La forma dell'acqua - The Shape of Water |
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Un film di Guillermo Del Toro.
Con Sally Hawkins, Michael Shannon (II), Richard Jenkins, Doug Jones.
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Titolo originale The Shape of Water.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 119 min.
- USA 2017.
- 20th Century Fox Italia
uscita mercoledì 14 febbraio 2018.
MYMONETRO
La forma dell'acqua - The Shape of Water
valutazione media:
3,77
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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LA METAFORA DELLA DIVERSITA'di MicheleCameroFeedback: 5559 | altri commenti e recensioni di MicheleCamero |
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martedì 20 febbraio 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Intenzionalmente per commentare questo film, ambientato nell’America del dopoguerra impegnata nella guerra fredda con l’URSS, eviterò di utilizzare il termine di fiaba nel quale ho motivo di pensare che cadranno in tanti, ingannati anche da quella bella scena finale che richiama il musical o comunque certe atmosfere alla Walt Disney, le quali ultime, in verità, fanno capolino in diversi momenti della pellicola (si pensi al cinema sotto casa della protagonista). Ritengo invece che si tratta di un film sulla DIVERSITA’ quella derivante dalla minorazione fisica (la protagonista è muta), quella delle pulsioni sessuali (il vicino omosessuale), fino a giungere al Mostro. Ed è anche un film sulla metafora della diversità che inizia con la opzione sul come approcciarsi ad essa. C’è chi di fronte al diverso, allo sconosciuto ne vince il timore solo annientandolo, diastruggendolo per rimuoverne estraneità rispetto al proprio mondo e la paura che gli incute. Oppure chi invece vuole studiarlo per conoscerlo e trarne spunti al fine di comprendere ed anche migliorare il proprio sapere (lo scienziato sovietico) ed infine chi intende avvicinarlo con il sentimento, l’amicizia, la comprensione, il relazionarsi reciproco cercando e trovando un linguaggio, fino all’amore il più forte dei sentimenti umani che si impone su tutto. E’ evidente la metafora con i potenti e preoccupanti flussi migratori dei tempi odierni, quello che dall’Africa muove in Europa, ma anche quello che dal Sudamerica spinge verso gli USA dove da mesi, forse anni, non a caso si parla di erigere un muro. E non sarebbe il primo muro nella storia dell’umanità. Vogliamo ricordare quello, abbattuto alla fine degli anni ottanta a Berlino? E quello ancora più alto che, ai giorni nostri, isola Betlemme? Ma si potrebbe continuare e fare altri esempi. Flussi migratori che ci portano dietro l’uscio di casa uomini e donne di altre razze, con un diverso colore della pelle, una lingua incomprensibile, una differente cultura, diversi costumi, altri credo religiosi. Probabilmente Del Toro vuole anche lasciarci un messaggio rassicurante, stimolandoci il ricordo per il quale la storia del mondo è piena di incroci e mescolanze di razze alle quali siamo sopravvissuti ed abbiamo saputo adattarci. In conclusione un bel film con bravi attori, un film da vedere, che non so se vincerà l’Oscar, ma se dovesse accadere non me ne sorprenderei, né penserei che possa essere immeritato. Un’ultima notazione a favore di Venezia un Festival verso il quale personalmente solitamente non sono mai molto ben disposto ma che quest’anno ci ha dato titoli assai interessanti: questo che tra l’altro, ha vinto, ma anche 3 manifesti a Ebbing, Missouri e L’Insulto. A Cesare quel che è di Cesare!
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