Crimini bianchi
Prima di White Collar chi era a conoscenza di una divisione dell'FBI dedicata ai crimini bianchi, ovvero dedicata ai furti d'arte e truffe? Probabilmente molto pochi. Questa unità che non si occupa solitamente di omicidi (che sono quelli che attraggono maggiormente lo spettatore) è il punto di partenza della serie ideata da Jeff Eastin, che mette insieme una strana coppia composta dal ladro gentiluomo Neal Caffrey (Matt Bomer), affascinante, scaltro ed indubbiamente amante della grande arte, e dall'agente dell'FBI Peter Burke (Tim DeKay), intelligente e totalmente conquistato dalle abilità dell'Arsenio Lupin del terzo millennio, di cui diviene tutore per poterlo coinvolgere nella risoluzione dei casi più complessi. Sono loro due e altri due comprimari, l'informatore Mozzie (Wille Garson) e la moglie di Burke, Elizabeth (Tiffani Thiessen), la vera forza della serie. L'empatia che si crea con chi guarda è immediata. L'ironia che pervade tutti gli episodi, le incredibili location (lussuose ville, party molto trendy, gallerie d'arte) e New York fanno il resto.

Fascinazione per il bello
White Collar non è un classico crime drama, non è costruito sui delitti che vengono commessi bensì sulla fascinazione per il bello in senso assoluto. Tutto ciò che appare in scena ha dei canoni stilistici assoluti. A cominciare dal personaggio di Neal Caffrey che è l'oggetto primo di questa fascinazione. E a sua volta Neal è ladro per fascinazione. Per un amore totale per se stesso e per l'arte.
White Collar è banalmente un buddy show, ma nasconde delle qualità impensabili. Per questa ragione è da considerare a tutti gli effetti una serie del terzo millennio, capace di ispirare mode (il look di Neal è molto stylish, a partire dal Borsalino che indossa sempre, suo originale trademark), e creare modi di dire e fare che fanno tendenza.