derriev
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martedì 13 novembre 2012
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un action thriller, nulla di più
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"Argo" è basato su una storia vera, con una trama quasi incredibile.
In questo senso non si discosta molto da pellicole come "Ocean's eleven", nell'idea di proporre sfide incredibili a questioni ardite.
La trama: fine anni settanta.
America ed Iran entrano in conflitto; sei americani sono bloccati in Iran e nascosti nell'ambasciata canadese. Per liberarli si architetta un singolare e ardito espediente.
"Argo" ha un taglio da classico action thriller, non ci si faccia ingannare dall'aria documentaristica, dall'impianto storicistico: è solo cornice.
Dopo i necessari rimandi al contesto dell'epoca, territoriali e cronachistici, il film è in sostanza un "Ocean's eleven" riadattato. Nessuna riflessione politica, etica o di altro tipo; con i buoni da una parte ed i cattivi dall'altra.
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"Argo" è basato su una storia vera, con una trama quasi incredibile.
In questo senso non si discosta molto da pellicole come "Ocean's eleven", nell'idea di proporre sfide incredibili a questioni ardite.
La trama: fine anni settanta.
America ed Iran entrano in conflitto; sei americani sono bloccati in Iran e nascosti nell'ambasciata canadese. Per liberarli si architetta un singolare e ardito espediente.
"Argo" ha un taglio da classico action thriller, non ci si faccia ingannare dall'aria documentaristica, dall'impianto storicistico: è solo cornice.
Dopo i necessari rimandi al contesto dell'epoca, territoriali e cronachistici, il film è in sostanza un "Ocean's eleven" riadattato. Nessuna riflessione politica, etica o di altro tipo; con i buoni da una parte ed i cattivi dall'altra.
Questo giustifica la sceneggiatura tagliata con l'accetta, i protagonisti appena abbozzati con la CIA dipinta come una congrega di buontemponi, le battute a chiusura scene che così divengono piccoli sketch…
E certo... bisogna anche accettare l'espressione imbalsamata del protagonista, un Ben Affleck che forse ha la "giustifica" nel dover rappresentare uno specialista dai nervi di acciaio, o forse nel fatto di essere anche il regista del film.
Così, con il pretesto di una ricostruzione storica, si confeziona un discreto action thriller, che ha il merito di incollare alla poltrona nelle tese scene finali, fino a quella in aeroporto viziata da un dubbio per lo spettatore… è plausibile che un canadese che dichiara di essere lì da pochi giorni parli perfettamente la lingua iraniana Parsi?… Ma se è andata davvero così...
Un discreto docu-thriller.
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flyanto
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martedì 13 novembre 2012
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la vera storia della liberazione di un gruppo di a
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Film tratto da una storia vera in cui un agente della Cia, attraverso l'espediente di girare un film fantascientifico intitolato 'Argo' , deve riportare negli Usa un piccolo gruppo di connazionali presi in ostaggio a Teheran dopo la fuga dal paese negli Stati Uniti dello Scia' di Persia. Ben Affleck qui, nel duplice ruolo di attore e di regista, racconta in modo rigoroso tutte le peripezie e gli ostacoli della delicata e pericolosa operazione che hanno portato alla fine alla liberazione dei suddetti prigionieri, rappresentando fedelmente sullo schermo l' epoca a cavallo tra gli anni '70 e gli anni '80 e creando nell' insieme un'opera ben strutturata, ben diretta e ricca di tensione. Da evidenziare in maniera particolare la scena piena di suspense del decollo dall' aeroporto iraniano.
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Film tratto da una storia vera in cui un agente della Cia, attraverso l'espediente di girare un film fantascientifico intitolato 'Argo' , deve riportare negli Usa un piccolo gruppo di connazionali presi in ostaggio a Teheran dopo la fuga dal paese negli Stati Uniti dello Scia' di Persia. Ben Affleck qui, nel duplice ruolo di attore e di regista, racconta in modo rigoroso tutte le peripezie e gli ostacoli della delicata e pericolosa operazione che hanno portato alla fine alla liberazione dei suddetti prigionieri, rappresentando fedelmente sullo schermo l' epoca a cavallo tra gli anni '70 e gli anni '80 e creando nell' insieme un'opera ben strutturata, ben diretta e ricca di tensione. Da evidenziare in maniera particolare la scena piena di suspense del decollo dall' aeroporto iraniano. Da sottolineare inoltre la bravura di Affleck qui, forse, superiore come regista che come attore.
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spike
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lunedì 12 novembre 2012
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riecco la new hollywood
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Ottimo film per Ben Affleck che si conferma un cavallo di razza del cinema americano. La sua dote principale rimane quella di saper scegliere gran bei soggetti da portare sullo schermo: 'Gone Baby Gone', 'The Town' ed ora 'Argo'. Avanti così.
