marilla
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sabato 26 febbraio 2022
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la banalità del male
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Cedo che il problema morale lanciato dal film/libro ( magistralemente interpretato , il film) non stia solo nel giudizio che potremmo emettere nei confronti dei due protagonisti ma nella lucida riflessione sul concetto di male: Hanna fa del male perché è cattiva? Hanna è male? No. Hanna fa del male perché non comprende il male. E solo dopo averlo compreso si uccide. Noi non nasciamo "male" noi pratichiamo il male. Andremmo dunque condannati? No. Andremmo condannati solo se ne avessimo coscienza. Michel nasce "male"? No. Michel fa del male? Sì. Andrebbe condannato? Sì, perché ne ha coscienza.
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anime di smeraldo
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giovedì 27 gennaio 2022
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bello ma con qualche lacuna (a parer mio)
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L'ho appena visto su Netflix. Bello, drammatico, diretto e intepretato magistralmente ma.... due cose ho notato e una non è decisamente trascurabile: se Anna era analfabeta (e Michael sino all'ultimo non l'ha capito) come poteva essere stata lei a redigere il famoso documento che la vedeva protagonista di quel tragico evento? Perchè nel film questa informazione così importante non viene minimamente accennata? E secondo, per essere una pellicola basata su eventi storici in Germania, come mai i testi sono tutti in inglese e non in tedesco? Altra falla...
Può essere che io mi sia persa qualche frammento? Che io abbia preso un abbaglio? Quella dei testi però mi sembra evidente a chiunque guardi il film.
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L'ho appena visto su Netflix. Bello, drammatico, diretto e intepretato magistralmente ma.... due cose ho notato e una non è decisamente trascurabile: se Anna era analfabeta (e Michael sino all'ultimo non l'ha capito) come poteva essere stata lei a redigere il famoso documento che la vedeva protagonista di quel tragico evento? Perchè nel film questa informazione così importante non viene minimamente accennata? E secondo, per essere una pellicola basata su eventi storici in Germania, come mai i testi sono tutti in inglese e non in tedesco? Altra falla...
Può essere che io mi sia persa qualche frammento? Che io abbia preso un abbaglio? Quella dei testi però mi sembra evidente a chiunque guardi il film. Quella della assurda verità che Lei, per non ammettere il suo analfabetismo, lascia scagionare le sue colleghe e accetta l'ergastolo è un'altra. Ma ribadisco, forse ho perso io qualche sequenza?
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xerox
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lunedì 6 dicembre 2021
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quanto tempo...
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ci vorrebbe nella vita per leggere tutto quello che si vorrebbe? Il libro da cui è tratto il film è per me uno di quei libri che dovrei e non so se avrò il tempo di leggere. Film molto, molto bello. E una Winslet che non si dimentica tanto facilmente. Veramente da vedere.
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carloalbertoalbrigo
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domenica 12 agosto 2018
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un non-senso per un senso al film
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C’è un non-senso, nella costruzione del film, che dà il senso - l’unico, a mio parere, accettabile - al film stesso. Il confronto fra l’enormità del male, di cui è responsabile la protagonista, e la condizione di analfabetismo della protagonista stessa, condizione sulla quale si snoda l’iter narrativo, non regge; tanto quanto non regge alcuna motivazione a giustificazione del male, che risponde solo alla negazione dell’essere, alla sua “banalità”. Così, quindi, il protagonista non dichiara la condizione di analfabetismo di Hanna, che le avrebbe attenuato a livello processuale la pena, ma non la responsabilità morale; così la testimone ebrea a New York non ammette accettabile la storia che le racconta il protagonista; così Hanna, in un epilogo coerente a questa negazione, si toglie la vita.
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luigi chierico
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mercoledì 30 settembre 2015
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saper leggere e scrivere per amare
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Un vero capolavoro,completo in ogni sua componente: la trama nuova ed interessante è ricca di eventi, l’interpretazione di Kate Winslet, nella difficile parte di Hanna Schimtz, sublime,eccezionale, l’Oscar meritatissimo, la prestazione di David Kross e di Talph Foiennes nel ruolo di Michael Older giovane il primo,adulto il secondo, è lodevole,la musica ed i brani cantati perfetti nella scelta, la fotografia molto bella, anche se non eccezionale, scenografia e sceneggiatura impeccabili. Non una scena, non una parola si può perdere. Il film nella sua parabola d’amore è fresco, spensierato ed allegro, sebbene molto sensuale, poi diventa triste sino a diventare tragico. Pur lasciando l’amaro in bocca,non porta al pianto,non è sconvolgente perché non riesce a scalfire l’animo dello spettatore che attonito lascia la sala.
