Titolo originale | Bidoun 2 |
Anno | 2014 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Tunisia |
Durata | 83 minuti |
Regia di | Jilani Saadi |
Attori | Sarra Hannachi, Mejd Mastoura, Mariem Sayah, Jilani Saadi, Kamel Ben Salem Majd Mastoura, Mariem Sayeh. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 11 novembre 2015
Girato con una GoPro, un road movie senza destinazione che cattura la precarietà tunisina post-rivoluzione.
CONSIGLIATO NÌ
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Tunisia, 2013. All'indomani della primavera araba e dell'affermazione del partito islamico moderato, inizia il difficile processo di scrittura di una nuova Costituzione. In questo contesto di transizione socio-politica, Aida e Abdou, due giovani che vivono per le strade di un ghetto, si incontrano casualmente e finiscono per condividere il loro comune malessere.
Il film del regista tunisino Jilani Saadi gira a vuoto, proprio come i suoi due protagonisti, due giovani che non sanno cosa fare delle proprie vite, in una Tunisia periferica, schiacciata da una precarietà materiale ed esistenziale. In bilico tra le istanze della modernità laica e quelle del conservatorismo religioso e sociale, il paese prova a superare la crisi post-rivoluzione dandosi una nuova Costituzione, che sia frutto del difficile compromesso tra le due opposte vocazioni. Questa è la Storia raccontata dalle cronache radiofoniche di un film i cui protagonisti sembrano non essere coinvolti dalle convulsioni della politica. Sprezzanti del pericolo e della morale, oscillando tra la vitalità e il disorientamento, Aida e Abdou si imbarcano in un road movie senza destinazione, che ha l'ambizione dichiarata di fotografare lo stallo di una generazione priva di prospettive, nonostante le speranze nutrite in seguito al crollo del regime dittatoriale di Ben Ali.
Malgrado le buone intenzioni, il regista sembra perdere la bussola, al pari suoi giovani protagonisti, pedinati nello spazio angusto dell'abitacolo di una macchina o dentro lo specchio d'acqua di una baia solitaria. Senza una trama definita e senza la ricerca di un coinvolgimento emotivo, il regista perde la sfida di un'analisi socio-politica attraverso il racconto di un malessere esistenziale individuale. Meglio riuscito è l'esperimento di girare un film intero con una GoPro, che accentua l'effetto da lungometraggio realista in presa diretta dalla strada, i cui orizzonti da asfittici si allargano a dismisura, grazie all'effetto ottico conferito dall'uso del grandangolo.