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mercoledì 28 febbraio 2018
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la principessa senza voce
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Il mondo delle favole smette di appartenerci troppo presto. Probabilmente se gran parte delle leggi che popolano quel mondo incantato, fossero in vigore, un terzo di questo pianeta sarebbe meno rosso e più felice. The shape of water è una favola... diciamo "moderna", con metà piede in quel mondo fantastico, e con l'altro nella realtà. Eliza è una principessa con le scarpette rosse, con un'uniforme da inserviente. È la principessa senza voce, quella timida e impacciata che sta per fatti suoi, perché troppo incompleta per essere parte di una società ipocrita e bigotta. Sullo sfondo di un'atmosfera dai toni semplici e silenziosamente sereni, Eliza vive la sua routine, la sua vasca da bagno, l'uovo nel sacchetto.
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Il mondo delle favole smette di appartenerci troppo presto. Probabilmente se gran parte delle leggi che popolano quel mondo incantato, fossero in vigore, un terzo di questo pianeta sarebbe meno rosso e più felice. The shape of water è una favola... diciamo "moderna", con metà piede in quel mondo fantastico, e con l'altro nella realtà. Eliza è una principessa con le scarpette rosse, con un'uniforme da inserviente. È la principessa senza voce, quella timida e impacciata che sta per fatti suoi, perché troppo incompleta per essere parte di una società ipocrita e bigotta. Sullo sfondo di un'atmosfera dai toni semplici e silenziosamente sereni, Eliza vive la sua routine, la sua vasca da bagno, l'uovo nel sacchetto. Vive in un pezzo di mondo tutto suo, incorniciato da una colonna sonora perfetta e colori d'altri tempi. Entra in contrasto con la realtà grigia, fredda del laboratorio, con il Male, che ha il volto delle più alte cariche dello Stato, "le menti più brillanti del paese".Ha i contorni rossi della brutalità umana. Poi un bel giorno, arrivò un principe, a metà tra il principe azzurro e il ranocchio. Il re della Laguna del Sud America, un groviglio di emozioni e sentimenti come i nostri, colpevole di essere racchiusi in un involucro verde e azzurro, con le pinne. E poi? E poi scatta l'amore. Chi lo ha detto che l'amore deve essere rosso e non verde, azzurro, con le pinne e magari senza voce? L'amore è il vero protagonista del film. L'amore è quello delle favole. L'amore che guarda oltre l'involucro esteriore, va oltre la copertina. L'amore che si nutre di uova, e di soluzioni saline, e della testa di un gatto... Una favola che parla d'amore e di ironia, che va assolutamente vissuta.
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marianna
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mercoledì 28 febbraio 2018
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una goccia nel mare, distillato dei nostri tempi
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Con la Forma dell'Acqua, del Toro riesce a trasformare una storia piccolissima, minuscola, in una bolla che interseca tutti i generi e i temi di questo momento storico. Mi spiego meglio.
Prima di tutto, riesce a combinare romanticismo, genere horror, fantastico e fantascientifico, thriller e spy story (nonchè anche musical) arrivando a un risultato non solo convincente, ma allo stesso tempo straniante e assolutamente unico, in quanto riesce a infondere la sua dose di visionarietà: fin dall'inizio infatti, avvertiamo un'ambientazione sospesa, grazie ai colori e all'ambientazione notturna.
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Con la Forma dell'Acqua, del Toro riesce a trasformare una storia piccolissima, minuscola, in una bolla che interseca tutti i generi e i temi di questo momento storico. Mi spiego meglio.
