oldcastle
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sabato 28 febbraio 2009
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the reader
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C'è un particolare per me irritante: perchè Hanna impara a scrivere e lo fa in inglese ? Sono poche parole, poteva scrivere in tedesco con i sottotili. Non so se questo sia arrogante o solo provinciale da parte del regista. La storia si svolge in Germania, i personaggi sono tedeschi, perchè l'inglese ? Solo perché il film è americano ?
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tag129
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sabato 28 febbraio 2009
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una lettura nuova dell'olocausto e del dopoguerra
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Finalmente un film che tocca il tema dell'olocausto in maniera diversa, sottolineando la crudeltà di un errore giudiziario nei confronti di una ex SS, colpevole solo di essere ignorante e orgogliosa; per non confessare di essere analfabeta paga le colpe di altri con una condanna all'ergastolo. Si legge pure un velato accenno al clima di "guai ai vinti" del dopoguerra tedesco e, soprattutto, nascosta, ma non troppo, l'esibizione di lusso e insensibilità di una sopravvissuta ad un campo di concentramento, che nasconde la mancanza di umanità dietro il logoro paravento della tragedia del suo popolo.
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roberto
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venerdì 27 febbraio 2009
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oltre i titoli di coda
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"The reader" non è un film "entertainment only",che scivola via facilmente dallo schermo e dagli occhi."Furbi" o meno che siano il regista ed il soggetto scelto(l'Academy ha sempre premiato il tema della Shoah),dalla sala si esce con diversi interrogativi per la testa.Un film per pensare,riflettere,dunque, e cercare quel "messaggio" che volutamente non fornisce bell'e pronto,già confezionato,ma che lascia,aperto,alla sensibilità e alla ricerca più o meno illuminata dello spettatore.Non condanna e non assolve,ma scava nella psicologia dei personaggi,alle prese con vicende torbide,segreti inconfessabili,sensi di colpa e un profondo disagio,capace di segnare una vita per sempre.C'è poi l'inevitabile fardello di un passato "pesante" e di un crimine orrendo,una goccia nell'oceano di mostruosità che ha significato la Soluzione Finale per il popolo ebraico e ancor più forse per gli eredi del Terzo Reich e le loro coscienze.
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"The reader" non è un film "entertainment only",che scivola via facilmente dallo schermo e dagli occhi."Furbi" o meno che siano il regista ed il soggetto scelto(l'Academy ha sempre premiato il tema della Shoah),dalla sala si esce con diversi interrogativi per la testa.Un film per pensare,riflettere,dunque, e cercare quel "messaggio" che volutamente non fornisce bell'e pronto,già confezionato,ma che lascia,aperto,alla sensibilità e alla ricerca più o meno illuminata dello spettatore.Non condanna e non assolve,ma scava nella psicologia dei personaggi,alle prese con vicende torbide,segreti inconfessabili,sensi di colpa e un profondo disagio,capace di segnare una vita per sempre.C'è poi l'inevitabile fardello di un passato "pesante" e di un crimine orrendo,una goccia nell'oceano di mostruosità che ha significato la Soluzione Finale per il popolo ebraico e ancor più forse per gli eredi del Terzo Reich e le loro coscienze.E qui si introduce il tema della cosiddetta "banalità del male",efficacemente raccontata dal poderoso romanzo "Le benevole" di Jonathan Littell,attualmente sulla graticola negli USA,dal nostro Primo Levi in prima persona in "Se questo è un uomo" , lucidamente e crudamente descritta in un saggio di Laurence Rees dedicato ad Auschwitz. Uomini mediocri,estremamente comuni che un ottuso senso del dovere(il giuramento di fedeltà dei nazisti era sul "Popolo tedesco",non su un concetto astratto di Patria) trasforma in aguzzini sadici e perversi(esemplare il caso di Rudolf Hoss,spietato comandante di Auschwitz)?.Esecutori acritici e meccanici della volontà del Führer,comodo alibi per molti di loro(Hoss compreso),o ferventi sacerdoti della ferocia, che ignorano il concetto in base al quale "l'etica precede lo Stato",che insomma non conoscono con certezza i "confini etici" di ogni singola azione? Allo spettatore l'onere della risposta...
