Anno | 2015 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Canada |
Durata | 97 minuti |
Regia di | François Delisle |
Attori | Sébastien Ricard, Fanny Mallette, Geneviève Bujold, Pierre Curzi, Antoine L'Écuyer Luc Senay, Didier Lucien. |
Tag | Da vedere 2015 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 11 febbraio 2015
CONSIGLIATO SÌ
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Hugo aveva otto anni quando è scomparso. Dopo che le ricerche non avevano condotto ad alcun risultato i suoi genitori Christophe e Irène si sono separati. Lui si è stabilito in Messico ed accompagna i turisti in escursioni sull'oceano e lei è rimasta a Montreal a cantare con l'ensemble specializzato in mottetti medioevali di cui faceva già parte. In seguito alla confessione del pedofilo che aveva sequestrato e poi ucciso il bambino i due debbono ritrovarsi per le dolorose incombenze relative al riconoscimento dei resti e alla loro inumazione.
François Delisle affronta con grande sensibilità un argomento che, per il livello di aberrazione da un lato e di dolore incommensurabile dall'altro, è intrinsecamente difficile da portare sullo schermo. Sin dalle prime inquadrature si ha l'immediata sensazione che la cifra stilistica sia quella giusta. In un bianco e nero estremamente curato si mostra una porta che verrà aperta per far entrare un detenuto. È l'uomo che confesserà l'uccisione del bambino dieci anni dopo i fatti. Nulla di morboso nel suo interrogatorio ma la consapevolezza della riapertura di una ferita mai rimarginata. Perché la scomparsa di Hugo non ha compattato i suoi genitori ma anzi ha ottenuto l'effetto contrario: li ha rinchiusi in un monadico complesso di colpa unito alla disperata consapevolezza di un'impotenza a cui non poter porre rimedio.
Ora è la certezza della sua morte, sono le poche ossa rimaste a metterli di fronte a una realtà nuova che bisogna decidere se affrontare ridivenendo coppia o soltanto affiancando per un numero limitato di giorni un'esistenza all'altra. È su questo piano che Delisle esercita la sua notevole capacità di fare cinema mostrando, senza alcuna pretesa di fare distinzioni di genere, (maschile/femminile) due adulti che non possono che restare genitori per sempre ma che si pongono dinanzi al ritrovarsi e al 'ritrovare' il figlio su due posizioni solo parzialmente convergenti.
Nei loro sguardi, nei loro gesti nelle relazioni con i rispettivi genitori (la madre lei, il padre lui) la macchina da presa riesce a leggere al contempo con lucidità e partecipazione.