Titolo originale | Gauguin - Voyage de Tahiti |
Titolo internazionale | Gauguin: Voyage to Tahiti |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 102 minuti |
Regia di | Edouard Deluc |
Attori | Vincent Cassel, Tuheï Adams, Malik Zidi, Pua-Taï Hikutini, Pernille Bergendorff Marc Barbé, Paul Jeanson, Cédric Eeckhout, Samuel Jouy, Scali Delpeyrat, Victor Boulenger, Jean-Pierre Tchan, Teiva Monoi, Tiare Hoata, Ponirau Maiau, Rainer Ley, Christian Richmond, Noa Lucas, Marc Teriitaumihai, Sandrine Molaro, Philippe Rebbot, Richard Tehaeura, Taurua Teriitehau, Haurani Marurai, Antoine Battini, Babette Kjaer, Mathis Kjaer, Lionel Gavietto, Audrey Quoturi. |
Uscita | giovedì 17 settembre 2020 |
Distribuzione | Draka |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,63 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 4 settembre 2020
Il percorso artistico e umano del pittore Gauguin durante il periodo trascorso a Tahiti. In Italia al Box Office Gauguin ha incassato 18,2 mila euro .
CONSIGLIATO NÌ
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Parigi, 1891. Alla vigilia del suo viaggio per Tahiti, Paul Gauguin ha vissuto tante vite, ha fatto tanti viaggi, ha una moglie danese e cinque figli che non può mantenere. La famiglia decide di restare in Europa, lui di andare via, solo e con la benedizione di Mallarmé. In Polinesia, Gauguin arriva sofferente, maledetto, senza un soldo. È l'ispirazione primitiva che spera di ritrovare lontano dalla Francia, "dove non è rimasto più niente da dipingere". Sopravvissuto a un infarto, trova un amico nel dottor Vallin e una sposa autoctona in Tehura. Più giovane lui, Tehura diventa la sua musa e la sua ossessione. Incompreso dai suoi contemporanei, vivrà modestamente tra i tahitiani prima di gettare la spugna e ripiegare in Francia.
Consacrato al primo soggiorno di Paul Gauguin in Polinesia, nel 1891, Gauguin è un biopic atipico che dinamizza il genere senza rivoluzionarlo.
Del resto non è facile rendere conto della vita, o di una porzione di vita, di un artista le cui opere sono sovente più incredibili del film che le celebra. L'ispirazione, che Gauguin cercava smaniosamente dall'altra parte del mondo, è un processo invisibile e quasi impossibile da filmare. Il gesto di dipingere non fornirà mai informazioni sul mistero della creazione. Edouard Deluc si scontra con questa doppia impossibilità, filmando quello che resta: il dimesso quotidiano dell'artista, i problemi economici e quelli di cuore, la solitudine, il desiderio, la gelosia, la malattia.
Il regista indaga la sua arte a contatto con l'isola del Pacifico ma lo sguardo resta 'esotico'. Il film è una riproduzione del mito di Gauguin, alimentato dal pittore e dal suo racconto romanzato ("Noa Noa"). Praticamente il ritratto di un artista incompreso, partito per Tahiti per vivere da "selvaggio tra i selvaggi", lontano dalle zone dell'isola dove si stanziarono i coloni europei.
Nonostante il film accenni all'avversione dell'artista per l'amministrazione coloniale e renda conto di una Tahiti lontana dall'essere un paradiso solare e preservato, Gauguin tace numerosi aspetti di quel soggiorno. A partire dall'età di Tehura (Tehamana per esteso) che aveva tredici anni e il numero di partner con cui Gauguin si intrattenne nel corso dei suoi (due) viaggi in Polinesia. Compagne di sesso prima che di sentimento di cui si vantava nelle numerose lettere inviate agli amici rimasti in Europa. La storia d'amore al cuore del film pone allora qualche problema senza riuscire a catturare la figura storica e senza restituire la realtà del suo tempo.
Tehura, la moglie di Gauguin disegnata sulla tela e nell'inconscio collettivo, è offerta allo sguardo degli spettatori nella stessa posa e posizione dell'epoca. Lei non parla, lei non fa niente, a parte sognare un giovane vicino, lei non ha un'opinione come tutti gli altri tahitiani del film che 'fuori dalla finzione' avevano una relazione ambivalente con l'uomo che ha celebrato la bellezza della loro isola. Insomma è possibile fare oggi un film su Gauguin senza collocarlo nel contesto coloniale? Soprattutto se il nostro si è comportato come un colonizzatore?
Deluc cade nella trappola dell'immaginario del pittore, nell'incapacità di liberarsi da schemi mentali profondamente radicati, e affida il ruolo a Vincent Cassel, che lo ritrascrive e ricrea, articolando un dialogo su due. Cassel disegna il destino tragico di un artista e di un uomo che cercava il paradiso sulla terra e distribuiva la sifilide nei letti. L'uomo è discutibile ma il pittore, per contro, è mirabile. Gauguin aveva tutto, la foga, la passione, la sensibilità, l'invenzione e soprattutto la faccia tosta. Quella che il film e il suo interprete si sforzano di decifrare.
Gauguin poteva essere una bella epopea sensoriale ma resta un ritratto bidimensionale a cui mancano la prospettiva storica e le ragioni profonde dell'esperienza radicale che Paul Gauguin aveva deciso di vivere, lontano.
GAUGUIN disponibile in DVD o BluRay |
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E' sempre difficile narrare la vita di qualcuno, riassumendola in 90 minuti di cinema. A maggior ragione può esserlo ancora di più se si tratta della vita di un artista. La passione, l'ispirazione e la storia di come sono nati certi capolavori, si mischiano infatti con la necessità di sceneggiare adeguatamente la trama e di narrare una storia che sia vera e possibilmente [...] Vai alla recensione »
Gauguin e il suo viaggio a Tahiti, del 1891, «autoesilio» per ritrovare il gusto della pittura da uomo libero, pur oberato di debiti. Tra povertà, solitudine, malattie, il grande pittore incontrerà Tehura, che diventerà non solo la sua compagna, ma anche la musa di alcuni dei suoi più famosi capolavori. La regia di Deluc convince, così come l'ispirato Cassel nella parte dell'artista parigino.
Nel 1891 Paul Gauguin lascia la Francia alla ricerca di nuovi stimoli per la sua pittura, di nuovi paesaggi e suggestioni. Vuole vivere libero, selvaggio, lontano dai codici morali, politici ed estetici della vecchia Europa. Si perde così nella giungla e nella natura primitiva di Tahiti, sfidando la solitudine, la povertà, la malattia. Qui, in Polinesia, incontra Téhura, una giovane del luogo che diventerà [...] Vai alla recensione »
Non è mai stato semplice rendere conto della vita - o come in questo caso di un periodo preciso - di un'artista e della sua arte. Ci aveva provato von Donnersmack, con il suo Opera senza autore, a raccontare del mistero che si cela dietro la creazione di un'opera d'arte derivata dalla memoria di un'artista. Ci hanno provato anche Stanley Tucci e Mike Leigh, raccontando di ossessività.
È un Gauguin tardo e sfatto quello del biopic di Deluc, e insieme il più noto al pubblico: quello che, dal 1891 al 1903, si avventura in Polinesia, come da imperativo della pittura en plein air, alla ricerca di un primitivismo vagheggiato e di un'"infanzia dell'umanità" che tradisce più la tara evoluzionistica dell'artista che la sua insofferenza alla morale borghese.