Prima di tutto, riesce a combinare romanticismo, genere horror, fantastico e fantascientifico, thriller e spy story (nonchè anche musical) arrivando a un risultato non solo convincente, ma allo stesso tempo straniante e assolutamente unico, in quanto riesce a infondere la sua dose di visionarietà: fin dall'inizio infatti, avvertiamo un'ambientazione sospesa, grazie ai colori e all'ambientazione notturna. Subito non capiamo in che epoca siamo, se è una visione fantastica del mondo, se è un mondo alternativo. Per questo si conforma fin da subito come una bolla, qualcosa di galleggiante e assolutamente unico nel panorama cinematografico. Non a caso, tutto il film parla di sospensione, di galleggiamento per l'appunto: sospensione prima di tutto dell'incredulità, principio base del cinema che qui del Toro porta a livelli sublimi, proiettandoci in una storia che ci fa apparire perfettamente normali non solo l'innamorarsi di un pesce ma anche intrattenere con lui rapporti sessuali, elemento coraggioso e non scontato a hollywood; inoltre, i personaggi "buoni" sono tutti degli outcast: Elisa è muta, l'amica è nera, l'amico è gay, il loro aiutante indiretto è russo e l'oggetto del desiderio è una creatura divina (e, appunto, un pesce). Gli unici personaggi che si vogliono conformare sono i maschi bianchi americani etero incarnati nel personaggio di Micheal Shannon, che infatti non solo ha pensieri perversi, ma è letteralmente marcio (il dettaglio gore delle dita è piccolo ma affonda efficacemente nella pancia degli spettatori).
Il film è un distillato di correnti, cinematografiche e sociali, di questo momento storico: è postmoderno nel contaminare i generi e nel citazionismo (la scena orinica ricorda la scena del ballo di Frankestein Junior, provocando un loop di citazioni), ma è anche appunto, la raffigurazione di una società sfaccettata e multicolore che però, non sfocia nel politically correct o nella morale.
E' un film da manuale: come i grandi classici del cinema porta sensazioni contemporanee e le innalza conferendole un aspetto originale e personale. A mio parere verrà studiato come indicativo degli anni 10 del 2000 come noi studiamo Antonioni per gli anni Settanta del Novecento.
Infatti, ciò che distacca questo film da altri con gli stessi temi è proprio l'unicità, che lo porta in una dimensione atemporale e universale: alla fine del film si esce dalla sala con la sensazione di aver visto qualcosa che non si è mai visto prima, sia nell'intreccio della storia e nel tocco del regista, unico e riconoscibile in tutta la sua opera; ma più che altro la sensazione è quella di guardare un film sospeso sopra il nostro tempo, come una bolla appunto, guardandolo però dall'alto, contemplandolo da lontano e tirandone le fila.
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gianniquilici
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martedì 27 febbraio 2018
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lei e lui tra terra e mare
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di Gianni Quilci
Il film di Guillermo Del Toro riesce nel suo proposito: realizzare una storia d’amore tra realtà e fantasia, sfiorando l’horror, ma superandolo poeticamente nello sfondo di uno scontro tra le due superpotenze: gli americani e i sovietici durante la guerra fredda.
Una storia d’amore tra una giovane donna muta (un’esemplare Sally Hawkins), Una che lavora in un laboratorio scientifico di Baltimora come addetta alle pulizie e, una sorta di mostro anfibio, che però ha sembianze quasi umane ed è sensibile, accorato, comunicativo e intelligente.
Non c’è quindi horror, ma sentimento amoroso, dato soprattutto dallo sguardo e dagli atti: ascolto e disponibilità, sguardo e sorriso, abbracci simbiotici da parte della giovane donna determinata e furiosa di fronte ai soprusi quanto innamorata di ciò che è buono e diverso in lui. Il cattivo in questo scontro spietato è incarnato da un notevole attore, quasi un caratterista (Michael Shannon II), già nell’aspetto fisico: volto squadrato, mascella e denti forti, ghigno tra l’ironico e il feroce.
Storia coinvolgente con un montaggio essenziale, scenografia anni ’50 chiusa e buia, senza speranze, ma da cui è possibile uscire con l’utopia di un amore inestinguibile, antico fino alla mitologia, tra aria e acqua, tra cielo e mare.
