m.raffy
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mercoledì 7 marzo 2018
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fiabesco
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Le prime sequenze del film danno subito un senso di estraniamento, una visione onirica che si sovrappone alla monotonia dell'esistenza di Elisa, giovane donna muta che vive ai margini alla periferia di Baltimora. L'ambientazione anni '60 contribuisce a trasportaci in un mondo lontano e al contempo straordinariamente vicino al nostro: i giochi di potere, le persone diverse che vivono ai margini della società.
Nello scenario della Guerra Fredda la logica del potere cui la scienza suo malgrado si asservisce, fanno sì che la misteriosa creatura anfibia, catturata e studiata dagli americani, desti anche l'attenzione dei russi. Qui entra in gioco l'elemento fiabesco, il legame che Elisa instaura con la creatura e che pian piano si trasforma in un amore capace di superare qualsiasi ostacolo.
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Le prime sequenze del film danno subito un senso di estraniamento, una visione onirica che si sovrappone alla monotonia dell'esistenza di Elisa, giovane donna muta che vive ai margini alla periferia di Baltimora. L'ambientazione anni '60 contribuisce a trasportaci in un mondo lontano e al contempo straordinariamente vicino al nostro: i giochi di potere, le persone diverse che vivono ai margini della società.
Nello scenario della Guerra Fredda la logica del potere cui la scienza suo malgrado si asservisce, fanno sì che la misteriosa creatura anfibia, catturata e studiata dagli americani, desti anche l'attenzione dei russi. Qui entra in gioco l'elemento fiabesco, il legame che Elisa instaura con la creatura e che pian piano si trasforma in un amore capace di superare qualsiasi ostacolo. Non è una trama originale, anzi può apparire banale e scontata, eppure Del Toro riesce a dare forma ad un racconto che nella sua semplicità incanta e non solo per l'ottima tecnica: è la capacità di Elisa di instaurare un dialogo con quello che gli altri vedono solo come un mostro ad incantare, una comprensione che non si traduce in parole, perchè lei non parla, ma permette ad entrambi di conoscersi e di amarsi. Pur essendo senza voce, sola, ad eccezione di pochi amici emarginati come lei, Elisa riesce a combattere per la sua felicità e anche per impedire un'ingiustizia.
Si mette contro un intero sistema, rappresentato dal colonnello Strickland, cinico, ambizioso e violento. Effetti visivi e scenografia completano il quadro di questo mondo vintage, dominato dai diversi toni del verde e dall'acqua, come quella della vasca della creatura anfibia, la pioggia o il secchio per lo straccio con il quale Elisa pulisce il pavimento. Da vedere, per immergersi in un sogno.
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antoninomargagliotta
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mercoledì 7 marzo 2018
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un fantasy marvel
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Amo le parole e le rispiarmo. Un film squilibrato, sul confine del fantasy Marvel. Ottima musica, fotografia, regia, per una storia che progressivamente precipita nel ridicolo, adatta a questa epoca che ha rinnegato la conoscenza a favore di Google.
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no_data
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martedì 6 marzo 2018
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bel film!
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Ho letto delle recensioni cervellotiche e polemiche all'inverosimile. Mi e' piaciuto molto, originale l'idea arguto e ironico a tratti nei dialoghi. La scenografia ricorda molto Brasil di Gilliam e nella colonna sonora c'e' anche un brano brasiliano che lo richiama. Un altro omaggio secondo me e a "L'Atalante"(un pezzo di questo film e' la sigla di "Fuori orario cose mai viste" di Ghezzi su Rai3) nell'ultima scena sott'acqua. C'e' tutto quello che il cinema deve offrire, sogno sentimenti buona recitazione metafore e chi piu' ne ha piu' ne metta.
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ivanleone
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lunedì 5 marzo 2018
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benvenuti alla fiera del pregiudizio!
