joker 91
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domenica 11 novembre 2012
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affleck autore
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Ben Affleck dimostra dopo l'ottimo The Town una capacità incredibile a livello registico,Affleck da attore e regista porta in scena un salvataggio grandioso realmente accaduto in Iran,il film gioca moltissimo sulla tensione,emozioni-specialmente nella parte finale dove ci si commuove inevitabilmente assieme al personaggio del nostro Ben,musiche sublimi ed attori secondari ottimi,specialmete il grande Goodman. Un film vicino allo stile registico del grande Eastwood,probabilmente gli Usa hanno scoperto un loro nuovo autore di punta
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turnaround
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domenica 11 novembre 2012
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grandi emozioni! bravo ben!
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Ben Affleck completa la sua rapidissima ascesa grazie ad un film strordinario! Argo è già di per sè una storia incredibile, ma come è narrata è eccellente. Sarà l'atmosfera drammatica, l'incredibile interpretazione del cast, la sceneggiatura impeccabile, o forse quell'ansia che sale sempre di più man mano che ci si avvicina all'epilogo, ogni cosa sembra perfetta. Voi poter trovare difetti, ma non credo ce ne siano. La cura quasi maniacale che si conferisce ad ogni singolo particolare consentirà al film di rimanere a lungo ricordato. Non è un film d'azione, ma l'adrenalina c'è, alcune scena sono da vedere in apnea, quanto si è presi dalla narrazione. Ogni obbiettivo è stato centrato, prevedo almeno 3 premi oscar, non manca nulla! Bravo Ben!
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lo stopper
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sabato 10 novembre 2012
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americani in fuga dall'iran di khomeini
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Una storia vera, perfetta per un film ad alta tensione.
Iran 1979. Lo scia’ Reza Pahlavi e’ scappato in America, l’ayatollah Khomeini ha preso il potere, e i suoi seguaci assaltano l’ambasciata degli Stati Uniti. Decine di impiegati statunitensi vengono sequestrati, ma in sei riescono a scappare e si rifugiano nella residenza dell’ambasciatore del Canada. Non possono uscire, ne’ tanto meno possono tentare di lasciare l’Iran, con le guardie della rivoluzione impegnate in una vera e propria caccia agli americani, colpevoli di avere sostenuto e appoggiato l’odiato regime dello scia’.
La Cia decide di riportare in patria i sei connazionali e incarica della missione un agente “esterno”, Tony Mendez, esperto nel recupero di ostaggi.
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Una storia vera, perfetta per un film ad alta tensione.
Iran 1979. Lo scia’ Reza Pahlavi e’ scappato in America, l’ayatollah Khomeini ha preso il potere, e i suoi seguaci assaltano l’ambasciata degli Stati Uniti. Decine di impiegati statunitensi vengono sequestrati, ma in sei riescono a scappare e si rifugiano nella residenza dell’ambasciatore del Canada. Non possono uscire, ne’ tanto meno possono tentare di lasciare l’Iran, con le guardie della rivoluzione impegnate in una vera e propria caccia agli americani, colpevoli di avere sostenuto e appoggiato l’odiato regime dello scia’.
La Cia decide di riportare in patria i sei connazionali e incarica della missione un agente “esterno”, Tony Mendez, esperto nel recupero di ostaggi. Ci vuole pero’ un’idea per far uscire i sei americani dall’Iran, magari facendoli passare per canadesi, e Mendez propone: far finta di preparare un film e spacciare gli americani per una troupe cinematografica al lavoro per individuare le location per il lungometraggio. Il finto film si chiamera’ “Argo”, e, d’accordo con un produttore e con un creatore di effetti speciali, il progetto viene presentato ufficialmente ad Hollywood a tutta la stampa internazionale. Mendez parte per Teheran con sette passaporti (il suo e gli altri da consegnare ai connazionali bloccati), e sei cartelle con tutte le istruzioni necessarie per far prendere nuove identita’ ai fuggitivi. L’agente segreto dovra’ lottare con la paura delle persone che vuole riportare in patria e anche con un cambio di programma da parte dell’intelligence americano, ma riuscira’ a trasmettere coraggio e fiducia alle persone che a lui sono state affidate.
