Burning - L'Amore Brucia

Un film di Lee Chang-dong. Con Yoo Ah-In, Steven Yeun, Jong-seo Jun, Joong-ok Lee.
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Titolo originale Beoning. Drammatico, durata 148 min. - Corea del sud 2018. - Tucker Film uscita giovedì 19 settembre 2019. MYMONETRO Burning - L'Amore Brucia * * * 1/2 - valutazione media: 3,81 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Solitudini metropolitane Valutazione 3 stelle su cinque

di vanessa zarastro


Feedback: 34043 | altri commenti e recensioni di vanessa zarastro
mercoledì 25 settembre 2019

Chang-dong Lee è il regista di “Beoning”, titolo originale del film, uno dei più importanti registi coreani che insieme a Park Chan-wook (“Mademoiselle”, del 2016 e “Lady vendetta” del 2006) e a Kim Ki-du (“Ferro tre – La casa vuota” del 2004, “Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera“ del 2003, “Pietà” del 2012) hanno fatto conoscere la cinematografia coreana nel mondo. Chang-dong Lee negli anni 2003 e 2004 è stato anche Ministro della Cultura e del Turismo dello Stato della Corea del Sud, che ha già trascinato al successo in vari festival cinematografici europei.
La vicenda è tratta dal racconto Granai Incendiati di Haruki Murakami, trasposta dal Giappone alla Corea del Sud di oggi. In questo film, forse non il suo migliore, Chang-dong Lee narra la storia di un triangolo sentimentale, di tre giovani, tre solitudini di diverse classi sociali, in un’attuale Corea in crisi, dove la contrapposizione città campana è molto forte ed è grande la forbice tra ricchi e poveri.
Jongsu è figlio di un contadino, ciononostante ha studiato letteratura e si è anche laureato. Il suo autore preferito è Faulkner e, curiosamente, la storia di Murakami ha lo stesso titolo di un romanzo racconto di William Faulkner, un racconto che parla di rabbia. Il suo sogno è scrivere un romanzo, anche se ancora non sa cosa scriverà. È un bravo ragazzo, mite, introverso, con un padre che ha disturbi di comportamento e talvolta diventa improvvisamente irascibile e violento. Poiché non ne poteva più del marito, la madre di Jongsu se ne era andata quando era piccolo, abbandonando così lui e la sorella.
Jongsu lavora saltuariamente come fattorino e mentre sta facendo una consegna incontra Haemi, una sua ex vicina di casa di cui però si ricorda poco. Haemi è una ragazza estroversa e, al contrario di lui, è piena di iniziative, come lavoro fa pubblicità distribuendo coupon per le strade. Haemi ha messo da parte i soldi per fare un viaggio in Africa dove pensa di trovare i “grandi affamati” e cioè le persone che si pongono problemi filosofici sul senso dell’esistenza: «Non devi sforzarti di immaginare che quella cosa ci sia. Devi piuttosto smettere di pensare che non ci sia»suggeriscea Jongsu.
Si frequentano per un po’, Jongsu si innamora di lei e, mentre Haemi è in viaggio in Kenya va tutti giorni a dare da mangiare al suo gatto, che però non riesce mai a vedere.
Haemi torna e lo cerca, ma in viaggio, ha conosciuto Ben, un sorridente e ricco ragazzo coreano di cui è rimasta affascinata. Ben all’inizio si mostra affettuoso anche con Jongsu e si frequenteranno tutti e tre, pranzando in vari locali costosi, dove si recano con la Porche Carrera di Ben, o nel suo appartamento ben arredato, in una ricca zona di Seoul. Ben, inoltre, ha uno strano hobby segreto: è un piromane che ama dare fuoco alle serre abbandonate.
Jongsu, nel frattempo è tornato a vivere in campagna nella casa del padre, finito in galera per una lite. Si occupa della stalla, dove è rimasta una sola giovane vitella di cui si prende cura.
Senza voler fare spoiler posso dire che il film, che dura due ore e mezzo, a questo punto cambia registro e si trasforma in un thriller. Di verità e finzioni, di bugie e sospetti è intrisa l’ultima parte del film in cui Jongsu, senza mai cambiare espressione, sembra prendere lentamente coscienza.
Attraverso una splendida fotografia, Chang-dong Lee ci mostra tramonti e panorami coreani, alternati a immagini metropolitane caotiche e disordinate.
Burning – L’amore brucia “è un film sulle frustrazioni, sui desideri e sulle difficoltà dei rapporti familiari e sociali, come del resto il regista aveva già fatto nei suoi film precedenti creando una sovrapposizione nello spettatore fra la nobiltà di certi sentimenti considerati puri e l’accostamento con personaggi ai margini, misfit, mostrando in tal modorealtà ancora più solitarie. Così in “La luce segreta” del 2007, in “Poetry” del 2010, o in “Oasis” del 2002, vincitore del Premio FIPRESCI per l'audacia e il coraggio nell'esplorazione delle difficoltà della comunicazione, ma anche del SIGNIS Award e del Premio Speciale della regia. 

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