maurizio.meres
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domenica 18 febbraio 2018
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un film che ci fa sognare
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In questo film viene rappresentato tutto l'universo del cinema,tocca tutte le tematiche che possono dar vita ad una sceneggiatura importante,l'amore,la suspense,la politica intesa come conquista del dominio mondiale la cosiddetta guerra fredda,il razzismo dove in quel bar non poteva sedere una coppia di colore,l'amicizia quella vera,l'essere diversi,il predominio dell'uomo sulla donna,e tra il fantastico e il surreale ne esce un qualcosa di meraviglioso,dove la mente di Guglielmo del Toro non trova ostacoli per esternare la sua più completa vena artistica senza muri di confine in una ambientazione grigia ma allo stesso tempo viva e colorata in alcune sequenze del film sembra di stare seduti davanti ad quadro astratto dove il regista accoglie ogni desiderio dello spettatore,il lieto fine diventa l'esternazione del publico.
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In questo film viene rappresentato tutto l'universo del cinema,tocca tutte le tematiche che possono dar vita ad una sceneggiatura importante,l'amore,la suspense,la politica intesa come conquista del dominio mondiale la cosiddetta guerra fredda,il razzismo dove in quel bar non poteva sedere una coppia di colore,l'amicizia quella vera,l'essere diversi,il predominio dell'uomo sulla donna,e tra il fantastico e il surreale ne esce un qualcosa di meraviglioso,dove la mente di Guglielmo del Toro non trova ostacoli per esternare la sua più completa vena artistica senza muri di confine in una ambientazione grigia ma allo stesso tempo viva e colorata in alcune sequenze del film sembra di stare seduti davanti ad quadro astratto dove il regista accoglie ogni desiderio dello spettatore,il lieto fine diventa l'esternazione del publico.
Passa da una scena all'altra senza mai far vedere la banalità della fine,ma l'inizio dell'altra ,studiato scenograficamente in ogni particolare nel classico stile Americano anni sessanta.
Bravissima l'attrice Sally Hawkins,per questo film ci voleva una donna semplice,che rispecchiasse in pieno la personalità del personaggio interpretato,umile,diversa e soprattutto sognatrice.
Tutti gli altri attori già apprezzati in altri film d'autore compongono il quadro con assoluta personalità recitativa.
Questo film diventa addirittura una lezione di storia,come gli anni della guerra fredda dove nessuno saprà mai tutte le verità nascoste,tenendo presente anche se nel film diventa un qualcosa di mitologico e surreale che l'uomo primordiale come scientificamente provato era un affibbio,e per i tatti sognatori che vogliono spaziare con la mente nel più remoto angolo dell'Universo questo film diventa una porta che si apre per sognare.
Tutte le similitudini lette con altri film o racconti diventano banalmente espressioni populistiche senza senso in quanto ogni film d'autore diventa una biografia del regista da cercare d'interpretare,così come questo che diventa un sorta di grido all'amore e alla libertà e il rispetto dell'essere.
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manuelazarattini
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domenica 18 febbraio 2018
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la forma dell'amore
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Una favola splendida. Per passare due ore "immersi" in un mondo liquido in cui sembra proprio di nuotarci dentro insieme ai protagonisti. Elisa, Zelda, Robert, la creatura acquatica, lo scienziato russo, il coordinatore dell'operazione segreta: personaggi diversi tra loro ma che si fondono insieme in un racconto avvincente, romantico, struggente. In ogni scena. E alla fine quasi si vorrebbe avere le branchie...
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giuliacortella
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domenica 18 febbraio 2018
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omnia vincit amor
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Atmosfere bluastre di ambienti chiusi e claustrofobici in cui tuttavia una storia spazia nell'infinito. Alla fine '"La forma dell'acqua'" azzurra e prenatale avvolge il dio marino abbracciato ad Elisa di rosso vestita, il colore dell'amore e della passione. Tutto sfuma in lontananza mentre nel caldo abbraccio della tenerezza si conclude la fiaba d'amore tra la dolce, muta, timida ma forte e passionale giovane ragazza delle pulizie di un laboratorio americano in piena guerra fredda e la "cosa", un mostro bluastro dagli occhi sporgenti, dalle branchie spaventose e squamose, incatenato, percosso, imprigionato in un silos che sfocia in una piccola piscina. Emerge solo al richiamo dell'amore dell'unica persona che lo può capire e che può comunicare con lui attraverso il linguaggio dei segni, la muta Elisa che gli porta un uovo, il simbolo della vita che vince su tutto, nonostante la cattiveria del mondo.