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ninoraffa
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martedì 27 febbraio 2018
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il rasoio di frate guillermo
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Baltimora anni 50. In un improbabile centro spaziale in cui si entra ed esce come da un supermercato, scienziati e militari cattivi tengono segregata, per improbabili scopi bellici, una creatura anfibia di estraibile sesso maschile, di cui s’innamora una donna delle pulizie sin lì dedita ai piaceri solitari nella sua vasca, che ancora più improbabilmente riuscirà a liberarla.
Favola anfibia che striscia a fatica come opera seria e nuota un po’ meglio nella parodia. Horror, fantasy, spy story, e naturalmente love story; un po’ Mostro della laguna nera, un po’ X-files, passando per La bella e la bestia.
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Baltimora anni 50. In un improbabile centro spaziale in cui si entra ed esce come da un supermercato, scienziati e militari cattivi tengono segregata, per improbabili scopi bellici, una creatura anfibia di estraibile sesso maschile, di cui s’innamora una donna delle pulizie sin lì dedita ai piaceri solitari nella sua vasca, che ancora più improbabilmente riuscirà a liberarla.
Favola anfibia che striscia a fatica come opera seria e nuota un po’ meglio nella parodia. Horror, fantasy, spy story, e naturalmente love story; un po’ Mostro della laguna nera, un po’ X-files, passando per La bella e la bestia. A prenderla sul serio, la Forma dell’acqua scivola fra le dita.
Va bene la metafora morale e istruttiva; vero che i mostri non sono quelli con squame, aculei e pelle verde, ma quegli altri in camicia bianca e grisaglia che i mostri se li allevano nella testa; ottima la difesa della diversità e la denuncia della discriminazione. Ma frullare in una trama non proprio originale, e in un unico personaggio, disprezzo per la disabilità, machismo, sadismo, omofobia, razzismo, sessismo, classismo, militarismo e maccartismo, forse non produce grandi effetti.
Eccellente fotografia, superbo marketing, titolo indovinato. L’acqua può assumere tante forme senza averne nessuna. La Forma dell’acqua più che la sostanza sublime dei sogni sembra possedere quella confusa e furbesca del fumo.
In sala, almeno mezz’ora prima, cominciamo a temere che il cattivo all’ultimo minuto raggiungerà la Bestia buona e la ucciderà insieme alla Bella; i due cadranno insieme tenendosi per mano; e la Bestia un attimo dopo si rialzerà in un crescendo d’orchestra facendo fuori il cattivo in un lago di sangue; e infine si tufferà negli abissi marini con la Bella in braccio, resuscitandola con un bacio. Speriamo di sbagliarci.
E dire che il centro spaziale si chiama OCCAM. Non sappiamo se per coincidenza o dileggio il regista del Toro evoca il suo omonimo Guglielmo da Occam, filosofo e religioso francescano del XIV secolo celebre per il suo rasoio logico, emblema di economia e lucidità di pensiero. Su questo film, più che la nostra, avremmo letto volentieri la recensione del buon vecchio frate Guglielmo.
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writer58
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martedì 27 febbraio 2018
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πάντα ῥεῖ
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"The shape of water" è un'opera che si presta a molteplici piani di lettura, anche se giocata essenzialmente su due aspetti fondanti: una dimensione "realistica" che racconta una vicenda di solidarietà tra esclusi nell'America degli anni '50, durante il periodo paranoico e normativo della guerra fredda e una dimensione simbolica e immaginaria basata sull'irruzione di un archetipo fantastico e mitologico capace di trascendere i confini, di avvicinare mondi diversi, di fonderli nella comunione dei sentimenti.
Queste due articolazioni del racconto dovrebbero presentare un punto di unione, un fattore precipitante, l'amore tra Elisa, giovane donna affetta da mutismo che lavora come addetta alle pulizie in un laboratorio scientifico-militare di Baltimora e una creatura singolare, un uomo-pesce trasportato in segreto dall'Amazzonia.