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alien46
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lunedì 12 novembre 2012
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magnifico
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Affleck da attore modesto,comincia con la ottima regia con "Gone baby Gone". Oggi con Argo, Affleck si afferma come regista superbo.
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jonnie
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lunedì 12 novembre 2012
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non serve esagerare per fare un buon film
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Ho trovato il film ben fatto ed equlibrato, la trama seppur semplice coinvolge chiunque, come non potrebbe? Chi non si metterebbe nei panni degli ostaggi? Gente normale, semplici impiegati che si trovano immischiati in un problema più grande di loro, una storia commovente. Non mancano scene intense come la fuga finale durante la quale il pathos crescente fa quasi saltare sui seggiolini della sala (almeno, io ho saltellato), l'atteso respiro di sollievo finale conclude la storia. Ci si rende conto di aver visto un bel film quando ci si accorge che non c'è bisogno di effetti speciali galattici o un cast stellare per esserne coinvolti. Un film pulito, equilibrato, uno dei migliori che ho visto negli ultimi mesi.
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donni romani
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lunedì 12 novembre 2012
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azione ed impegno in perfetto equilibrio
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Solido film d'azione, perfetta ricostruzione di un'epoca, intensa denuncia storica. Argo è un concentrato dei migliori stilemi di questi generi, e anche di molti altri, perchè non manca la suspence nei momenti topici, non manca la battuta ad effetto dei fool shakesperiani resi magistralmente da due gigioni come John Goodman e Alan Arkin, non manca l'emozione liberatoria nel classico finale da "arrivano i nostri" - poco conta che non siano eserciti a cavallo a salvare i protagonisti ma una prenotazione aerea - resta la sensazione di film saldamente ancorato a quel classico impianto narrativo che da sempre sorregge i migliori film statunitensi che raccontano con orgoglio la loro capacità operativa.
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Solido film d'azione, perfetta ricostruzione di un'epoca, intensa denuncia storica. Argo è un concentrato dei migliori stilemi di questi generi, e anche di molti altri, perchè non manca la suspence nei momenti topici, non manca la battuta ad effetto dei fool shakesperiani resi magistralmente da due gigioni come John Goodman e Alan Arkin, non manca l'emozione liberatoria nel classico finale da "arrivano i nostri" - poco conta che non siano eserciti a cavallo a salvare i protagonisti ma una prenotazione aerea - resta la sensazione di film saldamente ancorato a quel classico impianto narrativo che da sempre sorregge i migliori film statunitensi che raccontano con orgoglio la loro capacità operativa. L'azione si svolge in Iran, 1979, subito dopo la fuga dello Scia Pahlavi negli Stati Uniti. Khomeyni sale al potere, la popolazione insorge e prende d'assalto l'ambasciata statunitense a Teheran sequestrando più di sessanta persone fra impiegati ed ospiti. Solo sei diplomatici riusciranno a fuggire e a rifugiarsi temporaneamente a casa dell'ambasciatore canadese. Come riportarli a casa è la domanda che tormenta ministri e statisti, finchè non si decide di coinvolgere la Cia e in particolare l'agente Tony Mendez, esperto di situazioni critiche. L'idea che Mendez proporrà agli scettici politici è tanto strampalata che finisce per essere accettata: inventare la realizzazione di un film di fantascienza - Argo appunto - per giustificare l'entrata e soprattutto l'uscita di cittadini occidentali da Teheran. Un regista disincantato e un Premio Oscar per gli effetti speciali saranno il trait d'union fra Hollywood e la Cia per rendere l'idea più credibile possibile. Mendez va a Teheran, fa imparare ai sei diplomatici le parti che dovranno interpretare - registi, produttori, locations manager e operatori di ripresa che non sanno neanche tenere in mano un esposimetro - e in un crescendo di colpi di scena e di tensione degni di un thriller riuscirà a far rientrare i sei in patria, salvo dover restituire la medaglia al valore che gli verrà assegnata perchè l'operazione verrà secretata e gli Stati Uniti non figureranno come partecipanti all'azione, lasciando che siano i canadesi a prendersi tutto il merito, per non rischiare di mettere in pericolo i rimanenti ostaggi che verranno rilasciati solo dopo 444 giorni di prigionia. Sarà solo con la presidenza Clnton che i fatti verranno resi noti a livello inernazionale. Storia più cinematografica non si poteva trovare per costruire un film che raccontasse la storia ma anche il cinema, che svelasse gli intrighi politici ma anche la passione degli uomini che agiscono nel silenzio e nel buio dello spionaggio, che facesse spettacolo con personaggi quasi surreali per l'entusiasmo con cui partecipano ad un'azione del genere come se fosse un gioco - o un vero film . Attori perfettamente in parte, con Ben Affleck nel doppio ruolo di regista ed attore che regala al suo Tony Mendez una misura e un sangue freddo che non nascondono le emozioni, i dubbi e le passioni che lo agitano e sa dirigere con mano ferma il resto del cast costruendo una girandola di azioni ed emozioni degne di un regista di esperienza ben superiore alla sua. Un film vecchio stile si potrebbe dire, capace di coniugare lo spettacolo con l'impegno, la tensione con la riflessione, l'attenzione alla storia con la cura dei personaggi.