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Atmosfere bluastre di ambienti chiusi e claustrofobici in cui tuttavia una storia spazia nell'infinito. Alla fine '"La forma dell'acqua'" azzurra e prenatale avvolge il dio marino abbracciato ad Elisa di rosso vestita, il colore dell'amore e della passione. Tutto sfuma in lontananza mentre nel caldo abbraccio della tenerezza si conclude la fiaba d'amore tra la dolce, muta, timida ma forte e passionale giovane ragazza delle pulizie di un laboratorio americano in piena guerra fredda e la "cosa", un mostro bluastro dagli occhi sporgenti, dalle branchie spaventose e squamose, incatenato, percosso, imprigionato in un silos che sfocia in una piccola piscina. Emerge solo al richiamo dell'amore dell'unica persona che lo può capire e che può comunicare con lui attraverso il linguaggio dei segni, la muta Elisa che gli porta un uovo, il simbolo della vita che vince su tutto, nonostante la cattiveria del mondo. USA e URSS sulla stessa linea, divisi da muri di spie e agenti segreti desiderano solo la distruzione del mostro che, estratto a forza dalle acque dell'Argentina in cui è venerato come un dio, deve essere soppresso perché nessuno delle due superpotenze ne entri in possesso. Il film racconta la metafora della volontà di potenza che mira all'autodistruzione e la violenta sopraffazione del direttore del centro di sperimentazione americano ne è il simbolo, e alla fine soffocherà nel suo sangue; il film esprime con forza visionaria la condanna di un mondo in cui vige la legge del più forte ma che alla fine nulla potrà contro la forza dell'innocenza; la scena dell'amore nella stanza piena di acqua a casa di Elisa fa da specchio di tenerezza contro la violenza del sesso della famiglia borghese del direttore. Il film è la metafora della vita che trionfa sulla morte, una fiaba con gli archetipi della violenza truculenta da un lato e la bellezza nascosta nel mostro dall'altro, la rivincita del nuovo mondo e della sua potenza primigenia e selvaggia contro il mondo dell'Occidente violento e vorace. Una storia in cui, con una richiamo a "Birdman" del regista coetaneo messicano Aleandro Gonzalez Inarritu, Guillermo Del Toro canta la libertà e la poesia che sanno trionfare alla fine anche sulla violenza e sulla morte.
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kimkiduk
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domenica 18 febbraio 2018
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un pò troppa carne al fuoco
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Non si può certo dire che sia un pessimo film, solo che le 13 candidature agli Oscar creano un'attesa maggiore del risultato.
Incide sicuramente anche la vittoria del Leone d'Oro per confermare l'attesa e soprattutto incide la firma della regia di Guillermo Del Toro che certo non è un regista canonico.
Forse però questa volta ha esagerato, volendo strafare.
Ho trovato piacevole la visione, fotografia fantastica, interpretazione ottima degli attori tra cui spiccano sia Sally Hawkins che Michael Shannon.
Ma, perchè un ma c'è, la storia non decolla mai completamente.
Del Toro mette al centro della sceneggiatura una storia d'amore, ma forse non è completamente nelle sue corde il romanticismo.
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Non si può certo dire che sia un pessimo film, solo che le 13 candidature agli Oscar creano un'attesa maggiore del risultato.
Incide sicuramente anche la vittoria del Leone d'Oro per confermare l'attesa e soprattutto incide la firma della regia di Guillermo Del Toro che certo non è un regista canonico.
Forse però questa volta ha esagerato, volendo strafare.