Il film e’ girato molto bene, il ritmo e’ incalzante, e la storia inchioda lo spettatore alla poltrona. La tensione sale velocemente e il clima di violenza che imperversa nelle strade della capitale iraniana si fonde con la paura dei protagonisti, che rischiano non solo la cattura, ma anche il linciaggio da parte di una folla di dimostranti anti-americani.
Ben Affleck e’ bravo come regista, ma e’ pessimo come attore. Nonostante il look anni Settanta che gli dona molto, il suo Tony Mendez non riesce a cambiare espressione neanche nelle situazioni piu’ drammatiche. Abbastanza convincenti i sei fuggitivi. Bravissimo, come al solito, John Goodman, nei panni di John Chambers, creatore di effetti speciali, mentre Lester Siegel, produttore di ‘Argo’ interpretato da Alan Arkin, viene quasi storpiato da un doppiaggio assolutamente inadatto, a dir poco “stonato”.
Argo e' comunque un bel film, dotato di una sceneggiatura essenziale e con dialoghi mai banali. Era comunque difficile fare un brutto film da una storia cosi' affascinante e drammatica.
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enzo70
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sabato 10 novembre 2012
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affleck studia da clint
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Davvero bello questo film di Ben Affleck, la trasposizione cinematografica di una storia vera. É il 1980 e Khomeyni lascia il melo di Parigi ed approda a Teheran per dare vita alla rivoluzione iraniana. Lo scià di Persia, il nome dell'Iran prima degli eventi di quegli anni, é costretto ad abbandonare il Paese. Aveva trucidato negli anni prima centinaia di migliaia di oppositori politici. Khomeyni farà la stessa cosa, assassinando i collaboratori del deposto sciá. Corsi e ricorsi storici. Gli Stati Uniti erano il principale sostenitore del governo dello Sciá e lo stesso si era rifugiato subito dopo a rivoluzione a Parigi sotto copertura degli Usa e della Nato.
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Davvero bello questo film di Ben Affleck, la trasposizione cinematografica di una storia vera. É il 1980 e Khomeyni lascia il melo di Parigi ed approda a Teheran per dare vita alla rivoluzione iraniana. Lo scià di Persia, il nome dell'Iran prima degli eventi di quegli anni, é costretto ad abbandonare il Paese. Aveva trucidato negli anni prima centinaia di migliaia di oppositori politici. Khomeyni farà la stessa cosa, assassinando i collaboratori del deposto sciá. Corsi e ricorsi storici. Gli Stati Uniti erano il principale sostenitore del governo dello Sciá e lo stesso si era rifugiato subito dopo a rivoluzione a Parigi sotto copertura degli Usa e della Nato. Per rappresaglia il regime iraniano aveva imprigionato i 54 dipendenti dell'ambasciata statunitense a Teheran. Ma non erano tutti, ne mancavano sei. Ma per quanto riguarda la storia, vedete il film, le anticipazioni servono a poco, quanto detto basta. Serve invece sapere che se la storia é davvero interessante, straordinaria é la capacità di Affleck di dare ampio respiro al film, con una regia perfetta e con un cast meraviglioso. Straordinaria la scena finale dell'esodo verso l'Iraq, chi conosce la storia ne comprende il rpofondo significato. E l'America che vince non é quella della Cia, ma quella degli uomini che ne fanno parte. Niente Rambo o Mercenari. Come ho detto nel titolo, Affleck sembra andare nella direzione tracciata da Clint Eastwood. Film da non perdere assolutamente.
