne. Emergi soltanto se sei un uomo bianco macho, duro e puro, solo se sei un "vincente", se sposi a pieno le struttura dominante (quella capitalista e patriarcale) di cui la famiglia medio-borghese è la sovrastruttura - modello. Quanta ironia utilizza Del Toro nel descrivere questo vero orrore (non certo l'orrore della creatura marina)! Il buon patriota americano che non deve chiedere mai, che pensa solo alla carriera, con figli servizievoli e ubbidienti e una moglie sottomessa e silenziata anche nel rapporto sessuale per soddisfare le voglie del "bravo" papà che torna dal lavoro. E poi i piccoli sogni di basso e vuoto benessere: la cadillac verde (ops, turchese!) che diventa scontato status symbol per riempire le mancanze di una vita gretta e violenta. Del Toro demolisce tutto con il sorriso e guarda con amore a tutti gli esclusi che hanno la forza di ribellarsi e trovare un riscatto. Altra nota di merito non aver dipinto i russi come brutti, sporchi e cattivi (straordinaria la figura dello scienziato). Qui il regista tiene a ricordarci, a ragione, che non è mai esistito un mondo libero contrapposto all' "impero del male". Esistevano due imperi e gli imperi si sa, per quanto illuminati e inclusivi, non potranno mai essere democratici e libertari. Il mondo libero è propaganda da dare in pasto a menti deboli e manipolabili. Per chi guarda oltre non resta che, come nel film, rivoltarsi camusianamente ("Mi rivolto dunque siamo") e sovvertire. Ieri come oggi.
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silvia
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martedì 3 novembre 2020
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aspettative deluse
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Sono d'accordo con Nargilla, alla luce di tutti i premi presi, e di critiche entusiaste, mi aspettavo di più, meno naif e più profondità oppure più leggerezza ma meno crudezza. E' il disequilibrio che mi lascia perplessa (?)
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dandy
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martedì 14 luglio 2020
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romanticismo acquatico.
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Il regista ripropone la formula di "Il labirinto del fauno",ma ammorbidendone i toni,e puntando alla classica love story tra la bella e la bestia,ambientata a inizio anni'60.Nessuna novità in merito,ma il tocco personale è innegabile:a dispetto dei toni pastello,non mancano frecciate impietose alle ingiustizie sia in generale che dell'epoca(il ragazzo razzista ed omofobo nel negozio di torte)e nell'elogio dei "perdenti" il comunista in incognito risulta ben più umano degli avversari americani.Azzeccata anche la delicatezza con cui la storia tra la protagonista e la creatura viene fatta addentrare nell'erotismo(molto bella la scena nel bagno allagato),cosa che facilmente avrebbe potuto comportare il ridicolo involontario.
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Il regista ripropone la formula di "Il labirinto del fauno",ma ammorbidendone i toni,e puntando alla classica love story tra la bella e la bestia,ambientata a inizio anni'60.Nessuna novità in merito,ma il tocco personale è innegabile:a dispetto dei toni pastello,non mancano frecciate impietose alle ingiustizie sia in generale che dell'epoca(il ragazzo razzista ed omofobo nel negozio di torte)e nell'elogio dei "perdenti" il comunista in incognito risulta ben più umano degli avversari americani.Azzeccata anche la delicatezza con cui la storia tra la protagonista e la creatura viene fatta addentrare nell'erotismo(molto bella la scena nel bagno allagato),cosa che facilmente avrebbe potuto comportare il ridicolo involontario.Ben gestiti i tocchi sanguinosi.Il finale lieto potrebbe far storcere il naso a qualcuno,ma nell'ottica favolistica dell'insieme non è stonato.Varie citazioni(oltre a quella ovvia di "Il mostro della laguna nera" c'è "Seguendo la flotta" e "La storia di Ruth" proiettato al cinema Orpheum sopra cui la protagonista abita).La(bravissima) Hawkins ricorda un pò un'Amèlie freak(ma Jean Pierre Jeneut ha accusato il regista di aver copiato sequenze da "Delicatessen").Shannon è tipo la versione meno pazza ma più spregevole del Nelson Van Alden di "Boardwalk Empire".Il fedele Doug Jones,più che alla creatura del film di Arnold sembra ricalcato sull'Abe Sapien della serie di Hellboy.Leone d'Oro a Venezia,e 4 Oscar su 13 nomination(Film[per la prima volta nel genere fantastico],regia,musica e scenografia).Curiosità:il regista è stato accusato(ed assolto) di aver plagiato la pièce "Let Me Hear Your Wisper" del '69 di Paul Zindel e il corto "The Space Between" del 2015 di Mark S.Nollkaemper.
