Con la Forma dell'Acqua, del Toro riesce a trasformare una storia piccolissima, minuscola, in una bolla che interseca tutti i generi e i temi di questo momento storico. Mi spiego meglio.
Prima di tutto, riesce a combinare romanticismo, genere horror, fantastico e fantascientifico, thriller e spy story (nonchè anche musical) arrivando a un risultato non solo convincente, ma allo stesso tempo straniante e assolutamente unico, in quanto riesce a infondere la sua dose di visionarietà: fin dall'inizio infatti, avvertiamo un'ambientazione sospesa, grazie ai colori e all'ambientazione notturna. Subito non capiamo in che epoca siamo, se è una visione fantastica del mondo, se è un mondo alternativo. Per questo si conforma fin da subito come una bolla, qualcosa di galleggiante e assolutamente unico nel panorama cinematografico. Non a caso, tutto il film parla di sospensione, di galleggiamento per l'appunto: sospensione prima di tutto dell'incredulità, principio base del cinema che qui del Toro porta a livelli sublimi, proiettandoci in una storia che ci fa apparire perfettamente normali non solo l'innamorarsi di un pesce ma anche intrattenere con lui rapporti sessuali, elemento coraggioso e non scontato a hollywood; inoltre, i personaggi "buoni" sono tutti degli outcast: Elisa è muta, l'amica è nera, l'amico è gay, il loro aiutante indiretto è russo e l'oggetto del desiderio è una creatura divina (e, appunto, un pesce). Gli unici personaggi che si vogliono conformare sono i maschi bianchi americani etero incarnati nel personaggio di Micheal Shannon, che infatti non solo ha pensieri perversi, ma è letteralmente marcio (il dettaglio gore delle dita è piccolo ma affonda efficacemente nella pancia degli spettatori).
Il film è un distillato di correnti, cinematografiche e sociali, di questo momento storico: è postmoderno nel contaminare i generi e nel citazionismo (la scena orinica ricorda la scena del ballo di Frankestein Junior, provocando un loop di citazioni), ma è anche appunto, la raffigurazione di una società sfaccettata e multicolore che però, non sfocia nel politically correct o nella morale.
E' un film da manuale: come i grandi classici del cinema porta sensazioni contemporanee e le innalza conferendole un aspetto originale e personale. A mio parere verrà studiato come indicativo degli anni 10 del 2000 come noi studiamo Antonioni per gli anni Settanta del Novecento.
Infatti, ciò che distacca questo film da altri con gli stessi temi è proprio l'unicità, che lo porta in una dimensione atemporale e universale: alla fine del film si esce dalla sala con la sensazione di aver visto qualcosa che non si è mai visto prima, sia nell'intreccio della storia e nel tocco del regista, unico e riconoscibile in tutta la sua opera; ma più che altro la sensazione è quella di guardare un film sospeso sopra il nostro tempo, come una bolla appunto, guardandolo però dall'alto, contemplandolo da lontano e tirandone le fila.
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