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m.barenghi
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sabato 10 novembre 2012
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“alla ricerca della storia perduta”
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"Argo",la terza fatica di Affleck alla regia, racconta dell'avventurosa "esfiltrazione" di 6 funzionari dell'ambasciata USA a Teheran, rifugiatisi presso l'Ambasciatore canadese durante l'assalto alla sede diplomatica da parte degli studenti khomeinisti nel 1980, all'indomani della caduta dello Shah e della sua fuga negli States: gli insorti ne chiedevano l'estradizione - non concessa dal governo Carter - in cambio del rilascio degli altri ostaggi catturati durante il raid.
Il film prende dunque lo spunto da un fatto reale, sul quale il regista prende una posizione opposta a quella dell'amministrazione fin dalle parole introduttive che ripercorrono le travagliate relazioni fra USA e medio oriente.
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"Argo",la terza fatica di Affleck alla regia, racconta dell'avventurosa "esfiltrazione" di 6 funzionari dell'ambasciata USA a Teheran, rifugiatisi presso l'Ambasciatore canadese durante l'assalto alla sede diplomatica da parte degli studenti khomeinisti nel 1980, all'indomani della caduta dello Shah e della sua fuga negli States: gli insorti ne chiedevano l'estradizione - non concessa dal governo Carter - in cambio del rilascio degli altri ostaggi catturati durante il raid.
Il film prende dunque lo spunto da un fatto reale, sul quale il regista prende una posizione opposta a quella dell'amministrazione fin dalle parole introduttive che ripercorrono le travagliate relazioni fra USA e medio oriente. Non sarà mai però verificabile fino a che punto la storia ricostruita nel film collimi veramente con gli eventi reali, dato che l'operazione fu immediatamente "derubricata" dalla CIA: questa si inventò un film da girare in Iran, con staff interamente canadese, che servirà da pretesto per atterrare nel paese ed avviare l'emozionante recupero dei 6 rifugiati. Ne risulta un'opera carica di suspence, intelligentemente autoironica ("..come faccio a trasformarmi in un regista? "Qualunque fesso lo può fare in una notte!"), e metalinguistica, ben recitata, ottimamente ricostruita ed estremamente godibile. Bellissima, su tutte, la citazione dei "predatori" di Spielberg quando -al termine della missione- il copione del film mai girato verrà sepolto, al pari dell'arca perduta, nei meandri degli immensi ed impenetrabili archivi dei servizi, per non rivedere mai più la luce. Non da ultimo, il film inverte il percorso tracciato dal regista nel film precedente, nel cui finale il protagonista sceglie sventuratamente la via della legalità anziché quella del buon senso.
"Argo" non è però solo pregi: i limiti stanno proprio, a mio avviso, nella veridicità della vicenda, da cui deriva l'ineludibile confronto con le contraddizioni della politica estera USA: Così non è conciliabile il trattamento inflitto a Mossadeq nel '48 con la "esportazione della democrazia" dei nostri anni, fatta a suon di armi e torture nelle carceri di Abu Ghraib. Altrettanto non si comprende bene con che faccia sia stata richiesta a Kabul la consegna di Bin Laden dopo aver negato e Teheran quella di Pahlavi. Ma parliamo di cinema, non di politica, perchè qui ciascuno la pensi pure come crede: ma, proprio parlando del film, risulta troppo netto e quindi poco credibile il contrasto fra l'eroica e buonistica efficienza occidentale e l'isterica follia collettiva, quasi caricaturale, dei Pasdaran.
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renato volpone
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venerdì 9 novembre 2012
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liberate gli ostaggi
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É il 1979 e lo Scià lascia l'Iran per rifugiarsi negli Stati Uniti. I rivoluzionari di Teheran attaccano l'ambasciata statunitense facendo irruzione. Sei cittadini americani fuggono dal palazzo e si rifugiano all'ambascata canadese. Un uomo dei servizi segreti americani viene incaricato di raggiungere Teheran e di farli fuggire, per farlo trasforma tutti in una troupe cinematografica. Il soggetto é sicuramente interessante ed avvincente, ma visto forse un po' troppo dal punto di vista americano, esaltando i valori della patria, della famiglia e della libertà puó convincere un pubblico da mass media, ma non spettatori piu attenti. Per fare questo la sceneggiatura si perde in tempi troppo lunghi, toglie spazio alla suspence e disegna gli Iraniani come un popolo un po' troppo superficiale.
