daniela
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mercoledì 21 febbraio 2018
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un film che non rispetta l'aspettativa e alquanto deludente
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Il film è pubblicizzato come bellissimo questo crea un'aspettativa che non viene soddisfatta. La storia non va a fondo si sofferma sul superficiale e sulla fisicità che non fa passare il concetto dell'amore possibile verso tutto e tutti, ma rende il film a volte ridicolo e dalle scene insensate. Non consiglio affatto di vederlo.
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(di fragola)
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fedeslevin
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martedì 20 febbraio 2018
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la forma dell'amore.
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Elisa, muta inserviente di un laboratorio di ricerca di Baltimora nel pieno della Guerra Fredda, è sola al mondo. Trascorre le sue monotone giornate scandite dall'alienante susseguirsi di gesti automatizzati, tipici di chi aspetta qualcosa per dare un senso alla propria esistenza. Con lei altri due personaggi, un vecchio artista omosessuale in decadenza e una collega di colore dalla vita matrimoniale spenta, completano il quadretto di emarginati dal cuore sensibile della narrazione. Dall'altra parte, un sadico direttore del progetto segreto, un "vincente", un superuomo che legge "pensare positivo" e si nutre di apparenza come tutta l'America di quegli anni.
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Elisa, muta inserviente di un laboratorio di ricerca di Baltimora nel pieno della Guerra Fredda, è sola al mondo. Trascorre le sue monotone giornate scandite dall'alienante susseguirsi di gesti automatizzati, tipici di chi aspetta qualcosa per dare un senso alla propria esistenza. Con lei altri due personaggi, un vecchio artista omosessuale in decadenza e una collega di colore dalla vita matrimoniale spenta, completano il quadretto di emarginati dal cuore sensibile della narrazione. Dall'altra parte, un sadico direttore del progetto segreto, un "vincente", un superuomo che legge "pensare positivo" e si nutre di apparenza come tutta l'America di quegli anni. Nel mezzo, lui, la "cosa", divinità anfibia dell'Amazzonia che metterà in moto gli ingranaggi della fiaba grottesca di Guillermo del Toro.
Che cosa rappresenta "La forma dell'acqua"? Un "La Bella e la Bestia" dalle tinte horroreggianti? Forse sì, forse la nomination al premio "miglior sceneggiatura originale" non è la più appropriata a parer mio, perchè il tutto è pervaso da un inconfondibile odore di "già visto" e lo sviluppo della narrazione, finale incluso, non è sicuramente il più imprevedibile che si possa ricordare. Verrebbe da concludere, dunque, che ci si trovi di fronte a un prodotto incompleto, di poco spessore e, per farla breve, sopravvalutato. Non è così, ovviamente. Del Toro, regala un film che definirei delicato. Si muove con passo pesante verso il cinema d'autore, confezionando inquadrature da appassionato cinefilo. Dalle tinte fredde degli asettici corridoi del laboratorio al caldo soggiorno dell'artista, ove non manca mai la tv sintonizzata su qualche programma di intrattenimento dell'epoca, così nuovo, così vivace. Il film scava nei sentimenti, da' voce (a chi non ce l'ha) agli oppressi e ne premia la moralità facendoli trionfare nell'eterna lotta contro i "vincenti della società" (sconfitti della vita). In questa cornice si colloca la storia d'amore tra Elisa e l'anfibio che, invece che appesantire la narrazione con scene che potrebbero apparire forzate, ha invece un'importanza simbolica di primo piano, perchè spiega il titolo, nonchè significato, dell'intero film. L'acqua, come l'amore, non ha forma, ma assume quella del recipiente/soggetto che la/lo contiene. Così mentre Elisa si trova a comunicare per la prima volta con un altro individuo che si esprime come lei, a gesti, perchè si sa, le emozioni non hanno bisogno di parole, intanto fuori piove, il mondo di Elisa si allaga di acqua e di sentimento proprio come il suo bagno, fino a che non prenderà la forma del proprio recipiente.