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Un vero capolavoro,completo in ogni sua componente: la trama nuova ed interessante è ricca di eventi, l’interpretazione di Kate Winslet, nella difficile parte di Hanna Schimtz, sublime,eccezionale, l’Oscar meritatissimo, la prestazione di David Kross e di Talph Foiennes nel ruolo di Michael Older giovane il primo,adulto il secondo, è lodevole,la musica ed i brani cantati perfetti nella scelta, la fotografia molto bella, anche se non eccezionale, scenografia e sceneggiatura impeccabili. Non una scena, non una parola si può perdere. Il film nella sua parabola d’amore è fresco, spensierato ed allegro, sebbene molto sensuale, poi diventa triste sino a diventare tragico. Pur lasciando l’amaro in bocca,non porta al pianto,non è sconvolgente perché non riesce a scalfire l’animo dello spettatore che attonito lascia la sala. Vi è chi legge ogni genere di scritto a chi non sa leggere; è il trionfo del libro ma soprattutto della tragedia che accompagna ogni analfabeta. Non saper leggere è un po’ morire. “Non saprei vivere se non avessi nulla da leggere" .
Il giovane Michael entra per la prima volta in casa di Hanna e resta sulla porta, la guarda mentre si infila le calze come se si accarezzasse sensualmente la gamba, e fugge, ed è così che fuggendo entra nella sua vita e saranno le sue mani ad accarezzare le sue gambe e tutto il suo corpo. Kate Winslet è generosa nel mostrare le sue grazie in un corpo statuario,ma lo fa con grazia,senza essere volgare,mai. Scene bellissime di una sensualità casta che forse è il preludio alla tragedia, che nella vita ci si aspetta quando si è troppo felici.
Durante le ore trascorse insieme Hanna chiede al giovane amante di leggerle qualcosa. Si sente leggere: “ Musa, quell'uom di multiforme ingegno dimmi,…. che del cor sofferse affanni”, è l’Odissea dell’antico poeta greco Omero! Ma viene a mente l’odissea dei tanti ebrei ed il film girato subito dopo la guerra nel 1948 “Odissea tragica” col grande Montgomery Clift,la storia di un bambino cecoslovacco sopravvissuto ai campi di sterminio.Un caso? Non resta che vedere il film.
Da una parte c’è l’appetito sessuale di Hanna che concupisce Michael, dall’altra la sete di sapere di Hanna che tramite the reader può apprendere quel che non sa leggere. Ancora l’analfabetismo sotto accusa. Una tale vergogna per la bellissima Hanna che le condiziona tutta la vita sino alla morte con tanti libri, che ha imparato a leggere, ma da mettere sotto i piedi..!
Dio solo sa quanto gli arroganti,i politici ed i furbi e tanti,ma proprio tanti, si servono proprio dell’altrui analfabetismo ed ignoranza per abusare del prossimo. Per la cronaca in Italia nel 2005 l’11% circa della popolazione era analfabeta, molto, più alta l’ignoranza in alcuni settori:leggi,informatica,lingue.
Il film si svolge in un arco di anni piuttosto lungo, tre periodi 1958 poi 1966 infine nel 1995, ogni fase ha il suo fascino, l’interesse alle evolversi dei fatti è incalzante,senza sbavature. Veramente eccezionale la regia di Stephen Daldry.
E’ molto bello assistere alle scene in cui si vedono Hanna e Michael sempre insieme: in una vasca da bagno,a letto,a bagnarsi in un fiume,in corsa in biciè anche il preludio a quel che la vita e l’analfabetismo li condurrà: separati per sempre,mai più insieme con tanto da rimproverarsi. Un film che è il trionfo della lettura, del dovere e dell’amore sublime tra una parola ed un bacio,nel silenzio che trafigge, un film quindi da vedere e da ascoltare.chibar22@libero.it
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niko68
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giovedì 29 maggio 2014
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fuori dal coro
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Il film si distingue tra le (poche a dir la verità) opere collocate in epoca postbellica e volte ad una introspezione che esuli dai meccanismi facili e seduttori della emotività vendicativa. Con mano delicata ma decisa il film scopre la pietra dal popolo tedesco posata sugli orrori dello sterminio nazista, scoprendone lucidamente le conflittualità dalle coscienze partorite negli anni a seguire. Kate Winslet eccezionalmente brava, Rose di Titanic è solo un ricordo.....