Ho trovato piacevole la visione, fotografia fantastica, interpretazione ottima degli attori tra cui spiccano sia Sally Hawkins che Michael Shannon.
Ma, perchè un ma c'è, la storia non decolla mai completamente.
Del Toro mette al centro della sceneggiatura una storia d'amore, ma forse non è completamente nelle sue corde il romanticismo.
Inserisce un misto di temi che a volte rendono il film ancora più piacevole, ma che confonde e rende non visibile il messaggio del film stesso che penso sia la storia d'amore.
Del Toro ama anche il thriller e qui ce lo troviamo; ama anche un pizzico di sangue e qui lo troviamo abbondantemente; ama sorprendere e qui ci riesce; ama il fantasy o fantastico e qui chiaramente se ne serve; ma che amasse anche il musical non lo sapevo e si trova anche quello.
Thriller, dramma, amore, horror, sangue, musical ..... forse troppo.
Peccato perchè un pizzico di delusione l'ho provata, per un prodotto ottimo, ma che avrei voluto e forse mi aspettavo un pò migliore.
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[+] stelle non adeguate al giudizio|!
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supermario
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domenica 18 febbraio 2018
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ottimo film che può anche non piacere...
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Superfantasy dedicato a chi piace il “sogno”che il cinema riesce a dare nella sua essenza migliore.
Anche se non convince tutti appieno, mettendo a confronto giudizi opposti e a repentaglio amicizie datate e rapporti di coppia, non è che il film divida di per sè, visto che il messaggio che l’amore non ha forma come l’acqua e come la voglia di abbattere le barriere, sia più forte di razze, colori della pelle e addirittura differenze di specie, arrivi diretto allo spettatore come credo il regista volesse.
Personalmente credo che questo genere di film, non possa piacere a tutti anche se, da divoratore di film quale sono, non posso negare che, aldilà dell ‘ originalità del soggetto, ogni fotogramma evidenzi la cura maniacale per luci, colori, montaggio e confermi, se ce ne fosse bisogno che, del toro e il suo team, hanno fatto un grande lavoro.
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udiego
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domenica 18 febbraio 2018
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la forma dell'amore
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Guillermo Del Toro, già autore del bellissimo “Il Labirinto del Fauno”, porta al cinema questa storia d’amore a tinte fantasy, che ha il merito di introdurci in un percorso fatto di sentimenti, risvolti sociali dell’epoca e tematiche che verranno trattate sotto diversi punti di vista durante lo sviluppo della storia. Il regista messicano dimostra, anche in questa occasione, di trovarsi perfettamente a suo agio quando deve approcciarsi a lavori di questo genere.
Il regista sceglie di collocare la sua opera in un periodo storico ben definito e di rilevante importanza, come fece anche con “Il Labirinto del Fauno”, ambientato nella Spagna franchista.
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Guillermo Del Toro, già autore del bellissimo “Il Labirinto del Fauno”, porta al cinema questa storia d’amore a tinte fantasy, che ha il merito di introdurci in un percorso fatto di sentimenti, risvolti sociali dell’epoca e tematiche che verranno trattate sotto diversi punti di vista durante lo sviluppo della storia. Il regista messicano dimostra, anche in questa occasione, di trovarsi perfettamente a suo agio quando deve approcciarsi a lavori di questo genere.
Il regista sceglie di collocare la sua opera in un periodo storico ben definito e di rilevante importanza, come fece anche con “Il Labirinto del Fauno”, ambientato nella Spagna franchista. La cosa permette a Del Toro di sviluppare il racconto su diversi livelli. Da un lato la cronaca del periodo con una società dominata dalla violenza, sia psicologica che fisica e totalmente impreparata ad accettare la diversità, perfettamente rappresentata dall’agente Strickland, intransigente e deciso a raggiungere i propri successi al costo di utilizzare qualunque mezzo. Dall’altro troviamo il Del Toro pervaso dalle sue emozioni contrastanti, a volte dolci, altre più cupe ed inquietanti.
