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Ultimo aggiornamento mercoledì 7 giugno 2017
Dopo Gemma Bovery la regista francese Anne Fontaine racconta le drammatiche scelte delle suore di un convento in Polonia nel 1945. Il film ha ottenuto 3 candidature a Cesar, In Italia al Box Office Agnus Dei ha incassato 353 mila euro .
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Polonia, anno 1945. Mathilde Beaulieu è una giovane dottoressa francese della Croce Rossa. Quando una suora polacca, cerca il suo aiuto, Mathilde la segue nel convento di benedettine, dove scopre che molte di loro, violentate dai soldati russi nel corso di una violenta irruzione, sono rimaste incinte e sono sul punto di partorire. Tenuta al segreto professionale, cui si aggiunge quello imposto dalla madre superiora e dalla situazione, Mathilde fa visita al convento di notte, esponendosi a non pochi rischi, e supera gradualmente la paura e la diffidenza delle monache, arrivando a stabilire con una di loro, Suor Maria, uno scambio profondo.
Anne Fontaine, che da sempre racconta storie di donne, supera questa volta la dimensione individuale per approcciare quella collettiva, non solo perché s'immerge nella vita di comunità del monastero, con la sua drammaturgia di caratteri differenti, differenti motivazioni, paure e gerarchie, ma perché, sollevando il velo su una prassi di guerra tanto atroce quanto purtroppo comune, parla di ciò che non può essere ignorato da nessuno, nemmeno nel nome del pudore o della presunta protezione (ed è questo concetto ad essere tradotto, nel film, nella vicenda tragica della madre superiora).
Lo stile di regia sembra tener presente un'ampia destinazione del messaggio: la storia forte non si traduce mai in immagini forti, la vita della protagonista fuori dalle mura del convento è romanzata a fini narrativi (con qualche forzatura, va detto) e il film si chiude su una nota forse eccessivamente ottimista. Ma è una scelta di tono dalle motivazioni autoedividenti, e forse l'unica possibile per un film di questo tipo, che è anche e soprattutto un racconto di resistenza e di superamento (o elaborazione) del male.
Fontaine impiega nel migliore dei modi gli strumenti a disposizione, a partire dalle interpreti - Lou de Laage, ma soprattutto Agata Buzek (Maria) e Agata Kulesza (la madre superiora) -, e poi la luce, e il dialogo: tutto è mantenuto con saldezza entro limiti ben posizionati ed efficaci, sebbene più dal punto di vista narrativo che da quello prettamente filmico.
Ispirato al diario del medico francese di stanza in Polonia Madeleine Pauliac, Agnus Dei (titolo italiano che riprende nel significato l'originale Les Innocentes) trasforma la scrittura scarna e cronachistica degli appunti privati in un racconto vivo e pulsante, che trae una sorta di universalità e anche di contemporaneità dal fatto di essere ambientato in un mondo, quello del convento, dove il tempo ha un altro passo, più lento, quasi immobile. È dunque la Polonia del 1945, ma potrebbe essere la Bosnia del 1993 o l'Africa di oggi. Divise tra l'essere donne per natura e spose di Cristo per scelta, grazie alla mediazione della discreta Mathilde, le suore del convento trovano, col tempo, nella maternità, un'identità e una vocazione che può placare il dissidio. Parallelamente, nella collaborazione tra la religiosa Maria e l'atea Mathilde che porta alla soluzione finale, si compie una delle linee più riuscite del film, quella che va oltre lo scandalo e la denuncia e parla il linguaggio della relazione.
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La guerra è finita da pochi mesi, lasciando paesi attoniti e un carico di rovine come se un gigantesco tsunami avesse sconvolto la superficie dell'Europa e l'avesse ridotta a una distesa di macerie umane e spirituali, a una landa irriconoscibile colma di predoni armati, violenza e arbitrio. Nel Dicembre del '45,la Polonia è una terra congelata, occupata militarmente dall'esercito russo, che si avvia [...] Vai alla recensione »
Les Innocents è un dramma struggente, intenso e scarno allo stesso tempo. Film d'autore impegnato e impegnativo, che mette in scena in modo perfettamente equilibrato e privo di moralismi, stereotipizzazioni o didascalie il doppio dramma post-bellico vissuto da sette suore d'un convento di clausura in Polonia le quali prima si vedono costrette a subire un orrore indicibile e poi [...] Vai alla recensione »
Il soggetto è affascinante, non mi risulta che sia stato affrontato il tema della violenza sessuale subite da religiose, un argomento tabu che in zone di guerra purtroppo non è raro. La violenza è sempre un trauma per ogni donna, ma nel caso delle religiose si va a sommare al concetto di verginità al tempo particolarmente sentito, al peccato, al rifiuto di farsi visitare, [...] Vai alla recensione »
Polonia, dicembre 1945. Manca tutto. Bande di piccoli orfani vivono d’espedienti sulla strada. In un convento di suore benedettine il passaggio dei liberatori russi ha fatto rimpiangere i nazisti e mezza dozzina di religiose adesso aspettano un bambino. Rischiano di essere cacciate con ignominia, respinte dalle loro famiglie d’origine e quindi destinate a morire di fame con i loro [...] Vai alla recensione »
Si sarebbe potuto cadere nel facile didascalismo o nella retorica che spesso accompagnano i racconti legati all' universo femminile nel mettere in scena la storia realmente accaduta nella Polonia del '45 di un gruppo di religiose benedettine violate e ingravidate da un manipolo di soldati russi ma Anne Fontaine riesce a superare l' ostacolo costruendo un film per nulla retorico e rigorosissimo.
