Anno 2012, arriva l'epilogo di una saga iniziata in sordina, sette anni or sono, cresciuta sugli allori e giunta ad una maturità che corrisponde anche alla sua morte programmata.
Nolan è un Michelangelo prezzolato, costretto a fare quello che può con le tavolozze che ha, un po' come il commissario Gordon nel precedente capitolo; gli studios bramano un cinecomic da spremere come un limone, i fan esigono tutto e niente, in molti dimenticano che il regista dipinge prima per se stesso e poi per gli altri non c'è nulla di dovuto nel suo tratto personale, neache quando lavora su temi sacri. La sostanza di questo terzo atto non è il cinecomic dalle venature autoriali, bensì un dramma d'essai in costume e mantello, esattamente come i due precedenti film, con le dovute differenze. Il presente sembra non interessare a nessuno, ci sarà sempre chi butta uno sguardo alle spalle, così i personaggi divengono materia di scontro e paragoni, c'è chi da per spacciata Anne Hathaway, che sarebbe incapace di farci dimenticare il (presunto) fascino irraggiungibile delle Pfeiffer; c'è chi si accoda al gregge del commiato mediatico e blinda il Joker di Ledger (interpretazione magnifica ma nulla di più) contro gli assalti del nuovo villain Hardy/Bane. C'è invece chi si siede diligentemente in sala, dopo quasi un decennio di attesa e pone l'ultimo tassello alla comprensione di una trilogia che ha rovesciato come un guanto un genere cinematografico, ponendosi compatta come pietra miliare. Gli scivoloni sono stati molteplici sin dall'inizio, dalla penosa presenza di Katie Holmes in Begins, passando per dialoghi imbarazzanti e sospensione gratuita della logica, senza contare quello che esula dalle competenze del regista come il nostrano doppiaggio criminale (primo al mondo forse perchè in pochi doppiano i film?). Ultimo atto dunque ed un senso di capogiro alla fine della proiezione, un groppo in gola ed un barlume di gioia che scalda il cuore, sensazioni agli antipodi. Questa è la storia che doveva essere raccontata, questo il cast che doveva interpretarla, questo sarà l'unico Batman possibile nei secoli dei secoli. Non si era mai visto un supereroe messo in disparte per 3/4 della durata, un uomo fallito a tout court che prova a rimettersi in gioco per convincere ed autoconvincersi, nella migliore interpretazione di Christian Bale. Lavoro corale e muscolare di tutto il cast, tra cui brillano i soliti astri Oldman/Caine/Freeman, seguiti a breve distanza dal già citato Tom Hardy e da una ventata di freschezza, Anne Hathaway, la Selina Kyle più bella di tutti i tempi. Non catwoman, Selina Kyle. Colonna sonora grandiosa, fotografia di servizio contemporanea, ci sta. Tutto sommato risibili i difetti, in primis la sequenza dell'inno, registicamente parlando da brivido, ma l'autocelebrazione a stelle e strisce provoca ormai l'orticaria. Silenzio di tomba sul finale.Non resta molto da dire su quello che può essere certo ricordato come un gigantesco giocattolone per bambini troppo cresciuti ma chi ha avuto l'umiltà di restargli fedele, assurge a leggenda. Ben oltre i magnifici trionfi visivi di Burton, lontano anni luce dalle riduzioni irrispettose di Raimi. Questo vuole essere un omaggio ad un'opera nel suo splendore complessivo, a ciascuno dei tre pilastri portanti, perchè un dipinto non si giudica a pezzi.
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