Troppa grazia |
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Un film di Gianni Zanasi.
Con Alba Rohrwacher, Elio Germano, Giuseppe Battiston, Hadas Yaron.
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Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 110 min.
- Italia, Spagna, Grecia 2018.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 22 novembre 2018.
MYMONETRO
Troppa grazia ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Film elegante ed intelligente, ben interpretato.
di MicheleCameroFeedback: 5559 | altri commenti e recensioni di MicheleCamero |
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lunedì 26 novembre 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Alba Rohrwacher nei panni di Lucia è una geometra capace e perfezionista quanto “sfigata” nella vita e nel lavoro che è assai precario. Ha avuto una figlia a 18 anni in una relazione durata poco ed il film inizia con una esilarante scena di commiato all’attuale compagno infedele, interpretato da Elio Germano. Riceve dal Sindaco del paese (Battiston) l’incarico per il rilevamento catastale di un terreno comunale sul quale sarà realizzata una speculazione edilizia che comunque sveglierà quella comunità dal torpore nel quale si conduce da almeno venti anni e che, nell’idea del Sindaco, porterà lavoro e ricchezza. Procedendo nell’incarico ricevuto, Lucia si accorge che in quel terreno qualcosa non va, quando le appare la Madonna che le chiede di far costruire su quel sito una Chiesa. La nostra geometra però non è credente e non ci sta. Dal canto suo la Madonna non abituata ad essere contraddetta, è caparbia ed inaspettatamente poco docile al punto da non disdegnare di dare di sé l’immagine di entità manesca. Ecco, il film sta in questi temi della laicità e dell’ambientalismo che conduce all’irriducibile contrasto della modernità tra la necessità del lavoro e della ricerca di una maggior felicità ed il rispetto della natura. Temi che vengono trattati nei toni della commedia elegante ed efficace, esaltati dall’interpretazione della Rohrwacher un’attrice per la quale confesso di non avere grandi slanci ma che in questa pellicola è più che brava: magnifica e credibilissima. Un film sorprendentemente diverso, ma accettabilissimo in quella sua diversità, con una fotografia ed una scenografia ammalianti, dialoghi intelligenti e privi di caduta di tensione, sempre condotti sul filo del paradosso tipico della commedia elegante. Mentre guardavo il film, per un momento l’ho accostato a “Il Bene mio” che per certi versi aveva trattato temi non tanto dissimili ma che mi aveva convinto meno a differenza di questo. Quando, terminata la visione, ho tentato di darmi una risposta al perché, ho ritenuto di averla trovata nella regia, capace, ferma e sicura da parte di Zanasi, per nulla autoreferenziale, che ha saputo trovare originalità nella storia che ha voluto raccontarci.
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