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É il 1979 e lo Scià lascia l'Iran per rifugiarsi negli Stati Uniti. I rivoluzionari di Teheran attaccano l'ambasciata statunitense facendo irruzione. Sei cittadini americani fuggono dal palazzo e si rifugiano all'ambascata canadese. Un uomo dei servizi segreti americani viene incaricato di raggiungere Teheran e di farli fuggire, per farlo trasforma tutti in una troupe cinematografica. Il soggetto é sicuramente interessante ed avvincente, ma visto forse un po' troppo dal punto di vista americano, esaltando i valori della patria, della famiglia e della libertà puó convincere un pubblico da mass media, ma non spettatori piu attenti. Per fare questo la sceneggiatura si perde in tempi troppo lunghi, toglie spazio alla suspence e disegna gli Iraniani come un popolo un po' troppo superficiale. Pur condivisibile, il film traccia una pagina di storia non delineandone tutti i contorni e, anche se riesce a coinvolgere lo spettatore che si affeziona al protagonista, segna evidenti, voluti, grandi spazi di innocente banalità e leggerezza. In pratica un Texas walker del medio oriente.
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[+] sincero
(di johnny1988)
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antonio montefalcone
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venerdì 9 novembre 2012
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la storia ha bisogno del cinema!
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Alla sua terza regia Ben Affleck ci regala un’opera matura e intelligente. Riuscito thriller dal ritmo mozzafiato, ricco di tensione e adrenalinica azione, fuso col dramma storico-politico, realistico e avvincente, nonché con un’autoironica satira su Hollywood e un sincero amore per il cinema, “Argo” tiene in armonia questi generi per raccontare un’importante pagina di Storia tramite lo spettacolo più coinvolgente. Cambiando registro senza rovinare gli aspetti della trama, dosa con equilibrio la complessità della cronaca scomoda con l’inno al cinema come fonte di libertà umana, la tragedia intimistica dei personaggi con l’ironia, il senso di un mondo sempre più disincantato e ferito da guerre e rancori con un altro che si nutre della leggerezza di sogni e illusioni (non solo filmiche), proprio come il significativo protagonista, forte di valori e ideali e coerentemente di uno strumento di positiva persuasione e speranza che è il cinema.
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Alla sua terza regia Ben Affleck ci regala un’opera matura e intelligente. Riuscito thriller dal ritmo mozzafiato, ricco di tensione e adrenalinica azione, fuso col dramma storico-politico, realistico e avvincente, nonché con un’autoironica satira su Hollywood e un sincero amore per il cinema, “Argo” tiene in armonia questi generi per raccontare un’importante pagina di Storia tramite lo spettacolo più coinvolgente. Cambiando registro senza rovinare gli aspetti della trama, dosa con equilibrio la complessità della cronaca scomoda con l’inno al cinema come fonte di libertà umana, la tragedia intimistica dei personaggi con l’ironia, il senso di un mondo sempre più disincantato e ferito da guerre e rancori con un altro che si nutre della leggerezza di sogni e illusioni (non solo filmiche), proprio come il significativo protagonista, forte di valori e ideali e coerentemente di uno strumento di positiva persuasione e speranza che è il cinema. Affleck restituisce l’umanità del suo Tony, così solo e dedito all’amore per la patria e la famiglia, così volenteroso di credere nella riuscita di un’idea azzardata da lottare costantemente contro dilemmi morali, inquietudini e tormenti, paure di sbagliare e sensi di responsabilità.
