Argo |
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Un film di Ben Affleck.
Con Ben Affleck, Bryan Cranston, Alan Arkin, John Goodman, Victor Garber.
continua»
Titolo originale Argo.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 120 min.
- USA 2012.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 8 novembre 2012.
MYMONETRO
Argo
valutazione media:
3,54
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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MentirediFeedback: 1306 | altri commenti e recensioni di |
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martedì 16 aprile 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Argo di Ben Affleck [Mentire] 7/10 Mentire è un’arte; talvolta una necessità. Per la CIA è un’abitudine e dissimulare fa parte del corredo di ogni agente e della struttura stessa. L’Agenzia e Hollywood sono addirittura l’essenza stessa della menzogna e, uniti per necessità, riuscirono (nel 1980) a concludere un capolavoro. Non un film, ma una reale missione impossibile. Questo narra Argo di Ben Affleck ovvero di come un agente (Tony Mendez) riuscì a salvare sei ostaggi prigionieri a Teheran ai tempi della rivoluzione khomeynista nel 1979. Lo scià Reza Pahlavi ripara negli Stati Uniti e, benché prossimo a morire di cancro, è preteso in patria per un processo e una sicura impiccagione. Gli Usa non cedono, il mondo tentenna, i rivoluzionari in Iran e sotto le ambasciate americane protestano; i civili e i diplomatici fuggono da un paese diventato insicuro e controllato dalle forze rivoluzionarie fondamentaliste. L’ambasciata americana in Iran è invasa dalla folla urlante; 52 addetti e diplomatici sono presi in ostaggio, sei passano fortunosamente all’ambasciata canadese. Vi resteranno mesi. Intanto la CIA studia un piano per la loro liberazione e tra le tante stravaganti proposte –tutte saggiamente rifiutate dai cervelli dell’Intelligence e dai politici – vince la più assurda: trasformare i sei ostaggi in una troupe del cinema. L’idea dell’agente Tony Mendez vince perché la macchina della menzogna (se il cinema è menzogna Hollywood è la patria della bugia) è più efficiente della verità diplomatica o della forza militare (entrambe già fallite). Mentire è più saggio che affrontare con la determinatezza della politica (internazionale) e con vero senso di responsabilità un caso diplomatico e umano che rischia di far esplodere una guerra. In breve tempo la produzione del “film” parte secondo la prassi consueta e con la diffusione delle indispensabili informazioni (fasulle) che depisteranno i servizi segreti iraniani. Si cercano e si trovano lo sceneggiatore, il produttore, il produttore esecutivo che si divertono come matti a fingere di fare (dunque a mentire) un finto film. La CIA e la politica si perdono in discussioni e tutto rischia di andare all’aria: come spesso succede nella preparazione di un film, come sempre succede nella vita vera. Ben Affleck, qui alla sua terza prova di regista (dopo “Gone Baby Gone”, 2007 e “The Town”, 2010) dimostra grandi capacità di narratore e sa creare la giusta tensione (non eccessiva perché il finale è ovvio) semmai punta l’obbiettivo (fotografia Rodrigo Prieto) sull’ambiente iraniano già martoriato dalla lotta rivoluzionaria. Paese semidistrutto, povero, presidiato da soldati armati, controllato dalle spie. Il montaggio di “Argo” (William Goldenberg) è la vera forza del film e sviluppa il racconto a sezioni parallele dando forza alla lunga preparazione del piano (in America) e ritmando (la vicenda e la sua rappresentazione hanno tempi quasi simili) la parte finale della fuga. Tuttavia, nell’insieme, “Argo” è un film tradizionale ben costruito, interpretato con misura da professionisti, senza esagerazioni. È stato definito un film di “destra” ma forse è più corretto definirlo “conservatore” di quei valori molto americani come l’obbedienza, il senso del dovere e del sacrificio, la superiorità su tutti. Eppure non è privo di ironia e di qualche critica al sistema, al campionario umano desolante (politici, agenti e persino qualche ostaggio), alla protezione ostinata dei fatti e alla obbligatoria segretezza (la vicenda resterà ignota per un paio di decenni). L’America è sempre Dio e la CIA resta il suo profeta. Argo è un film che supera la cronaca dei fatti per raccontare un brandello di storia esemplare mettendo in evidenza il sistema della menzogna di Stato anche se, mentendo, talvolta si fa esplodere la verità, dopo trent’anni.
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