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ludwigvan
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martedì 20 febbraio 2018
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carino
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Ben fatto e ben recitato.
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flyanto
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martedì 20 febbraio 2018
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una storia d'amore poetica
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Vincitore all'ultimo Festival del Cinema a Venezia lo scorso anno, "La Forma dell'Acqua" del regista Guillermo del Torio è una bellissima e delicata favola sull'amore sbocciato tra due esseri che vivono come emarginati dal resto del mondo. La protagonista, una giovane donna che laviora come addetta alle pulizie in un Centro di Ricerca Sperimantale negli Stati Uniti, è muta e per nulla attraente fisicamente; il personaggio maschile, di cui la suddetta donna si innamora, è una creatura mostruosa, metà uomo e metà pesce, che deve vivere sempre dentro l'acqua e che al momento della storia si trova nel Centro di Ricerca come cavia al fine poi, in un prosssimo futuro, di essere inviato in Russia e probabilmente, in seguio, nello spazio.
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Vincitore all'ultimo Festival del Cinema a Venezia lo scorso anno, "La Forma dell'Acqua" del regista Guillermo del Torio è una bellissima e delicata favola sull'amore sbocciato tra due esseri che vivono come emarginati dal resto del mondo. La protagonista, una giovane donna che laviora come addetta alle pulizie in un Centro di Ricerca Sperimantale negli Stati Uniti, è muta e per nulla attraente fisicamente; il personaggio maschile, di cui la suddetta donna si innamora, è una creatura mostruosa, metà uomo e metà pesce, che deve vivere sempre dentro l'acqua e che al momento della storia si trova nel Centro di Ricerca come cavia al fine poi, in un prosssimo futuro, di essere inviato in Russia e probabilmente, in seguio, nello spazio. Quando scoppierà l'amore tra i due, la protagonista cercherà in ogni modo di salvarlo ed evitargli così la partenza e di continuare a venire sfruttato per degli esperimenti. Ma ovviamente ciò non si rivelerà uncompito facile in quanto la suddetta creatura fantastica è fortemente ambita da tutti gli studiosi del Centro npe ri vari esperimenti.
"La Forma dell'Acqua" non riflette assolutamente una storia possibile nel momdo reale, ma al di là della trama fantastica (in ogni caso delicata e toccante da emozionare nel profondo lo spettatore) essa deve essere capita a fondo e conseguentemente apprezzata per l'insieme di tutte le tematiche espresse. Come inno all'amore puro e semplice, il film, che è ambientato negli Stati Uniti all'inizio degli anni '60, mette in evidenza quanto odio e discriminazioni varie esistevano nei confronti di chi non veniva consideato come appartenente alla norma: le persone con handicap fisici, quali la protagonista, quelle dal colore della pelle nera, gli omosessuali considerati come dei malati e moralmente depravati , ecc... E questo microcosmo composto da tali individui che Del Toro presenta in questa sua ultima opera è l'unico a cui egli permette un'interazione tra i suoi esponenti, che si aiutano e si accettano gli uni con gli altri e per quello che realmente sono senza rermore e pregiudizi.E l'amore così profondo e sincero non poteva che nascere, appunto, tra due di questi individui!
Sally Hawkins qui troneggia sugli altri in quanto riesce a dare un'ottima prova di sè come attrice recitandio stando sempre zitta e solo attarverso le espressioni del volto e degli occhi, ma non sono da meno nemmeno gli altri co-protagonisti, ognuno ovviamente con le caratteristiche attinenti al propro ruolo, compreso colui che interpreta la creatura fantastica dallo sgurado dolce e dolente allo stesso tempo.
Sicuramente consigliabile.
