Burning - L'Amore Brucia |
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Un film di Lee Chang-dong.
Con Yoo Ah-In, Steven Yeun, Jong-seo Jun, Joong-ok Lee.
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Titolo originale Beoning.
Drammatico,
durata 148 min.
- Corea del sud 2018.
- Tucker Film
uscita giovedì 19 settembre 2019.
MYMONETRO
Burning - L'Amore Brucia ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Angoscia, incanto e odio di classe
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Già romanziere, autore teatrale e (non per molto) ministro della Cultura, il coreano Lee Chang-dong è tutto fuorché un regista prolifico. In vent'anni ha girato solo sei film segnati da uno stile sfuggente e inconfondibile. Chi ha visto i magnetici "Oasis" e "Poetry" sa di cosa parliamo. Spazi vuoti, tempi dilatati, uno sguardo "strabico" che tiene sempre a fuoco quanto accade fuori, nel mondo, e ciò che questo provoca dentro i personaggi. Se gli si chiede un nome decisivo, Lee cita Cassavetes. Noi parleremmo di Antonioni e non solo perché qui, come ne "L'avventura", la protagonista a un certo punto scompare. Ma un Antonioni riletto attraverso Murakami, a un cui racconto si ispira liberamente "Burning". Fatte queste premesse, nessuno penserebbe a un film sociale. Invece nel sentimento che lega e insieme oppone i due giovani protagonisti, il campagnolo Jongsu, aspirante scrittore, e il ricco cittadino Ben, l'odio di classe si mescola con impassibilità orientale alla gelosia per l'incantevole Haemi. Haemi, la ragazza ponpon che nelle prime tre scene, magistrali, aggancia Jongsu per strada, lo seduce parlandogli dei Boscimani mentre con le mani sbuccia un immaginario mandarino (studia da mimo), quindi se lo porta a casa e gli si offre in una scena d'amore così semplice e intensa che Jongsu si incanta a guardare il sole che danza in quella stanzetta. Ma anche Haemi che parte all'improvviso lasciandogli da accudire un gatto timido o forse inesistente. Salvo poi riapparire, di ritorno dall'Africa, in compagnia di un giovane ricco e viziato che è l'opposto di Jongsu. E avrà anche l'impudenza di confessargli la sua piromania segreta (reale o immaginaria? mistero), stringendo il nodo di invincibile rivalità e insieme di oscura identificazione che legherà fino alla fine quei due giovani così diversi. Questa però è solo una delle interpretazioni possibili di un film che moltiplica digressioni e false piste demolendo ogni certezza sul piano del racconto, ma solo per spingerci a sentire con gli occhi e vorremmo dire la pelle di Jongsu. Sentire la rabbia per quel rivale cinico e compiaciuto, l'angoscia per quel paese lacerato, ma anche l'incanto per la danza di Haemi al crepuscolo sulle note di Miles Davis. Una delle scene più belle e disperate dell'anno, e forse non solo. Per un film che baratta risposte impossibili con un'esperienza unica.
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