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toty bottalla
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mercoledì 28 maggio 2014
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storia struggente su uno sfondo indefinibile!
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The reader è una storia che racconta con visione poetica le vicende di una capò nazista condannata che poi si uccide, una fredda sintesi coerente alla visione di daldry che pur senza giudicare mantiene una posizione fredda e severa lasciando gli eventi al loro destino, un film che come tanti altri sull'olocausto lascia tanta amarezza, buona la regia, la fotografia, il trucco, le musiche e gli interpreti. Saluti.
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stefanocapasso
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domenica 27 aprile 2014
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la difficile ricerca dalla verità
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The Reader è un film che mi ha scosso, emozionato e indotto a diverse riflessioni.
Raccontando una storia di vite che si inseguono vengono drammaticamente messi in gioco tante questioni umane.
La storia d'amore tra un giovane adolescente, Michael, ed Hanna, una donna matura che nel suo passato tenuto segreto ha fatto la carceriera in un campo di sterminio nazista, fa da filo conduttore ad una trama complessa che parte dalla sensualità e dalla tenerezza dell’incontro tra i due e arriva ad affrontare il tema della Shoah, delle attribuzioni delle responsabilità e del sentimento di giustizia ad esso legato.
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The Reader è un film che mi ha scosso, emozionato e indotto a diverse riflessioni.
Raccontando una storia di vite che si inseguono vengono drammaticamente messi in gioco tante questioni umane.
La storia d'amore tra un giovane adolescente, Michael, ed Hanna, una donna matura che nel suo passato tenuto segreto ha fatto la carceriera in un campo di sterminio nazista, fa da filo conduttore ad una trama complessa che parte dalla sensualità e dalla tenerezza dell’incontro tra i due e arriva ad affrontare il tema della Shoah, delle attribuzioni delle responsabilità e del sentimento di giustizia ad esso legato. Il tessuto intricato delle relazioni e delle motivazioni che ne sono alla base fa emergere emozioni difficili da elaborare e questioni etico morali di complessa attribuzione.
Il processo postumo ad un gruppo di sorveglianti del campo di Auschwitz, tra le quali Anna è l’unica ad assumersi le responsabilità diventa il punto di svolta e di dibattito tra le diverse elaborazioni possibili
Il grande conflitto è sul tema della ricerca della verità, dove etica morale e giustizia non trovano un vero punto d'incontro.
La complessità del lavoro che l’indagine del film propone sta nel mostrare di ogni persona coinvolta la motivazione interna, insindacabile, che lo spinge ad agire in un ceto modo. Tutti rivestono ciclicamente i panni della vittima del carnefice e del salvatore.
Perchè cambiando il metro di valutazione che si sposta tra l’etica la giustizia e la morale, cambia la prospettiva con cui gli avvenimenti possono essere letti.
Integrare in modo congruo queste tre parti è un processo difficile per tutti e che per tutti è portatore di un senso di colpa che richiede un lunghissimo travaglio interiore, dall'esito incerto e in alcuni casi nefasto, perchè possa essere elaborato.
Alla fine rimangono molte porte aperte a diverse interpretazioni. Da un punto di vista filmico questo può lasciare una sensazione di risoluzione incompleta, allo stesso tempo colgo l’invito ad usare l’esercizio del giudizio con estrema cautela. Sia esso di ordine giuridico, morale o etico
Perchè molto spesso i vissuti di dolore, e le frustrazioni sociali che questi comportano, possono spiegare in modo diverso ciò che appare.
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shiningeyes
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venerdì 19 luglio 2013
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altra ottima regia di daldry.
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Stephen Daldry ci aveva già dimostrato le sue ottime capacità di regia nei precedenti “Billy Eliott” e “The Hours”, ce le dimostra anche in “The Reader”, sebbene il film non sia certo all'altezza di un grande film come “The Hours”.
Bisogna dire comunque che “The Reader” è un piccolo capolavoro che coniuga sapientemente temi come, l'amore giovanile, il rimorso e la vergogna, in un'operazione filmica che non sembra voler giungere a grandi traguardi, ma che soddisfa per bene le pretese di un certo pubblico che ama film ben fatti e diretti.
Un traguardo lo ha raggiunto la nostra bravissima Kate Winslet, vincitrice di Oscar, Globe e Bafta.
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Stephen Daldry ci aveva già dimostrato le sue ottime capacità di regia nei precedenti “Billy Eliott” e “The Hours”, ce le dimostra anche in “The Reader”, sebbene il film non sia certo all'altezza di un grande film come “The Hours”.