Senza forzature o enfasi, ma con nobili intenti che fanno perdonare la lieve retorica patriottica e una convenzionalità di fondo, la regia sposa benissimo l’asciutta, intensa e solida sceneggiatura dal taglio documentaristico e rispettosa delle tensioni di entrambi gli schieramenti. Con toni sobri e ironici e la forza del rigore etico, riesce ad amalgamare all’azione delle sequenze iniziali e finali le sofferte vene intimistiche dei personaggi, e regalare anche sferzate satiriche sul mondo di Hollywood (memorabili qui Goodman e Arkin).
La pellicola di Affleck, diverte, emoziona, ricorda i film impegnati di Lumet e Pollack, lancia interessanti riflessioni (il passato specchio del presente nelle crisi di Stati che minacciano i rapporti internazionali) ed è di ottima fattura: attenzione ai dettagli e messa in scena curata, eleganza stilistica e confezione di classe. Notevole anche l’efficace ritratto degli anni ‘70 nella sua convincente estetica; il valido cast ben diretto; la fotografia che passa dai toni caldi e sgranati dell’Iran a quelli solari di Hollywood e a quelli freddi della CIA; il sapiente montaggio che inserisce anche didascalici filmati di repertorio e fumetti all’interno della pellicola; le musiche rock evocative del periodo; le cupe atmosfere che colgono i sentimenti dei personaggi e di quegli anni; gli imperdibili titoli di coda. Ma è nel gioco degli intrighi e delle apparenze che si svela il senso ultimo dell’opera.
“Argo” è metafora del meccanismo del cinema che sfrutta la finzione nei e dei film per dare loro l’apparenza del reale. Meccanismo applicato anche dalla realtà dell’evento storico che la pellicola racconta. Il fascino di “Argo” è in questo interscambiabile rapporto «realtà – finzione» (dove il finto passa per reale, e il fatto storico è talmente incredibile e surreale da sembrare finzione, fantasia filmica) e soprattutto nell’elogio del potere della finzione (questa non soltanto produce l’illusione del reale, ma riesce anche a manipolare e trasformare la nostra realtà).
E alla fine ci ricorda che i film, veri o falsi che siano, attraverso le loro finzioni, non soltanto hanno fatto la storia del cinema, ma anche modificato e salvato, dal di dentro, fatti ed eventi della nostra Storia.
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fabris piermaria
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venerdì 9 novembre 2012
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argo, una piacevole sorpresa
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Iran, 1979, i rivoluzionari dell'Ayatollah Khomeyni irrompono nell'ambasciata americana e prendono in ostaggio 52 persone membre del corpo diplomatico. Solamente sei funzionari riusciranno a scappare e rifugiarsi nella casa dell'ambasciatore canadese. Il governo americano in collaborazione con quello del Canda (passerà alla storia con il nome di Canadian caper) attueranno una strategia per far rimpatriare i fuggitivi. L'agente CIA Tony Mendez, interpretato da Ben Affleck, organizza un piano di fuga, fingendo che i sei siano una troupe cinematografica canadese che deve compiere dei sopralluoghi in Iran per la realizzare un film fantascentifico di nome Argo. Tutto sarà molto più credibile grazie all'aiuto di due personaggi hollywoodiani: il truccatore premio Oscar John Chambers e il produttore dalla battuta pronta e la grande esperienza Lester Siegel, interpretati perfettamente da John Goodman e Alan Arkin.