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samanta
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martedì 20 febbraio 2018
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una fantasia zoppicante
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Guillermo del Toro è un regista che sebbene non giovanissimo solo nell'ultimi 12 anni ha riscosso i favori di Hollywood (Il labirinto del fauno del e la trilogia dell'Hobbit). In questo film si lancia in una storia fantastica in un certo senso simile a "La bella e la bestia". La protagonista Elisa muta, donna ormai matura e bruttina (interpretata dall'attrice inglese Sally Hawkins) lavora come donna delle pulizie in un centro sperimentale americano segretissimo, dove viene custodita una creatura anfibia un pò uomo e un pò pesce alto almeno due metri. Viene sottoposto a crudeli esperimenti dal cattivo Strickland capo della sicurezza che lo ha catturato in Amazzonia.
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Guillermo del Toro è un regista che sebbene non giovanissimo solo nell'ultimi 12 anni ha riscosso i favori di Hollywood (Il labirinto del fauno del e la trilogia dell'Hobbit). In questo film si lancia in una storia fantastica in un certo senso simile a "La bella e la bestia". La protagonista Elisa muta, donna ormai matura e bruttina (interpretata dall'attrice inglese Sally Hawkins) lavora come donna delle pulizie in un centro sperimentale americano segretissimo, dove viene custodita una creatura anfibia un pò uomo e un pò pesce alto almeno due metri. Viene sottoposto a crudeli esperimenti dal cattivo Strickland capo della sicurezza che lo ha catturato in Amazzonia. Elisa scopre che in realtà la creatura è intelligente e anche se non parla è in grado di comunicare, ma i responsabili del centro decidono di ucciderlo perchè non cada in mano ai sovietici. Elisa con l'aiuto del suo vicino di casa Giles (Richard Jenkins) undisegnatore gay e della sua collega Zelda lo fa fuggire e lo ospita a casa sua (nella vasca da bagno) dove tra i due sboccia l'amore anche carnale. Ci saranno numerosi colpi di scena con l'immancabile finale positivo che non racconto ovviamente, con il trionfo dell'amore . Il film mi ha destato notevoli perplessità: si tratta di una fiaba fantastica e quindi va bene che il cattivo sia una macchietta che digrigna i denti, però non vuol dire che ci debbano essere salti logici, ad esempio la creatura intelligente nel finale diventa un dio che compie prodigi e resuscita i morti, ma allora perché invece di ribellarsi non fuggiva ai suoi carcerieri? Anche inframezzare il film con una trama di spionaggio non è ben riuscita e le scene con le spie russe appaiono non solo non riuscite ma anche inutili e appesantiscono il film. Naturalmente c'è l'omaggio al politically correct, con "il momento (come lo definisce Pino Farinotti) omosessuale obbligatorio e strategico in tutti i film di adesso" in questo caso l'approccio gay di Giles respinto in malo modo, c'é pure il momento razzista quando una coppia di afroamericani non viene servita da un barista pure omofobo, il momento delle molestie sessuali in ufficio compiute da Strickland verso Elisa assai inverosimili. Per concludere un film che appare un'occasione sprecata, anche se da un punto di vista tecnico è ineccepibile, con un'ambientazione primi anni '60 veramente curata e gradevole,e supportato da una buona interpretazione di tutti i protagonisti, in particolare ottima quella di Sally Hawkins e di Richard Jenkins e ho trovato eccellente quella della collega Zelda (Octavia Spencer).
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carloalberto
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martedì 20 febbraio 2018
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il favoloso mondo di elisa
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Il film ricorda, per atmosfere e sensazioni visive, Il favoloso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet. Onirica e ironica favola con rinvii cinefili, in particolare al Mostro della laguna nera di Jack Arnold ed in generale al topos della bella e la bestia, declinato nel cinema più volte, dagli omonimi film di animazione e non ai film su King Kong. Visionario e poetico piccolo capolavoro di Guillermo del Toro, giustamente premiato a Venezia, rammenta che l’acqua, simbolo della vita, non ha una forma predefinita, ma assume di volta in volta quella più opportuna rispetto al contesto, veicolando un messaggio che va oltre il politicamente corretto.