Bisogna dire comunque che “The Reader” è un piccolo capolavoro che coniuga sapientemente temi come, l'amore giovanile, il rimorso e la vergogna, in un'operazione filmica che non sembra voler giungere a grandi traguardi, ma che soddisfa per bene le pretese di un certo pubblico che ama film ben fatti e diretti.
Un traguardo lo ha raggiunto la nostra bravissima Kate Winslet, vincitrice di Oscar, Globe e Bafta. La cui prova, nonostante sia ottima (come sempre) non sembra così intensa e forte da prendere così tanti premi; ha fornito certamente prove migliori, ma ritengo che, data la mole di prove di valore che ci ha regalati, l'ambita statuetta gli spetta di diritto. Non esaltante, ma neanche pessima, la prova di David Kross e, sempre di livello l'interpretazione di Ralph Fiennes.
La sceneggiatura è al quanto stuzzicante, la sottotrama del passato della protagonista è ottima, ma bisogna anche dire che il film si allunga un po' troppo sia nelle note iniziali che finali. Certo che, invoglia non poco a prendere per mano il libro da cui è stato tratto (per chi non lo ha letto).
Necessita dire la bellezza di una fotografia che tratteggia bene le emozioni dei personaggi e le buone scenografie ed uso di luci che stanno nella pellicola.
“The Reader” è sicuramente un buon film, con una trama abbastanza meritevole di nomination a miglior sceneggiatura e che riesce a catturare degnamente l'attenzione dello spettatore; può benissimo piacere a tutti coloro che hanno un buon gusto ai film drammatici.
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jacopo b98
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giovedì 2 maggio 2013
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un ottimo film che indaga nel profondo l'uomo
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Nel 1995 l’avvocato Michael Berg (Fiennes da adulto, Kross da giovane) ricorda la giovinezza e quando, nel 1958, solo quindicenne, era stato introdotto ai piaceri del sesso dalla trentaseienne Hanna Shmitz (Winslet). Durante i loro appuntamenti erotici, prima di fare l’amore, lei gli chiede di leggerle dei libri a voce alta. Un giorno la donna scompare e, otto anni dopo Michael la rincontra da studente di Legge, imputata con altre cinque per l’omicidio di trecento persone quando era una SS nazista. Quando le viene chiesto di mostrare la propria calligrafia per fare un confronto con quella di un verbale, Hanna, per la vergogna di essere analfabeta, si rifiuta di scrivere e si assume responsabilità solo parzialmente sue.
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Nel 1995 l’avvocato Michael Berg (Fiennes da adulto, Kross da giovane) ricorda la giovinezza e quando, nel 1958, solo quindicenne, era stato introdotto ai piaceri del sesso dalla trentaseienne Hanna Shmitz (Winslet). Durante i loro appuntamenti erotici, prima di fare l’amore, lei gli chiede di leggerle dei libri a voce alta. Un giorno la donna scompare e, otto anni dopo Michael la rincontra da studente di Legge, imputata con altre cinque per l’omicidio di trecento persone quando era una SS nazista. Quando le viene chiesto di mostrare la propria calligrafia per fare un confronto con quella di un verbale, Hanna, per la vergogna di essere analfabeta, si rifiuta di scrivere e si assume responsabilità solo parzialmente sue. Tratto dal romanzo Der vorleser di Bernerd Schlink, sceneggiato da David Hare (The Hours) e diretto dall’inglese Daldry è uno dei migliori drammi degli ultimi anni, intimo, colto, intelligente ed interessante tratta molti temi: il sesso, la giustizia (vedi la discussione del professore [Ganz] con gli alunni), l’etica, la solitudine, il rimpianto, il perdono, il pentimento e solo per ultimo l’olocausto, che fa da sfondo ad un film che ha intenti diversi rispetto alla cronaca storica: sono infatti ridicole le critiche alla scelta di inserire una forte carica erotica in un film in cui è presente il tema della shoah. Notevole, la sceneggiatura approfondisce i personaggi con insolita profondità. La regia di Daldry è geometrica, senza virtuosismi e si appoggia spesso al notevole cast, tecnico (vedi i direttori della fotografia) e soprattutto artistico, con una eccellente Winslet, nella seconda parte invecchiata da un trucco non troppo invasivo, un bravo Kross (classe 1990). Comunque resta un film duro e molto drammatico sul significato del perdono e della redenzione. Peccato per Fiennes, rigido come un pesce surgelato. Oscar alla miglior attrice protagonista.
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