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"The shape of water" è un'opera che si presta a molteplici piani di lettura, anche se giocata essenzialmente su due aspetti fondanti: una dimensione "realistica" che racconta una vicenda di solidarietà tra esclusi nell'America degli anni '50, durante il periodo paranoico e normativo della guerra fredda e una dimensione simbolica e immaginaria basata sull'irruzione di un archetipo fantastico e mitologico capace di trascendere i confini, di avvicinare mondi diversi, di fonderli nella comunione dei sentimenti.
Queste due articolazioni del racconto dovrebbero presentare un punto di unione, un fattore precipitante, l'amore tra Elisa, giovane donna affetta da mutismo che lavora come addetta alle pulizie in un laboratorio scientifico-militare di Baltimora e una creatura singolare, un uomo-pesce trasportato in segreto dall'Amazzonia.
Nel laboratorio (che ricorda un po' la fantascienza vintage degli anni '30, con i suoi contenitori cilindrici, la moltitudine dei monitor che rimandano le immagini delle telecamere e i corridoi claustrofobici e rettilinei) la creatura anfibia viene sottoposta a torture, come se l'obiettivo fosse quello di spezzare la sua resistenza piuttosto che capire le sue potenzialità.
Si distingue nell'operazione il capo della sicurezza - il feroce Strickland- interpretato da un buon Michael Shannon- che riesce a coniugare la sua apparenza di uomo d'ordine con un sadismo che lo rende realmente mostruoso.
Elisa ha un passato difficile, è stata abbandonata alla nascita, ha subito delle operazioni alla laringe di cui conserva le tracce intorno al collo. Ha due amici marginali come lei: Zelda, collega afroamericana e Giles, discriminato sul lavoro perché gay.
L'avvicinamento alla creatura è progressivo, segnato da timori, ma abbastanza rapido nel suo sviluppo, come se i due avessero intuito la possibilità di un legame, fossero attratti dalle rispettive differenze e dalla loro sostanziale innocenza.
La decisione di fare evadere la creatura viene presa in modo azzardato e incredibilmente riesce, anche grazie alla collaborazione di uno scienziato che collabora con i russi e che non vuole che l'essere anfibio sia ucciso. Strickland si lancerà come una molla sulle tracce della creatura scomparsa, fino al sorprendente esito finale...
La "forma dell'acqua" è data dal suo contenitore: l'amore che lega, a dispetto delle differenze di specie, i protagonisti e, per estensione, l'opera stessa, che contiene elementi fantastici, di forte valenza simbolica, e li declina in modo fluido. "Perché il fantastico per Guillermo del Toro non serve a esorcizzare le paure ma piuttosto a viverle", come ha scritto la Gandolfi nella sua recensione.
Tuttavia, lnon posso esimermi da alcune notazioni critiche: anche se l'andamento della seconda parte del film diventa favolistico (molti recensori hanno richiamato La Bella e la Bestia), lo sviluppo del rapporto tra i protagonisti mi è parso un po' frettoloso e poco attento ai passaggi intermedi, la scena dell'evasione è rappresentata, inoltre, in modo totalmente inverosimile e casuale e diversi personaggi di contorno (per esempio gli agenti del KGB e i militari americani) sono proposti in modo macchiettistico e convenzionale. Probabilmente si tratta di scelte deliberate, però rendono più fragile la "sospensione dell'incredulità" oltre a non apportare alcun valore aggiuntivo all'opera.
Un lavoro che comunque conferma Guillermo Del Toro come un autore innovativo e molto dotato.