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opidum
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martedì 20 febbraio 2018
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oscar per tutti
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a me il film è piaciuto non quanto il labirinto del fauno e hellboy ma un 9 se lo merita tutto.
chi non ha ancora visto il film corra al cinema.
ho visto il film domenica sera e per tutto il film continuavo a ripetermi "complimenti a del toro che ha due palle così e se ne frega della censura.
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a me il film è piaciuto non quanto il labirinto del fauno e hellboy ma un 9 se lo merita tutto.
chi non ha ancora visto il film corra al cinema.
ho visto il film domenica sera e per tutto il film continuavo a ripetermi "complimenti a del toro che ha due palle così e se ne frega della censura. complimenti a venezia che nonostante sto film sia molto coraggioso lo hanno premiato .
che bello sembra di essere tornati ai bei tempi negli anni 80 quando la censura non rompeva le scatole "
il film è vermante coraggioso in tal senso : scene forti e disturbanti come è giusto che sia
il regista messicano non ha tolto la mano
spero proprio che il messicano vinca l'oscar dopo che l'hanno vinto cuaron e inarritu:
gravity l'ho visto e mi è sembrato un film normalissimo. i due flim dell'altro messicano che se la tira non li ho visti ma sicuramente del toro è il migliore dei tre.
e anche un oscar all atrice che fa la muta.
e un oscar all'attore che fa il pittore
e un altro oscar alla ottavia spencer
oscar a tutti.
bravi gli attori tutti
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michelecamero
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martedì 20 febbraio 2018
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la metafora della diversita'
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Intenzionalmente per commentare questo film, ambientato nell’America del dopoguerra impegnata nella guerra fredda con l’URSS, eviterò di utilizzare il termine di fiaba nel quale ho motivo di pensare che cadranno in tanti, ingannati anche da quella bella scena finale che richiama il musical o comunque certe atmosfere alla Walt Disney, le quali ultime, in verità, fanno capolino in diversi momenti della pellicola (si pensi al cinema sotto casa della protagonista). Ritengo invece che si tratta di un film sulla DIVERSITA’ quella derivante dalla minorazione fisica (la protagonista è muta), quella delle pulsioni sessuali (il vicino omosessuale), fino a giungere al Mostro.
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Intenzionalmente per commentare questo film, ambientato nell’America del dopoguerra impegnata nella guerra fredda con l’URSS, eviterò di utilizzare il termine di fiaba nel quale ho motivo di pensare che cadranno in tanti, ingannati anche da quella bella scena finale che richiama il musical o comunque certe atmosfere alla Walt Disney, le quali ultime, in verità, fanno capolino in diversi momenti della pellicola (si pensi al cinema sotto casa della protagonista). Ritengo invece che si tratta di un film sulla DIVERSITA’ quella derivante dalla minorazione fisica (la protagonista è muta), quella delle pulsioni sessuali (il vicino omosessuale), fino a giungere al Mostro. Ed è anche un film sulla metafora della diversità che inizia con la opzione sul come approcciarsi ad essa. C’è chi di fronte al diverso, allo sconosciuto ne vince il timore solo annientandolo, diastruggendolo per rimuoverne estraneità rispetto al proprio mondo e la paura che gli incute. Oppure chi invece vuole studiarlo per conoscerlo e trarne spunti al fine di comprendere ed anche migliorare il proprio sapere (lo scienziato sovietico) ed infine chi intende avvicinarlo con il sentimento, l’amicizia, la comprensione, il relazionarsi reciproco cercando e trovando un linguaggio, fino all’amore il più forte dei sentimenti umani che si impone su tutto. E’ evidente la metafora con i potenti e preoccupanti flussi migratori dei tempi odierni, quello che dall’Africa muove in Europa, ma anche quello che dal Sudamerica spinge verso gli USA dove da mesi, forse anni, non a caso si parla di erigere un muro. E non sarebbe il