Come in un mondo a parte, l’amore tra Elisa ed il “mostro” nasce, cresce e si rafforza. Nonostante le vicissitudini e le difficoltà che dall’esterno cercano di intralciare il loro rapporto, dall’interno la poesia e la dolcezza del loro amore permette ad entrambi di trovare la forza per preservare questo nuovo sentimento, che non può che renderli felici. Del Toro confeziona un lavoro omogeneo, dove nulla è lasciato al caso o è fine a se stesso. Colonna sonora, fotografia, montaggio e sceneggiatura si mescolano in un’opera d’arte fatta di colori, suoni, immagini e parole allo stesso modo dolci e potenti, capaci di regalare delle intense emozioni al pubblico in sala.
Ben integrati i personaggi, sia quelli principali che quelli secondari, ognuno a suo modo emarginato, ma anche pronto a riscattarsi con la forza dei sogni e dell’amore. Personaggi sorretti da un’ottima prova del cast: se già molto si è detto della bravissima Sally Hawkins, nominata anche all’Oscar, meritano menzione anche una sempre pimpante Octavia Spancer nel ruolo di Zelda, amica e collega di lavoro di Elisa e Richard Jenkins, capace di dare verve e simpatia al caro Giles, amico gay e vicino di casa della nostra protagonista.
Per concludere Del Toro non manca mai di mostrarci i suoi sentimenti e le sue apprensioni, costruendo essere diversi che vivono in mondi diversi, ma che in realtà non sono così lontani e distaccati dalla nostra quotidianità. Lo fa sempre con grazia ed intensità, riuscendo in questo caso ad emozionare più con le immagini che con le parole.
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flaw54
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domenica 18 febbraio 2018
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la bella e la bestia formato sub
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Ammetto che sia una metaforica e accattivante storia d' amore, ma a me non è piaciuto. E poi basta con metafore, allegorie e simboli. Torniamo alla realtà.
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francescocangioli
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sabato 17 febbraio 2018
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indefinibile, come la forma dell'acqua
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L'incubo del mostro che diviene il sogno capace di sconfiggere l'incubo della realtà, quella in cui i veri mostri assumono le sembianze di persone dabbene. Il tema antichissimo dell'acqua che è l'elemento primigenio da cui tutti proveniamo e dell'abisso che è fatto a immagine e somiglianza dei nostri recessi più oscuri. La contemporaneità inesauribile della fiaba che raccoglie l'eredità de "La Sirenetta" di Andersen e quella de "La bella e la bestia", trascendendo il cliché e toccando profondità inedite attraverso una storia che rende omaggio al cinema e diviene così anche un atto d'amore nei suoi confronti.
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L'incubo del mostro che diviene il sogno capace di sconfiggere l'incubo della realtà, quella in cui i veri mostri assumono le sembianze di persone dabbene. Il tema antichissimo dell'acqua che è l'elemento primigenio da cui tutti proveniamo e dell'abisso che è fatto a immagine e somiglianza dei nostri recessi più oscuri. La contemporaneità inesauribile della fiaba che raccoglie l'eredità de "La Sirenetta" di Andersen e quella de "La bella e la bestia", trascendendo il cliché e toccando profondità inedite attraverso una storia che rende omaggio al cinema e diviene così anche un atto d'amore nei suoi confronti. Una storia sull'alterità, sulla paura del diverso e sulla redenzione degli emarginati che, unendo le proprie solitudini, si scoprono forti di un'umanità insperata. "La forma dell'acqua" è tutto questo e infinitamente di più, e dodici anni dopo "Il labirinto del fauno" mi sento di nuovo infinitamente grato a Guillermo del Toro, un romantico del grande schermo che, anche quando prende per mano il gigante di Hollywood, non rinuncia alla propria fantasia.
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vandamme84
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sabato 17 febbraio 2018
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ormai i film sono propaganda politica
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film candidato agli oscar per via del fatto che ormai il cinema è politica. questo è un fulm che fa da sponsor al politicamente corretto
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(di opidum)
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tmpsvita
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sabato 17 febbraio 2018
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capolavoro firmato del toro
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Dopo il suo, a mio parere ottimo, horror "Crimson Peak", Guillermo Del Toro torna cambiando completamente genere passando a quello romantico a sfondo fantasy.
