Parto da una premessa, dolorosa ma necessaria: questo terzo Batman di Nolan non mi è piaciuto per niente.
Il film prende spunto dall’impianto narrativo del precedente Dark Knight ( col compianto Heath Ledger così immenso da oscurare un già bravo Christian Bale nel ruolo dell’uomo pipistrello).
E pur riconoscendo a Nolan il merito di essere un regista straordinariamente visionario (vedi INCEPTION, uno dei miei preferiti) in questo terzo capitolo della saga del cavaliere oscuro, Nolan ha forse commesso un errore imperdonabile: è caduto in eccesso venendo a mancare nelle quasi tre ore di proiezione del film,la sola ahimè variabile in grado di imprimere la drammaticità e forza narrativa della precedente opera: la presenza scenica di Heath Ledger.
Intendiamoci: non è che in THE DARK KNIGHT RISES tali elementi non siano presenti; sono tuttavia portati all’estremo forse raggiungendo vette grottesche di cui si poteva far meno.
Bane: nulla da dire sull’interpretazione di Tom Hardy che già in Warrior aveva dato prova di gran talento.
Ma l’intento di fare del suo personaggio un clone del Jocker di Ledger è più che evidente: e questo è forse il peccato originale del film, ad esempio già nell’entrata teatrale di Bane così simile all’ingresso in scena del folle con la faccia da clown.
Ma mentre la psicologia e la violenza con cui imprime le sue azioni Jocker hanno una ragion d’essere (credo che la battuta che riassuma più di tutte il caos della sua mente folle sia proprio questa: “Lo vuoi sapere come mi sono fatto queste cicatrici? Mio padre era, un alcolista e, un maniaco, e una notte, da di matto ancora più del solito...Mamma prende un coltello da cucina per difendersi,ma a lui questo non piace, neanche, un .. pochetto! Allora, mentre io li guardo, la colpisce col coltello, ridendo mentre lo fa, si gira verso di me e dice: ‘ Perchè sei così, serio?’ viene verso di me con il coltello, ‘ perchè sei così serio??’ e mi ficca la lama in bocca. “)
Non si ricorda una battuta o una frase di Bane degne di nota.
E’ a mio avviso un film che vive del pesante lascito testamentario del compianto attore australiano; e la mancanza di Jocker alla lunga pesa nel confronto impari col Bane/Hardy della fatica conclusiva della trilogia di Batman.
Un altro elemento che disturba la visione del film è forse la presenza della Hataway- Cat Woman:splendida e sensuale come non mai; ma non potevano farle almeno un corso anche accelerato di arti marziali?
Le scene d’azione che la vedono protagonista sono forse le più surreali di tutte: sembra la prima a non essere convinta dell’efficacia dei suoi calci o delle sue piroette per schivare i fendenti avversari.
In definitiva quindi di THE DARK KNIGHT RISES si coglie la condanna del regista verso una società che decide i destini e le sorti del mondo in borsa (dove “non ci sono soldi” perché virtuali) azioni che pur tuttavia virtuali non sono, se possono mettere in ginocchio e distruggere, come è cronaca di tutti i giorni ormai, le economie degli Stati.
E il crollo delle fondamenta di Gotham City è un po metafora del crollo di un sistema mondo (quello occidentale) che ormai sta collassando in se stesso.
Questo il messaggio del regista: il mondo per liberarsi dei demoni da lui stesso creati (il Joker e il Bane) ha bisogno di un eroe, Batman appunto, senza poteri se non quelli che,senso di giustizia e dovere civico, albergano in lui.
Chiunque può essere Batman.
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