primo muro nella storia dell’umanità. Vogliamo ricordare quello, abbattuto alla fine degli anni ottanta a Berlino? E quello ancora più alto che, ai giorni nostri, isola Betlemme? Ma si potrebbe continuare e fare altri esempi. Flussi migratori che ci portano dietro l’uscio di casa uomini e donne di altre razze, con un diverso colore della pelle, una lingua incomprensibile, una differente cultura, diversi costumi, altri credo religiosi. Probabilmente Del Toro vuole anche lasciarci un messaggio rassicurante, stimolandoci il ricordo per il quale la storia del mondo è piena di incroci e mescolanze di razze alle quali siamo sopravvissuti ed abbiamo saputo adattarci. In conclusione un bel film con bravi attori, un film da vedere, che non so se vincerà l’Oscar, ma se dovesse accadere non me ne sorprenderei, né penserei che possa essere immeritato. Un’ultima notazione a favore di Venezia un Festival verso il quale personalmente solitamente non sono mai molto ben disposto ma che quest’anno ci ha dato titoli assai interessanti: questo che tra l’altro, ha vinto, ma anche 3 manifesti a Ebbing, Missouri e L’Insulto. A Cesare quel che è di Cesare!
michelecamero
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martedì 20 febbraio 2018
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l'amore...puro
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Meraviglioso, delicato, emozionante, commovente, tutto ciò che dovrebbe essere l'Amore!
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dahlia
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lunedì 19 febbraio 2018
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un buco... nell'acqua?
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Film esteticamente molto suggestivo. Tecnicamente la forte personalità nonché la professionalità di Del Toro sono evidenti, ma purtroppo per fare di un film un grande film la componente tecnica deve essere supportata da una trama altrettanto solida.
Nonostante io continuassi a ripetermi: "è una fiaba, non deve essere per forza credibile", già nella prima parte del film ho percepito una forte superficialità nella trama: la protagonista vede il ''mostro'' ed ha una sorta di colpo di fulmine... "è una fiaba" okey, ma ciò a mio avviso non giustifica questo innamoramento repentino e trattato con superficialità.
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Film esteticamente molto suggestivo. Tecnicamente la forte personalità nonché la professionalità di Del Toro sono evidenti, ma purtroppo per fare di un film un grande film la componente tecnica deve essere supportata da una trama altrettanto solida.
Nonostante io continuassi a ripetermi: "è una fiaba, non deve essere per forza credibile", già nella prima parte del film ho percepito una forte superficialità nella trama: la protagonista vede il ''mostro'' ed ha una sorta di colpo di fulmine... "è una fiaba" okey, ma ciò a mio avviso non giustifica questo innamoramento repentino e trattato con superficialità.
Certo, noi sappiamo che la protagonista è una persona considerata ''diversa'' dalla società e quindi siamo in grado di interpretare il suo innamoramento come una sorta di compassione verso il ''mostro'', ma ciò non toglie che lo sviluppo di questo amore è stato trattato in maniera troppo sbrigativa. Personalmente l'ho trovata una mancanza che ha gravato poi su tutto il resto del film.
E poi... perchè la necessità di inserire la componente sessuale tra i due? Con tanto di scambio di battutine riguardo all'organo riproduttivo del mostro (lol). In che modo sapere che i due hanno rapporti sessuali dovrebbe contribuire alla storia? (a mio avviso ha contribuito solo a un effetto trash)
L'impressione finale è che Del Toro abbia voluto un po' strafare inserendo svariati temi, lasciati inconclusi: omofobia e razzismo sono temi profondi e in questa pellicola sono stati semplicemente inseriti (in modo stereotipato) senza indurre, in fin dei conti, ad alcuna riflessione profonda.
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[+] non sono d'accordo
(di nevira)
[ - ] non sono d'accordo
[+] contenuto mediocre con ottima tecnica
(di marcobrenni)
[ - ] contenuto mediocre con ottima tecnica
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