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Una vera e propria "fiera del pregudizio" poltically correct: i Buoni tutti "dversi" -la muta, il gay, l'afroamericana,lo scienziato comunista "puro", il mostro, ovviamente- ed i Cattivi tutti legati all'establishment -il machissimo, omofobo, razzista e molestatore (manca solo che fosse pedofilo) capo della sicurezza, sua moglie casalinga succube ed interessata solo al successo del marito, i militari USA, i sovetici lontani dal socialismo puro, il gelataio razzista ed omofobo che vende schfezze preconfezionate, il marito pigro ed egoista-. Francamente Del Toro aveva osato di più e raggiunto vette altissime di sensibilità realizzando il fiabesco -eda tratti pauroso- "Il Labirinto del Fauno" , mentre in questo caso non dirige un horror, non dirige una commedia, non dirige un film d'Amore (la bellissima frase che chiude il film non può bastare, se prima non hai argomentato perché nasce questo amore interrazziale).
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Una vera e propria "fiera del pregudizio" poltically correct: i Buoni tutti "dversi" -la muta, il gay, l'afroamericana,lo scienziato comunista "puro", il mostro, ovviamente- ed i Cattivi tutti legati all'establishment -il machissimo, omofobo, razzista e molestatore (manca solo che fosse pedofilo) capo della sicurezza, sua moglie casalinga succube ed interessata solo al successo del marito, i militari USA, i sovetici lontani dal socialismo puro, il gelataio razzista ed omofobo che vende schfezze preconfezionate, il marito pigro ed egoista-. Francamente Del Toro aveva osato di più e raggiunto vette altissime di sensibilità realizzando il fiabesco -eda tratti pauroso- "Il Labirinto del Fauno" , mentre in questo caso non dirige un horror, non dirige una commedia, non dirige un film d'Amore (la bellissima frase che chiude il film non può bastare, se prima non hai argomentato perché nasce questo amore interrazziale). Aggiungiamo che Desplat si limita al compitino, componendo una colonna sonora appena sufficiente, senza alcun tema che riecheggi nelle nostre teste usciti dalla sala ed abbiamo un prodotto che solo un'Academy ormai più interessata a premiare "the most correct" -e che da qualche anno vuol far capire che Hollywood non è più la fabbrica dei sogni- poteva multipremiare. Sul tema del "diverso" siamo qui lontani anni luce da Edward Mani-di-Forbice di Burton, che osò in un'epoca in cui certi temi non erano così cari all'establishment holliwoodiano e lo fece raccontando una favola a-temporale, con ruoli buono-cattivo non così definti (a parte che nel protagonista e nel villainan). Una storia d'Amore che a distanza di quasi 30 anni ci fa ancora sognare e piangere sulle note di una colonna sonora tra le più belle mai composte. Eppure fu completamente ignorata agli Oscar...
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freerider
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lunedì 5 marzo 2018
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molto astuto per essere una favoletta educativa...
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Ed è così che un’Academy sempre più influenzata da logiche diplomatiche che ben poco hanno a che fare con il valore intrinseco dei film candidati premia come miglior film la favoletta “educativa” dell'astuto Guillermo Del Toro, che riesce persino a battere un altro film da sfondamento premeditato come Tre Manifesti ad Ebbing, Missouri.
Capolavoro? Film del tutto sincero? Intanto diciamo che La forma dell’acqua partiva già sulla carta con uno sfacciato vantaggio strategico in termini di tematiche imperanti da cui oggi non si sfugge: la protagonista è diversamente abile ed è oggetto di attenzioni indesiderate da parte del superiore, la collega di colore subisce battute razziste ed è afflitta da un marito maschilista, il vicino di casa è gay, discriminato sul lavoro e infelice sentimentalmente, il cattivone invece è un arrogante e violento molestatore maschio, bianco, etero, anti-comunista (anche questo naturalmente è un difetto) con tendenze fedifraghe, insomma, quale migliore schieramento di forze per mettere pubblico e giurie con le spalle al muro?
Il prodotto è tecnicamente buono anche se non particolarmente nuovo, anzi, c’è molto di già visto sia a livello di immagine che di dinamica narrativa e il lascito finale della pellicola, dopo tanti illustri predecessori, risulta ormai innocuo.