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Iran, 1979, i rivoluzionari dell'Ayatollah Khomeyni irrompono nell'ambasciata americana e prendono in ostaggio 52 persone membre del corpo diplomatico. Solamente sei funzionari riusciranno a scappare e rifugiarsi nella casa dell'ambasciatore canadese. Il governo americano in collaborazione con quello del Canda (passerà alla storia con il nome di Canadian caper) attueranno una strategia per far rimpatriare i fuggitivi. L'agente CIA Tony Mendez, interpretato da Ben Affleck, organizza un piano di fuga, fingendo che i sei siano una troupe cinematografica canadese che deve compiere dei sopralluoghi in Iran per la realizzare un film fantascentifico di nome Argo. Tutto sarà molto più credibile grazie all'aiuto di due personaggi hollywoodiani: il truccatore premio Oscar John Chambers e il produttore dalla battuta pronta e la grande esperienza Lester Siegel, interpretati perfettamente da John Goodman e Alan Arkin. All'entrata in sala ero molto scettico su questo film pensando che fosse la classica "americanata" con fini prettamente propagandistici; mi sono dovuto ricredere. Il film scorre molto bene, mantenendo la suspence e creando un'atmosfera molto realistica. La cura del particolare e dei dialoghi è quasi maniacale e permette una ricostruzione fedele e credibile della vicenda, sebbene con alcune forzature stilistiche nel finale che non rovinano l'impianto corale del film. Gli attori sono tutti perfettamente nella parte e nessuno sembra fuori posto. Menzione speciale per Ben Affleck, che ci offre una prova di attore magistrale, ma a mio parere ancor di più da regista consumato.
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[+] affleck prova magistrale?!...
(di derriev)
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paolo bisi
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venerdì 9 novembre 2012
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la conferma definitiva di affleck
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A Teheran, nel 1979, in seguito alla caduta dello Scià, i rivoluzionari con un'azione violenta occupano l'ambasciata americana. Sei cittadini statunitensi riescono a scappare, trovando rifugio presso la casa dell'ambasciatore canadese, ma è solo questione di tempo prima che vengano trovati. La CIA, con un'idea geniale dell'esperto di esfiltrazione Tony Mendez, finge la produzione di un film fantascientifico, "Argo", per riportare a casa i sei "prigionieri". Dopo l'ottimo "The Town", da Ben Affleck ci si attendeva la consacrazione definitiva. E' arrivata grazie a un film complesso, nella regia e nei contenuti, capace di far coesistere più generi e stili.
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A Teheran, nel 1979, in seguito alla caduta dello Scià, i rivoluzionari con un'azione violenta occupano l'ambasciata americana. Sei cittadini statunitensi riescono a scappare, trovando rifugio presso la casa dell'ambasciatore canadese, ma è solo questione di tempo prima che vengano trovati. La CIA, con un'idea geniale dell'esperto di esfiltrazione Tony Mendez, finge la produzione di un film fantascientifico, "Argo", per riportare a casa i sei "prigionieri". Dopo l'ottimo "The Town", da Ben Affleck ci si attendeva la consacrazione definitiva. E' arrivata grazie a un film complesso, nella regia e nei contenuti, capace di far coesistere più generi e stili. In particolare emergono il filone storico-drammatico nella parte iniziale, quello della american comedy nella parte centrale e quello drammatico-d'azione nella parte conclusiva. Specialmente nella prima parte, se vogliamo quella più difficile da raccontare, Affleck esprime tutto il suo potenziale visivo, con inquadrature particolari e sempre attente a proporre allo spettatore il suo punto di vista e quello dei personaggi, utilizzando in modo quasi ossessivo il montaggio e i primi piani. Nella seconda parte il film diventa di più facile interpretazione, ma, con grande merito, senza cadere in basso.
Più però che per la regia, di cui le qualità si erano già notate in passato, è sorprendente la prova d'attore di Ben Affleck, che trova in Tony Mendez il personaggio ideale per esprimere tutta la sua malinconia e profondità, evidente soprattutto nei rapporti col figlioletto e la moglie. Insomma, per concludere, un film di una grande solidità, in tutti i sensi, che lancia definitivamente Ben Affleck tra i migliori registi americani in attività.
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gabriele.vertullo
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giovedì 8 novembre 2012
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cinema e politica: il salto di qualità di affleck
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Ben Affleck con il suo terzo film da regista segna l’ennesimo salto di qualità, mostrandoci un film di eccezionale consapevolezza e maturità, poiché questa volta l’attore-regista si immerge in una vicenda storica tesa e bollente, dimostrando prima una notevole disinvoltura e perizia registica, poi una prova attoriale più convinta e convincente rispetto a sue precedenti interpretazioni.
