Titolo originale | Bamui haebyun-eoseo honja |
Anno | 2017 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Hong Sang-soo |
Attori | Kim Min-hee, Seo Younghwa, Jae-yeong Jeong, Seong-kun Mun, Kown Hae-hyo Song Seon-mi, Jae-hong Ahn, Park Yeaju, Young-hwa Seo, Kwon Hae-Hyo, Sun-yeong Ahn, Dylan Besseau, Karl Feder, Seong-woo Gang, Min-Jeong Kang, Taeu Kang, Hong-Yeol Kong, Gong Min-Jung, Mark Peranson, Sin Seon, Brigitte Skerra, Bettina Steinbrügge. |
Tag | Da vedere 2017 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,15 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 16 febbraio 2017
Una celebre attrice si chiede cosa provi davvero per l'uomo sposato con cui ha avuto una relazione. Il film è stato premiato al Festival di Berlino,
CONSIGLIATO SÌ
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In una città estera, la giovane attrice Younghee, dopo una relazione in Corea con un regista sposato, cerca di trovare del tempo per se stessa. Lui le ha detto che intende raggiungerla ma per lei non è importante sapere se lo farà davvero. Tornata in patria, a Gangneung, si trova a cena con amici. Si beve molto e Younghee inizia a non frenare più i propri pensieri e dice loro ciò che prova veramente.
Hong Sang-soo ha il particolare pregio di continuare una ricerca di variazioni sui temi dell'esistenza (e in particolare su quel sentimento che chiamiamo amore) con la consapevolezza di andare sicuramente controcorrente senza però avere alcuna pretesa provocatoria.
Il suo è un cinema solo apparentemente di parola perché, anche se a un primo sguardo superficiale può non apparire, ogni inquadratura, per quanto a lungo venga conservata sullo schermo, è finalizzata a uno sguardo estremamente preciso sui personaggi. Talvolta Hong Sang-soo provvede in prima persona a ricordarcelo zoomando su uno di loro o spostando in leggera panoramica la macchina da presa. Perché ciò che per lui conta di più è scrutare nell'animo dei suoi personaggi svelarne gli slanci ma anche le contraddizioni.
Younghee entra a buon diritto nella galleria di ritratti che il regista fa di coloro che vivono in una società che ha sviluppato modelli relazionali che essi sentono distanti dal loro sentire che non si è adagiato (e non vuole farlo) in ruoli ormai codificati. L'amico che vuole fingersi sottilmente seduttivo e poi dipende dalla moglie capace di imporre il proprio volere così come l'amica a cui chiede di andare a vivere con lei mettendo in standby l'universo maschile sono solo due degli interlocutori con cui la giovane attrice cerca di mettere a nudo la propria necessità di trovare, sempre che sia possibile farlo, una definizione dell'amore.
Hong Sang-soo ha poi la straordinaria abilità di valorizzare gli spazi e gli oggetti. Basta osservare lo sguardo che riserva al parco nella città non coreana o il gesto con cui Younghee accarezza in silenzio una pianta da vaso per andare oltre il visibile e leggere nel pensiero di chi osserva o sfiora. Tutto ciò viene sviluppato con una levità che non si sottrae alla sottile ironia che coinvolge lo spettatore. Ci sono due personaggi che ne offrono testimonianza. Nel parco un giovane si dirige verso l'attrice e una sua amica per chiedere l'ora senza ottenere il risultato. In un appartamento di Gangneung, che si affaccia sull'Oceano, un pulitore di vetri prosegue incessantemente il suo lavoro mentre all'interno si sviluppa un'altra azione. Più tardi lo vedremo voltato ad osservare le onde.
È come se Hong Sang-soo ci volesse spingere, con un sorriso compiaciuto, a chiederci di quali storie, di quali sentimenti, di quali domande siano portatori quei personaggi di cui non sappiamo praticamente nulla. Potrebbero diventare i soggetti di un film futuro.