"I signori sono stati spazzati via: la morale dell'uomo comune ha vinto."
(Friedrich Nietzsche, “Il crepuscolo degli idoli”)
La musica della pace ravviva i vicoli di Gotham City e il benessere scandisce le giornate dei suoi abitanti; i tempi passati di efferata criminalità sono apparentemente conclusi, e si configurano come un pallido ricordo che sembra solo esaltare ulteriormente questo nuovo, raro e prezioso periodo di serenità.
Nella notte dell’anniversario del sacrificio di Harvey Dent solo un uomo resta in disparte, osservando la vacua gestualità di un popolo schiavo della menzogna appositamente creata da pochi per liberare i molti dal peso di una verità inaccettabile.
Bruce Wayne, attraverso il suo alter-ego Batman, ha sacrificato le proprie gesta eroiche addossandosi la responsabilità della morte di Harvey Dent, personaggio che da un lato tutti credono essere il salvatore di Gotham, fulgido e sempiterno esempio di giustizia, ma anche che, come questi “pochi” ben sanno, ha accettato di giocare e uccidere, negli ultimi attimi di vita, secondo le caotiche regole di Joker, cedendo alla seducente forza del male per approdare in un lido oscuro, lontano dai valori di cui egli stesso, una volta, si presentava come fidato garante.
Ecco la velenosa verità che Jim Gordon, testimone oculare della deriva morale di Dent, dopo otto lunghissimi anni, non è ancora in grado di ammettere; ecco il peso della menzogna che grava, fissa e temibile come una spada di Damocle, sul cuore del commissario Gordon e sull’animo di Bruce Wayne, solitario asceta scomparso dalle luci di Gotham per ritirarsi in una lunghissima notte di rimpianto, in seguito alla perdita di Rachel Dawson, la donna amata da una vita intera.
Da queste premesse narrative si sviluppa l’ultimo (o forse no) memorabile capitolo della saga cinematografica di Christopher Nolan: l’arrivo di Bane, spietato mercenario senza scrupoli, dittatore terrorista e membro (poi scomunicato) anch’egli della ‘Setta delle Ombre’ costringerà Wayne a indossare, dopo molto tempo, i panni di Batman; il rischio mortale delle nuove imprese allontanerà l’affascinante ed eccentrico miliardario dall’amico e mentore Alfred, e l’intreccio degli avvenimenti lo porrà al centro di una nuova e seducente alleanza con Selina Kyle, alias “Catwoman”, una talentuosa ladra dapprima interessata esclusivamente al proprio utile, guidata da un pragmatismo egoistico che solo in seguito, su ispirazione di Batman, si trasformerà in un fedele e convinto attivismo in difesa di Gotham.
L’appropriazione da parte di Bane e dei suoi mercenari di un reattore di energia pulita pericolosamente trasformato in una bomba nucleare costringerà Batman, esiliato in una prigione infernale in seguito a un duello con l’antagonista, a una corsa contro il tempo per salvare Gotham, piegata da un terribile regime dittatoriale spacciato per una giusta ‘restituzione della città ai suoi abitanti’; solo il sacrificio finale dell’eroe cittadino, il Cavaliere Oscuro, permetterà la salvezza della metropoli, concludendo (almeno apparentemente…) il ciclo cinematografico.
Tra esplosioni, inseguimenti ed effetti speciali Christopher Nolan dispiega nella propria pellicola un erudito percorso simbolico, proseguendo nella direzione di ricerca filosofica e approfondimento di temi già inaugurata ne “Il Cavaliere Oscuro”: Bane attacca la borsa di Gotham attraverso lo “smacchiatore”, per cancellare il valore delle azioni di borsa, e ‘azzerare’ debiti e ricchezze, impegnandosi in un’operazione cui avrebbe partecipato attivamente anche Tyler Durden di ‘Fight Club’; la ricerca di un ribaltamento di civiltà, il tentativo del ricambio di un’epoca segnata e oppressa da una malattia come il capitalismo, a cui si contrappone, come possibile cura, un regime di demagogico machismo e terrore gratuito fa da sfondo all’attaccamento viscerale verso valori immortali, quali l’onore, la giustizia, e la pietà, che Batman non smette mai di esercitare.
Ho esordito citando un’opera di Nietzsche: quando Bane libera i detenuti di Gotham, infrangendo la legge civile, quella delle classi sociali più alte, per imporre la legge del popolo, l’oclocrazia, il potere distruttivo e coercitivo della folla ruggente, si adopera per bruciare pubblicamente la foto di Harvey Dent demolendo, in un semplice ma potentissimo atto simbolico, l’idolo, il simbolo, e l’esempio della classe dominante precedente; l’azione contro culturale di Bane sviluppa uno scontro dialettico tra bene e male, vecchio e nuovo, passato e futuro, borghesia e proletariato, capitalismo e oclocrazia, che si configura come motore e motivo narrativo della pellicola.
La vera cifra ermeneutica di questo terzo capitolo è sapientemente esplicitata nel titolo: “The Dark Knight Rising”.
“Rising: aumento, crescita, tensione, ascesa.”
Fin dall’esordio del titolo, la pellicola si basa interamente sul movimento narrativo e spirituale dell’elevazione: Bruce Wayne varca i confini della mitologia configurandosi come moderna Fenice che muore nel fuoco della perdizione dopo la perdita della donna amata Rachel Dawson, dell’amico fidato Alfred, della Wayne Enterprises, dell’uso del proprio corpo (la gamba menomata) e infine del simbolo cui aveva consacrato l’esistenza intera, Batman, crudamente battuto e sconfitto nei sotterranei da Bane, per poi risorgere dalle ceneri, curata nell’animo, in nome della salvezza di Gotham.
Non a caso la prigione sahariana è un pozzo oscuro che promette luce solo dopo un’audace ascesa, una scalata, e sempre non a caso Batman punta dritto verso l’altezza del cielo a bordo della ‘Bat-wing’, carico della bomba nucleare pronta all’esplosione, per impedire la distruzione della sua città: la narrazione è continuamente e costantemente percorsa da questo movimento ascensionale che tinge i contorni della figura di Bruce Wayne/Batman di colori messianici, in quanto di fatto il Cavaliere Oscuro ‘risorge’ dalle tenebre della prigione per redimere l’umanità apparentemente disperata di Gotham.
Il film offre svariati punti di riflessione impossibili da esaurire dopo una sola visione; posso comunque affermare con certezza di essere di fronte a un ‘caso’ cinematografico destinato a fare storia negli anni successivi, in quanto, attraverso questi tre maestosi capitoli, Christopher Nolan ha conquistato un posto d’onore nel paradiso dei registi, dimostrando una profondità d’analisi e un’abilità narrativa tanto rara quanto preziosa.
D.
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