Certo cambia genere ma non stile ed infatti sin dalle prime inquadrature si riconosce immediatamente l'inconfondibile approccio artistico e stilistico del famoso regista messicano. Uno stile coerente, affascinante e sempre e comunque inquietante, per certi aspetti.
In questo caso però si supera e realizza un'opera visivamente monumentale e cinematograficamente sublime. Il film è semplicemente una vera e propria bellezza per gli occhi, per l'anima e per il cuore.
Tutto questo grazie alle straordinarie immagini che la fotografia di Dan Laustsen (Crimson Peak, John Wick 2) esalta e decora con dei colori surreali tendenti al verde acqua (non a caso colore che richiama l'elemento principale del film) e un'illuminazione dolce, una fotografia veramente meravigliosa; e che l'intima e minuziosa regia di Del Toro riesce ad inquadrare con precisione, passione e tanta personalità.
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Dopo il suo, a mio parere ottimo, horror "Crimson Peak", Guillermo Del Toro torna cambiando completamente genere passando a quello romantico a sfondo fantasy.
Certo cambia genere ma non stile ed infatti sin dalle prime inquadrature si riconosce immediatamente l'inconfondibile approccio artistico e stilistico del famoso regista messicano. Uno stile coerente, affascinante e sempre e comunque inquietante, per certi aspetti.
In questo caso però si supera e realizza un'opera visivamente monumentale e cinematograficamente sublime. Il film è semplicemente una vera e propria bellezza per gli occhi, per l'anima e per il cuore.
Tutto questo grazie alle straordinarie immagini che la fotografia di Dan Laustsen (Crimson Peak, John Wick 2) esalta e decora con dei colori surreali tendenti al verde acqua (non a caso colore che richiama l'elemento principale del film) e un'illuminazione dolce, una fotografia veramente meravigliosa; e che l'intima e minuziosa regia di Del Toro riesce ad inquadrare con precisione, passione e tanta personalità.
Una regia che si dimostra in diverse scene anche abbastanza esplicita, verrebbe da dire quasi coraggiosa, Guillermo Del Toro infatti in alcune scene non ha paura di inquadrare dei corpi, per quanto puri, nudi; questo sembrerebbe andare in contrasto con l'estrema delicatezza e l'incredibile romanticismo con il quale tutto il film è caratterizzato, ma ciò viene perfettamente inserito nel suddetto contesto, riuscendo così a mostrare, come è giusto che sia, questo splendido amore nella migliore della sua Forma.
Le meravigliose immagini si trasformano in sequenze emozionanti e legate l'una all'altra attraverso un montaggio dinamico ed intelligente che utilizza piccoli escamotage (come due gocce d'acqua su un finestrino) per sorprendere lo spettatore già completamente immerso nel film.
Grazie alla grande maestria di Del Toro non si può non essere immersi in questa bellissima storia (assimilabile a quella de "La Bella e la Bestia") e nemmeno non essere travolti da questo amore; fosse stato realizzato da qualcun altro probabilmente l'effetto sarebbe stato contrario ovvero disgusto e incomprensione ma in questo caso invece di fare ciò, invece di discriminare questo amore, non lo si può che desiderare.
Grazie principalmente, non solo al regista, ma anche alla bravura indiscutibile di Sally Hawkins, prima tra tutti, di Octavia Spencer, perfetta per il ruolo a lei affidato, e di Richard Jenkins (tutti e tre nominati all'Oscar); fondamentale è stata anche l'interpretazione di Doug Jones che è riuscito a rendere credibile e apprezzabile "l'uomo anfibio".
Aiutato anche da un ottimo trucco nonostante in alcune scene la presenza di in costume sia percepibile.
Splendida anche la colonna sonora.
Meno buona è la sceneggiatura (anch'essa nominata dalla'Academy Awards) che, nonostante la sua oggettiva qualità, non riesce a regalare al pubblico dei dialoghi indimenticabili come, invece, lo è tutto il resto.
Voto 9/10
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