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Ed è così che un’Academy sempre più influenzata da logiche diplomatiche che ben poco hanno a che fare con il valore intrinseco dei film candidati premia come miglior film la favoletta “educativa” dell'astuto Guillermo Del Toro, che riesce persino a battere un altro film da sfondamento premeditato come Tre Manifesti ad Ebbing, Missouri.
Capolavoro? Film del tutto sincero? Intanto diciamo che La forma dell’acqua partiva già sulla carta con uno sfacciato vantaggio strategico in termini di tematiche imperanti da cui oggi non si sfugge: la protagonista è diversamente abile ed è oggetto di attenzioni indesiderate da parte del superiore, la collega di colore subisce battute razziste ed è afflitta da un marito maschilista, il vicino di casa è gay, discriminato sul lavoro e infelice sentimentalmente, il cattivone invece è un arrogante e violento molestatore maschio, bianco, etero, anti-comunista (anche questo naturalmente è un difetto) con tendenze fedifraghe, insomma, quale migliore schieramento di forze per mettere pubblico e giurie con le spalle al muro?
Il prodotto è tecnicamente buono anche se non particolarmente nuovo, anzi, c’è molto di già visto sia a livello di immagine che di dinamica narrativa e il lascito finale della pellicola, dopo tanti illustri predecessori, risulta ormai innocuo. Ciò su cui si può riflettere invece è quale idea di dialogo col pubblico possa stare alla base di un film come La forma dell’acqua: evidentemente ci si è voluti rivolgere dall’alto verso il basso come quando si è convinti di dover educare qualcuno, con un linguaggio molto basilare che non lascia dubbi su chi siano i buoni e i cattivi e quale sia la morale da apprendere. Chissà se il pubblico gradisce essere considerato così?
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[+] favola-polpettone da blockbuster
(di marcobrenni)
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bluraymen
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domenica 4 marzo 2018
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una fiaba stupenda
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Spero che prenda moltissimi oscar, un film perfetto, miglior film in assoluto visto dal sottoscritto nell ultimo anno, sceneggiatura fotografia effetti speciali colonna sonora e attori fantastici, una fiaba emozionante, vedere per credere, un capolavoro del cinema che di sicuro avrò tra i miei film da collezione.
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marco pedro lopez
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sabato 3 marzo 2018
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sopravvalutato
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Ho atteso l’ultimo lavoro di G. Del Toro per mesi, e prima di scrivere questo post ho voluto metabolizzare la visione. Ritengo veramente inspiegabile come sia così osannato dalla critica. La parte tecnica e visiva è sicuramente di alto livello (ma comunque al di sotto dello standard a cui Del Toro ci aveva abituato). La sceneggiatura è debole. I personaggi sono delle marionette caricaturali. Sembra tutto forzato e nemmeno Michael Shannon (immenso nel bellissimo Animali Notturni di Tom Ford) riesce ad essere lontanamente credibile. Insomma io dico la mia: SOPRAVVALUTATO!
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venerdì 2 marzo 2018
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"strano" ma bello
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Film particolare un po strano ma bellissimo mi é piaciuto già dalla pubblicità che faceva vedere la tv, mi ha affascinato subito un po strano x questi rapporti sessuali con la creatura, lei che si masturba, il cattivo che si toglie le dita che vanno in cancrena... Insomma un po strano... Ma bello!
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giovedì 1 marzo 2018
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il vero mostro è l’uomo
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Questo film mi ha colpito: ma non è di certo uno dei miei preferiti. Elisa, la ragazza muta, si sarebbe innamorata inevitabilmente si qualsiasi creatura: avendo una vita molto tranquilla e con gli stessi ritmi, ritrovarsi di fronte a quella creatura la avrebbe fatta sentire viva e compresa. Lei si affascina a questo mostro, senza sapendo nenache il sesso all inizio. Nonostante gli USA e la Russia siano in guerra fredda; lo scienziato russo aiuta Elisa a salvare il mostro. Il messaggio è forte e chiaro: i veri mostri sono gli esseri umani: che fanno guerre tra di loro, senza risparmiarsi. E totale discriminazione per il colore o preferenze sessuali. Ho apprezzato molto aspetti: la drammaticità, l’amore incondizionato, e a tratti senso dell humor.
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