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spheater
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lunedì 12 novembre 2012
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un bel film, pulito e emozionante
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Se le merita tutte, le 4 stelle.
Il giovane regista/attore Ben Affleck ha veramente talento, in entrambe le professioni.
L'introduzione aiuta molto a capire la situazione, e molto intelligente è l'idea di girare le scene tali e quali a foto d'epoca.
La regia è molto concentrata sugli sguardi, e devo dire che, a parer mio, gli attori sono stati molto ma molto bravi, in particolar modo lui, il protagonista/regista: qualcuno direbbe il caro vecchio Clint Eastwood. Il gioco sugli sguardi, quelle lunghe pause: tutta pasta di Eastwood, e di conseguenza, di Sergio Leone a cui Clint si ispira.
Sì, un bel film davvero.
E scusate se è poco, per essere il suo terzo film.
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filippo catani
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lunedì 12 novembre 2012
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nervi d'acciaio
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Durante la crisi degli ostaggi a Teheran, sei membri dell'ambasciata statunitense riescono a fuggire e a mettersi in salvo presso la residenza dell'ambasciatore canadese. La CIA cercherà allora un modo per trarli in salvo onde evitare che vengano torturati e uccisi. Tratto da una storia vera.
Ennesima prova di maturità per l'attore e regista Ben Affleck che, dopo quanto di buono fatto vedere in Gone baby gone e The town, si conferma come uno dei migliori protagonisti del cinema statunitense attuale. In questa occasione ci viene regalata una pellicola che spazia dal thriller allo spionaggio passando anche per la commedia e che riesce letteralmente a rapire lo spettatore in sala che non guarda mai l'orologio lungo tutto l'arco dello svolgimento.
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Durante la crisi degli ostaggi a Teheran, sei membri dell'ambasciata statunitense riescono a fuggire e a mettersi in salvo presso la residenza dell'ambasciatore canadese. La CIA cercherà allora un modo per trarli in salvo onde evitare che vengano torturati e uccisi. Tratto da una storia vera.
Ennesima prova di maturità per l'attore e regista Ben Affleck che, dopo quanto di buono fatto vedere in Gone baby gone e The town, si conferma come uno dei migliori protagonisti del cinema statunitense attuale. In questa occasione ci viene regalata una pellicola che spazia dal thriller allo spionaggio passando anche per la commedia e che riesce letteralmente a rapire lo spettatore in sala che non guarda mai l'orologio lungo tutto l'arco dello svolgimento. Non solo ci viene riepilogata in breve la precedente storia dell'Iran fino ad arrivare alla terribile munificenza dello Scià che viveva nel lusso più sfrenato mentre i suoi sudditi erano allo stremo e venivano torturati e uccisi ma ci mostra anche l'avvento del regime degli Ayatollah capitanato da Khomeini. La storia funziona particolarmente bene perchè il personaggio inviato a cercare di salvare le sei persone non è il classico agente dotato di mille mezzi e travestimenti; bensì un uomo come loro che rischiava la sua vita esattamente come loro e che, insieme ai suoi capi, dovrà lottare duramente per portare avanti la missione. Ovviamente entrano nella trasposizione cinematografica alcuni eleementi atti ad aumentare ancor di più il pathos. E forse la cosa migliore è stata proprio quella di rendere bene lo sconvolgimento di queste persone che da un giorno all'altro hanno dovuto imparare ed assumere una nuova identità con tutte le difficoltà e le paure del caso. Detto di Affleck ottimo nella doppia veste di attore e regista (chissà che per il duplice ruolo o per il film non possa arrivare una nomination all'Oscar) va fatta anche una menzione speciale a tutto il cast per l'ottima interpretazione sicuramente agevolata anche dal magnifico soggetto e dall'ottima sceneggiatura. Davvero da non perdere specialmente per gli amanti del genere; finalmente un film thriller e di spionaggio senza inutili scene di pazzi inseguimenti e sparatorie insensate.