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nevira
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lunedì 26 febbraio 2018
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fiaba capolavoro di raffinata bellezza
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Perfetta in ogni particolare, con ottimi attori e una trama lineare, coerente e senza sbavature. Consigliato
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maumauroma
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lunedì 26 febbraio 2018
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la forma dell' acqua
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L' acqua come simbolo vitale di purificazione e rinascita, e l ' uovo come elemento di perenne forza generatrice. Nonostante tutto. Nonostante la discriminazione delle diversita' nell' America degli Anni 60 , tra segregazione razziale, finto perbenismo, omofobia, sessismo, disprezzo inespresso ma tangibile per la disabilita' fisica e sociale. E Il "Mostro", la creatura che vive nell'acqua ed si ciba di uova, paradigma del diverso, meta' uomo, meta' anfibio, con una energia divina che lo avvolge come un' aura, diventa catalizzatore di crudelta' per i discriminanti e demiurgo d' amore per il mondo dei discriminati
Film ricco di suggestione e fascino, tra mito, allegoria, metafora.
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L' acqua come simbolo vitale di purificazione e rinascita, e l ' uovo come elemento di perenne forza generatrice. Nonostante tutto. Nonostante la discriminazione delle diversita' nell' America degli Anni 60 , tra segregazione razziale, finto perbenismo, omofobia, sessismo, disprezzo inespresso ma tangibile per la disabilita' fisica e sociale. E Il "Mostro", la creatura che vive nell'acqua ed si ciba di uova, paradigma del diverso, meta' uomo, meta' anfibio, con una energia divina che lo avvolge come un' aura, diventa catalizzatore di crudelta' per i discriminanti e demiurgo d' amore per il mondo dei discriminati
Film ricco di suggestione e fascino, tra mito, allegoria, metafora. La tematica non e' certo originale. Ma l' abilita' di Guillermo Del Toro sta nella capacita' di fondere tra loro diversi e quasi opposti generi cinematografici in un continuo caleidoscopio di immagini e situazioni, tra horror, commedia sentimentale, noir, dramma, avventura, spionaggio, musical, fantasy. Peccato per il finale un po' troppo prevedibile. Bravissima Sally Hawkins
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stefano63
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domenica 25 febbraio 2018
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banale e mediocre
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favola inconsistente e banale. Lo sconsiglio vivamente. Assolutamente Mediocre
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maopar
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domenica 25 febbraio 2018
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la forma dell'acqua nel contenitore di del toro...
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Tecnicamente nulla da dire ..anzi ! Considero “tecnico” tutto .. sceneggiatura bravura degli attori, non solo fotografia , riprese e ambientazione… già dalla prima sequenza, si percepisce che il regista vuole dare un messaggio , con una surreale sequenza che , considerando il titolo , sicuramente avrà a che fare con il mondo acquatico.. il “quotidiano” si intreccia con lo “straordinario”.. prende struttura una fantastica favola d’amore.. superando le diversità con la più spontanea accettazione dell’altro.
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Tecnicamente nulla da dire ..anzi ! Considero “tecnico” tutto .. sceneggiatura bravura degli attori, non solo fotografia , riprese e ambientazione… già dalla prima sequenza, si percepisce che il regista vuole dare un messaggio , con una surreale sequenza che , considerando il titolo , sicuramente avrà a che fare con il mondo acquatico.. il “quotidiano” si intreccia con lo “straordinario”.. prende struttura una fantastica favola d’amore.. superando le diversità con la più spontanea accettazione dell’altro.. La poesia e il romanticismo, che avrebbero dovuto fare da padroni, sono massacrati da una valanga di “mostruosità” non espresse dal personaggio principale.. ma dal sadico piacere di Del Toro di sconvolgere e scandalizzare. Per la trama avrebbe dovuto essere un film per la famiglia.. ma molte situazioni cancrenose.. e di erotismo superfluo ne fanno un vero guazzabuglio di sentimenti indefinibili .. Sono certo che il disturbo è nella psiche del regista… Suggerirei qualche seduta psicoanalitica…
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fragola
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domenica 25 febbraio 2018
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perplessa per i riconoscimenti
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Questo film non mi è piaciuto per niente! Mi son fidata delle 13 candidature agli Oscar ,dei riconoscimenti a Venezia ma sinceramente non ne capisco le motivazioni.
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