Ritorna nelle sale cinematografiche con una nuova storia di donne Anne Fontaine. "Agnus Dei", questo è il titolo della sua ultima opera, si presenta subito come una pellicola altamente drammatica e di un contenuto più serio rispetto agli altri suoi precedenti lavori, quali, per esempio, "Il Mio Migliore Incubo" e "Gemma Bovery".
Dicembre 1945. Nella Polonia devastata dalla guerra e dall’avanzata dei russi, in un piccolo convento benedettino, si consuma un dramma vergognoso e infame: lo stupro di diverse suore ad opera di soldati nazisti prima e di sovietici dopo. Persa la dignità della castità, il giovane medico della croce rossa francese, Madeleine Pauliac, cercherà di ricucire segretamente e [...] Vai alla recensione »
Rivisto, "Agnus Dei" di Anne Fontaine si conferma un ottimo film, uno dei migliori fra quelli che ho visto lo scorso anno, per la straordinaria bellezza delle immagini innanzitutto, sia negli interni conventuali che negli esterni innevati abbacinanti che nei primi piani dei volti, immagini che non hanno nulla di esornativo però, ma nella loro intensità perfettamente aderenti [...] Vai alla recensione »
La bellezza rigorosa delle immagini, statuaria, straordinaria, è sicuramente il merito maggiore del film di Anne Fontaine. Un rigore che è anche il tono giusto della narrazione, quasi costantemente tenuto, trattenuto, il tono proprio per raccontare un frammento di orrore estratto dall'orrore immane della guerra, giustamente assolutizzato, con qualche improvviso slancio, umanissimo [...] Vai alla recensione »
Polonia 1945, il paese sotto il controllo sovietico, clima desolato e violento della smobilitazione post bellica. Una giovane suora in un gelido paesaggio innevato corre pazzamente a cercare l’aiuto di un medico, un medico che non deve essere né russo, né polacco... Dopo un primo infastidito diniego, mossa alla fine dall’inerme disperazione e dall’incrollabile attesa [...] Vai alla recensione »
Il film è costruito su di una storia terribile, una di quelle storie che dovrebbero essere portate a conoscenza di ogni persona e non certo minimizzate perchè sono accadute e dimostrano la bestialità dell'umanità. Detto questo e cioè che la verità è storia, non è detto che crei il valore cinematografico della storia filmica.
Argomento duro, ambientazione chiusa, gesti ed azioni fortemente ripetitive: tutto sembrerebbe portare come conseguenza ad un film noioso e da evitare, ma non è assolutamente così. Lo spettatore viene coinvolto dal dramma delle suore polacche e dall'azione umanitaria e sempre più convinta della dottoressa francese e la monotonia diventa elemento di profonda riflessione [...] Vai alla recensione »
E' un drammatico ma a lieto fine. La ricostruzione storica è piacevole, bravi gli attori a "rendere vive" le scene.
Per fortuna doveva essere un segreto, hanno fatto pure un film, scherzi ha parte una delle tante sofferenze causate dall'essere umano, situazioni difficili che accompagneranno sempre nella vita chi le ha subite. Peccato che nel cinema ci fossero circa 12 persone. Mentre guardavo il film sorridevo e pensavo ha quel che io considero una metafora, ovvero il peccato di Eva che mangia la mela.
Madeleine Pautiac è l'eroina di una storia vera di gravidanza e fede, violenza, reticenza e soccorso. Primario della Croce Rossa in missione tra Russia e Polonia per gestire il ritorno dei soldati francesi a fine Seconda guerra mondiale, nei suoi diari menziona il convento visitato prima dai soldati tedeschi e poi dai russi: 25 suore stuprate, alcune fino a 40 volte, molte uccise, molte incinta.
L'avevamo vista accanto al mostro sacro Juliette Binoche, nel film di Piero Messina L'attesa, in gara alla Mostra di Venezia 2015. Una ragazzina bionda, fragile, sexy, che aspetta un fidanzato che non arriva, insieme a una madre annientata dal dolore. La ritroviamo adesso, in AgnusDei di Anne Fontaine, nel cuore della Polonia del '45, alle prese con il dramma di un gruppo di suore violentate dai soldati [...] Vai alla recensione »
Per noi la fine della guerra non ha significato la fine della paura". Hanno almeno 7 ragioni a giustificare quest'affermazione le suore di un convento polacco nel dicembre 1945. Tale, infatti, è il numero delle sorelle rimaste incinte a seguito delle violenze subìte dai commilitoni dell'Armata Rossa, liberatori dai nazisti ma non meno spietati dei precedenti oppressori.