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carmen leone
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martedì 14 aprile 2020
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guillermo burton
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Film scopiazzato un po’ di quà e un pó di là (uno frà tanti “Splash... una sirena a Manhattan),ma vale assolutamente la pena di vederlo se non altro per la fotografia è la cura nei dettagli, che a mio parere ricorda vagamente il genio di Burton. E poi ..... Sinceramente Guillermo Del Toro vale sempre la pena di esser visto .
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rmarci 05
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martedì 18 giugno 2019
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un film originale e suggestivo, ma troppo furbo
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Guillermo Del Toro, dopo essersi approcciato al cinema commerciale hollywoodiano, decide di terminare la sua corsa all'Oscar realizzando un film molto (forse troppo) furbo, che punta al successo di pubblico e critica con una delle tematiche predilette dal cinema contemporaneo "politicaly correct", ovvero la discriminazione razziale: il regista, fortunatamente, rielabora il tema della diversità in modo ammirevole ed originale, rimanendo coerente con la sua personalissima poetica secondo cui l'apparenza, in questo caso mostruosa, inganna, e cela invece un'incredibilie sensibilità ormai difficile da scovare persino nell'essere umano. I protagonisti, interpretati magnificamente da tutti gli attori, possiedono una caratteristica (sordità, omosessualità ecc.
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Guillermo Del Toro, dopo essersi approcciato al cinema commerciale hollywoodiano, decide di terminare la sua corsa all'Oscar realizzando un film molto (forse troppo) furbo, che punta al successo di pubblico e critica con una delle tematiche predilette dal cinema contemporaneo "politicaly correct", ovvero la discriminazione razziale: il regista, fortunatamente, rielabora il tema della diversità in modo ammirevole ed originale, rimanendo coerente con la sua personalissima poetica secondo cui l'apparenza, in questo caso mostruosa, inganna, e cela invece un'incredibilie sensibilità ormai difficile da scovare persino nell'essere umano. I protagonisti, interpretati magnificamente da tutti gli attori, possiedono una caratteristica (sordità, omosessualità ecc.) che li isola drammaticamente dal resto del mondo ritenuto "normale", ma sotto cui si nascondono una cattiveria ed una violenza insospettabili. Quest'ultimo aspetto è accentuato dal periodo storico in cui Del Toro sceglie di ambientare le vicende, ovvero durante la Guerra Fredda, un periodo di grandi tensioni sociali e politiche in cui l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti si contendono la supremazia attraverso il possesso di informazioni e di armi dalla preoccupante potenza distruttiva. Le ambientazioni ed i costumi immergono perfettamente lo spettatore nell'America degli anni '60, che viene suggestionato, inoltre, dall'affascinante fotografia unita alla musicalità della colonna sonora. In conclusione, un film più che buono, ma innegabilmente troppo furbo e, soprattutto nel finale, buonista e consolatorio. Un altro aspetto che mi ha leggermente infastidito è la violenza gratuita. 3,5 stelle su 5.
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themorenina
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martedì 26 febbraio 2019
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guillermo, un genio.
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Ebbene, ogni volta che esce un nuovo film di Guillermo, mi ritrovo a pensare che magari è quello che non mi piacerà, ma, come sempre, eccomi scombussolata da tale bellezza, questi sono i film horror meravigliosi, perle nere in una spiaggia bianca. Un film che, insieme al "Labirinto del fauno" e "La spina del diavolo" fanno parte della mia trilogia personale preferita.
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anto23
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giovedì 17 gennaio 2019
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vedetelo!
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Ero scettico prima di vederlo e ora vorrei rivederlo piú e piú volte. Una storia assurda ma non banale, una fotografia da togliere il fiato e una regia che ha saputo confezionare questo piccolo capolavoro. Chapeau!
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