Shape of Water è una favola fantasy in versione grottesca che narra la storia d’amore tra diversi. Siamo a Baltimora nel 1962 in un laboratorio, bunker governativo segreto. Sembrerebbe di conoscere già la storia della “bella e della bestia” ma Del Toro la racconta in un suo modo, con un omaggio al cinema stesso. Sally Hawkins è bravissima nell’interpretare Elisa, una giovane donna delle pulizie muta, una trovatella abbandonata da piccola e cresciuta in orfanatrofio. Lui è un uomo-anfibio, uno strano essere trovato in un fiume in Amazzonia che gli scienziati americani degli anni ’60 pensano di utilizzare per il lancio nello spazio dopo che i Russi avevano manato in orbita la cagnetta Laika. In quegli anni vigeva la “guerra fredda”, la competitività tra Unione Sovietica e Stati Uniti era molto accesa, il mondo della scienza era pieno di spie: i Russi attentavano all’esito positivo degli Americani, mentre questi ultimi erano in affanno per raggiungere i loro successi.
In questo contesto al laboratorio viene portata questa creatura dai doppi polmoni (in aria e in acqua) e piena di squame per essere usato come cavia. Lo tengono in una piscina legato con delle catene, maltrattato dal cattivissimo agente della CIA. Elisa è incuriosita da questo essere che soffre in solitudine, che non parla ma che sicuramente ha dei sentimenti. Lo corteggia, gli offre delle uova (simbolo della vita) hard-boiled, gli mette della musica, gli insegna il suo linguaggio gestuale. Nasce man mano un sentimento che va al di là della compassione perché lui le fa da specchio, impara a comunicare.
Nel frattempo sia la CIA sia il Kgb lo vogliono morto e lei lo vuole liberare per salvargli la vita. Coadiuvata da un gruppetto di “diversi”, ne organizza la fuga. E questi personaggi di “contorno” nella favola sono forse la parte più bella del film. Octavia Spencer (ormai specializzatasi in queste parti) è l’inserviente nera proletaria, maltrattata dal marito – i suoi racconti ricordano i blues di Billy Holidays – mentre lo splendido Richard Jenkins è il vicino di casa Giles, una sorta di Norman Rockwell in versione “sfigata”: un pittore tendenzialmente omosessuale in cerca di compagno, che raffigura nei suoi dipinti l’American way-of-life che vengono però superati dalla fotografia. Lo scienziato-spia russa è tormentato dalla conflittualità tra essere un bravo patriota che deve eseguire gli ordini ed essere un bravo scienziato che vuole conoscere e imparare. Michael Shannon invece rappresenta la caricatura dell’uomo bianco, razzista, ambizioso e assetato di potere descritto come un tipico personaggio della middle-class con moglie bionda e cotonata e figli cicciottelli.
Il film ha un bel ritmo (e un ottimo montaggio) specialmente nella prima parte, in crescendo e con una suspense da vero thriller, mentre lo perde un po’ verso il finale con l’affastellarsi di cattivi e cattivissimi.
Virato tutto sul ciano e con colori squillanti, il film è pieno di riferimenti all’epoca. Dalle prime pubblicità al design delle Cadillac. La televisione e il cinema – come media mitopoietici - passano continuamente brani che denotano quel periodo e commentano alcuni passaggi del film. Non a caso la protagonista abita sopra una sala cinematografica. Un esempio è Shirley Temple bambina con i suoi famosi riccioli biondi che simboleggia l’età dell’innocenza in cui vive la giovane muta. L’onnipresenza della musica con il suo ruolo educativo e sentimentale, è un altro elemento importante di Shape of Water. Memorabile è il ballo visionario in bianco e nero tra i due innamorati sulle note di You’ll never Know reso famoso da Frank Sinatra.
Il film, è come un sogno, ma come il sogno può essere anche un incubo. Ma il film non parla solo dell’amore platonico, è carnale sprizza sangue e descrive sesso. Tutto è legato all’acqua: lì lui vive e respira, lì lei si masturba, mentre la pioggia potrebbe donargli la libertà.
Del Toro è riuscito a fare un film di fantascienza con un budget modesto e risparmiando sugli effetti speciali. Mike Hill è l’artista britannico che si è occupato degli efetti speciali e che dichiara in un’intervista che ha lavorato tre anni sulla figura dell’uomo-pesce che doveva essere sì una sorta di “mostro”, ma non avrebbe dovuto spaventare troppo piuttosto ispirare tenerezza.
Già vincitore del Leone d’oro, Shape of Water è candidato a 13 Oscar.
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