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marcocremona
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lunedì 12 novembre 2012
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notevole
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Davvero molto bello. Il film parte teso ed è solo un crescendo. Non eccede nella crudezza delle immagini; bastano la folla e le pupille spalancate degli ostaggi a fare paura. Belle le ambientazioni e le musiche. Un poco di ironia a smorzare i toni. Ben Affleck è uno dei grandi misteri di Holliwood. Un po' Yin e un po' Yang. Premiato sceneggiatore e acclamato regista (speriamo premiato per argo) ma anche star da gossip holliwoodiano (cambia attricetta ogni 15 giorni, picchia i paparazzi, si fa fotografare ubriaco mentre fa pipì in ogni dove, spopolano su web le sue foto segnaletiche dei suoi arresti) e attore da kolossal "floppati" e non memorabili teen movies.
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johnny1988
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lunedì 12 novembre 2012
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la maestria di un veterano
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Dopo tutta la sviolinata della recensione promozionale, mi immagino un solo Ben affrontare Clint Eastwood, Sidney Pollack, John Ford e Sergio Leone tutti insieme appassionatamente. Ben Affleck è il nuovo John Wayne del cinema politico, un esegeta moderno di stile e di Storia. La regia è indubbiamente originale: carrellate ridondanti ma utili a tenere alta la tensione, belle foto cartolina di Istanbul e Theran, eccellente prova di violenza nell'incipit della presa dell'ambasciata (che ha nulla dell sbarco in Normandia girato da Spielberg). Calzanti le citazioni a "I tre giorni del Condor", alla retorica di Eastwood e la colonna sonora, soprattutto il brano riconcialiante del finale.
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Dopo tutta la sviolinata della recensione promozionale, mi immagino un solo Ben affrontare Clint Eastwood, Sidney Pollack, John Ford e Sergio Leone tutti insieme appassionatamente. Ben Affleck è il nuovo John Wayne del cinema politico, un esegeta moderno di stile e di Storia. La regia è indubbiamente originale: carrellate ridondanti ma utili a tenere alta la tensione, belle foto cartolina di Istanbul e Theran, eccellente prova di violenza nell'incipit della presa dell'ambasciata (che ha nulla dell sbarco in Normandia girato da Spielberg). Calzanti le citazioni a "I tre giorni del Condor", alla retorica di Eastwood e la colonna sonora, soprattutto il brano riconcialiante del finale. Sorprendente, ma tuttora arcana, la scelta diegetica di vedere Affleck condividere con lo specchio i suoi tormenti, mentre si copre lentamente il bel pelo e l'addominale abbronzato, peccato non vedere anche la ciccia di Andy Serkis o quella di John Goodman, ma bisogna sapersi accontentare. Straordinaria quanto veloce l'analisi degli ostaggi, che allentano l'ansia alzando gran calici di vino, e anche di loro non occorre sapere poco più. Nuova la scelta di non inquinare la purezza etica del protagonista, che gira solitario lungo una metropoli al tramonto, padre devoto e marito deluso, chiuso in un impermeabile che farebbe invidia ad Humphrey Bogart. Così come sembra originale l'immagine dell'impiccato sulla gru, lo è anche la totale assenza di sangue. Sono tutte piccole accortezze di una regia che di certo non si smentisce. Tutto il film potrebbe essere l'autodenuncia di un cinema americano di stampo western, poco coraggioso e molto ruffiano, così come già ci insegna la New Hollywood degli anni '70. Lo stesso John Goodman insegna al "veterano" Ben che "anche una scimmia impara a dirigere" e in effetti questa sembra una sottigliezza metacinematografica inattesa e piacevole all'ascolto. Laddove il film pare incespiscare nel politticaly correct, tutto si bilancia col climax, malgrado le necessarie ingenutià stilistiche: i biglietti clandestini vengono convalidati online in tempo dalla Virginia a Theran (era solo il 1979!); gli iraniani sono dei fedeli fanatici e violenti giustificati da un prologo a fumetti; la C.I.A. non è poi così cattiva come siamo abituati a immaginarla, ma solo costretta dal dovere della Casa Bianca e un po' disorganizzata, il che nel '79(!) è lecito; le auto della polizia e le guardie del Pasdaran corrono più veloci dell'aereo sulla pista di decollo. Imitare l'impegno politico di attori come George Clooney non è l'unico modo di accarezzarsi l'ego, lo sappiamo, ma c'è di meglio che finire su People o essere solo invitato da David Letterman. Non fraintendiamoci, un maestro come Ben Affleck non sarebbe così altrettanto ingenuo da non sapere quello che fa.
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[+] una stroncatura incomprensibile.
(di arciboldo)
[ - ] una stroncatura incomprensibile.
[+] troppo contorto
(di samanta)
[ - ] troppo contorto
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