Iran 1979: dopo 23 anni di governo spietato e oppressivo il leader politico posto ai vertici dagli anglo-americani (per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi locali) viene spodestato dal popolo affamato e umiliato. La situazione si complica quando gli Stati Uniti offrono asilo all’ex-leader fuggitivo, così il popolo decide di assalire ed espugnare l’ambasciata americana a Teheran; sei diplomatici, vistisi in pericolo, fuggono segretamente e trovano rifugio in casa dell’ ambasciatore canadese.
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Ben Affleck con il suo terzo film da regista segna l’ennesimo salto di qualità, mostrandoci un film di eccezionale consapevolezza e maturità, poiché questa volta l’attore-regista si immerge in una vicenda storica tesa e bollente, dimostrando prima una notevole disinvoltura e perizia registica, poi una prova attoriale più convinta e convincente rispetto a sue precedenti interpretazioni.
Iran 1979: dopo 23 anni di governo spietato e oppressivo il leader politico posto ai vertici dagli anglo-americani (per lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi locali) viene spodestato dal popolo affamato e umiliato. La situazione si complica quando gli Stati Uniti offrono asilo all’ex-leader fuggitivo, così il popolo decide di assalire ed espugnare l’ambasciata americana a Teheran; sei diplomatici, vistisi in pericolo, fuggono segretamente e trovano rifugio in casa dell’ ambasciatore canadese. La C.I.A. decide di farli tornare tempestivamente in patria, prima che si scopra la loro fuga. La soluzione più folle, ma funzionale, sembra quella proposta da Tony Mendez (Ben Affleck): imbastire una grandiosa, ma inesistente, produzione fantascientifica (intitolata appunto Argo) da girarsi in medio Oriente, e inserire i 6 cittadini americani latitanti a capo della troupe cinematografica. Il tutto raccontato con avvincenti scene di estrema tensione, stemperate e impreziosite sistematicamente da battute argute e intelligenti; si ride tanto, ma mai banalmente (cosa eccezionale nella cinematografia odierna).
Nonostante quel 1979 Argo è una storia dal respiro quanto mai attualissimo, supportato e inserito in un periodo storico in cui quelle medesime circostanze si sono ripresentate in un passato tutt’altro che remoto. Ciò che dal punto di vista storico-politico lo rende ancora più interessante e solido è il fatto che viene trattata la genesi della velenosa e radicale conflittualità tra gli Stati Uniti D’ America e l’Iran, questione quanto mai fondamentale nell’attualità mondiale. Ben Affleck oltre a compiere una rigorosa ricostruzione storica e una scrupolosa cura dei dettagli, attua un processo ben più complesso di continuo scambio e costante rifrazione tra passato e presente, con ragguardevole sapienza ed efficacia. Il giudizio complessivo che traspare è uno scenario obiettivamente senza nazioni giuste e legittimate, con un America più cinica che latrice di ideali di libertà e civiltà.
Una componente strutturale e rilevante all’interno del film è il ruolo e l’immagine del cinema e dell’industria cinematografica. Innestato come strumento di fuga e liberazione, assume significati altri e più ampi, analizzato e presentato in tutte le sue sfaccettature. In Argo “Hollywood” scende dall’Olimpo, esclusa è ogni ingenua e gratuita esaltazione, ma viene proiettata su un piano decisamente più realistico e autoironico, svelando tutte le contraddizioni e le bizzarrie che si celano dietro a un mondo che fa della simulazione la sua forza.
Il film si muove tra il dramma, la commedia, il thriller politico e il genere spionistico, in una cornice dal gusto fantascientifico; Argo non è (solo) questo, ma la storia di un uomo, che prima della fedeltà alla patria, crede nei valori a negli affetti originari della famiglia e dell’amore. Se l’operazione Argo è ormai un tassello della storia americana, c’è da essere sicuri che anche il film Argo non passerà inosservato.
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