Da Amsterdam alla campagna francese per una vacanza romantica, bici sul portapacchi e qualche problema di coppia, il tragitto di Saskia Wagter e Rex Hofman si snoda tra autostrade e gallerie, giunge al capolinea in una stazione di servizio dove ad attenderli c'è l'insospettabile professore di chimica Raymond Lemorne. Preleva la ragazza, la narcotizza e la occulta nel suo casolare di campagna, dove non ci è dato saperlo. Rex cercherà l'adorata per tre lunghi anni, allucinato e distrutto, fin quando il gatto deciderà che il topo ha giocato a sufficienza con lui. Minimale e glaciale, girato con mano ferma dal sorprendende Sluizer ed arricchito da magistrali interpretazioni, è un film bilingue (francese/olandese) lento e metodico, non c'è spazio per l'intrattenimento dozzinale, solo intellettuale. E' un film per pochi, pochissimi. Si ammira incantati il gioco psicologico, attanagliati da un'angoscia in cui ci si può immedesimare per la sua semplicità. Violenza fredda ed una sottile brezza di sadismo attraversano una pellicola macchiata di brulle tinte estive, interessante il ricorso ossessivo al giallo/arancione nei dettagli. Probabilmente il più grande e sottovalutato Noir/Thriller di sempre, superato solo da Mulholland Drive sebbene appartengano a due sottogeneri completamente differenti. Evitare come la peste il remake targato Hollywood dello stesso regista, dove l'atmosfera è diluita come caffè americano e perfino l'agghiacciante finale è buttato alle ortiche del buonismo. Tarantino farà anni dopo, un omaggio esplicito proprio al finale originale, niente a che vedere ma la dice lunga sulla portata di questo capolavoro dimenticato. Parole al vento, è indescrivibile.
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