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ciccio capozzi
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venerdì 27 febbraio 2009
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film sulla memoria collettiva di un paese
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“THE READER. A VOCE ALTA” di STEPHEN DALDRY; USA-GERM, 08. Nel 58, l’adolescente Michael s’innamora della matura, sexy e misteriosa Hannah, che non sa leggere e ama che il giovane le legga libri. Lei era però una Kapò delle SS nei Lager: lo scoprirà in un processo, da giovane studente di legge. Tratto dal romanzo di Bernhard Schlink, è stato da realizzare al cinema un’ardua sfida. Il film si situa su numerosi piani temporali, che si annodano in modi non sempre lineari, perché a fasi della vita diverse, corrispondono differenze profonde non solo nel modo di porsi tra i due protagonisti, ma anche nelle loro stesse condizioni esistenziali. Dei quali, peraltro, mentre l’altro sono due attori distinti, lei è la stessa attrice Kate Winslett, che ha vinto meritatamente l’Oscar 09.
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“THE READER. A VOCE ALTA” di STEPHEN DALDRY; USA-GERM, 08. Nel 58, l’adolescente Michael s’innamora della matura, sexy e misteriosa Hannah, che non sa leggere e ama che il giovane le legga libri. Lei era però una Kapò delle SS nei Lager: lo scoprirà in un processo, da giovane studente di legge. Tratto dal romanzo di Bernhard Schlink, è stato da realizzare al cinema un’ardua sfida. Il film si situa su numerosi piani temporali, che si annodano in modi non sempre lineari, perché a fasi della vita diverse, corrispondono differenze profonde non solo nel modo di porsi tra i due protagonisti, ma anche nelle loro stesse condizioni esistenziali. Dei quali, peraltro, mentre l’altro sono due attori distinti, lei è la stessa attrice Kate Winslett, che ha vinto meritatamente l’Oscar 09. Un’interpretazione ricchissima di sfumature; ma anche difficile, dovendo abbracciare diverse età. Lo sceneggiatore David Hare, candidato all’Oscar 09, ha fatto un eccellente lavoro. Egli infatti si è concentrato sulle connotazioni della vicenda in modo tale che subito individuassimo il punto esatto della climax precedente, al fine di non disperderne la forza per fare in modo che potessimo”entrare” empaticamente nello stadio successivo. In realtà è un film sulla memoria non solo individuale ma collettiva del paese che si confronta con uno dei più vituperevoli obbrobri della storia del 900 e che l’ha anche creato: il Nazismo. Il film inizia con Michael, ormai maturo, nel 95, che decide di portare la figlia sulla tomba di Hanna, morta già da un decennio, per narrarle e anche chiarire a se stesso, senza reticenze, tutta la complessa vicenda che li riguardava. E che era stata occasione di angoscia profonda, che era convissuta con lui da quando aveva saputo che la sua vitalissima amante, dura, ma pur piena di profonda tenerezza, in grado di grandi slanci erotici, curiosa della vita e della cultura come arricchimento personale, pur svantaggiata dal non saper leggere, era stata una noncurante, insensibilmente crudele kapò. La donna per cui aveva nutrito un trasporto sentimentale e fisico, così dolorosamente intenso, aveva difeso le più abiette pratiche di obbedienza supina e assoluta agli ordini di distruzione di altri esseri umani. Come lei, tante donnette normali si erano macchiate di questi crimini, che nientemeno continuano a vivere come se fosse stato solo un’esperienza di lavoro semplicemente conclusa, addirittura seguitando a sferruzzare lì al processo la lana per l’amato nipotino; e che solo il caso di una sopravvissuta aveva condotto alla sbarra. Con tutto ciò il film fa il bilancio: con il dramma del silenzio, che ottunde, minimizza le responsabilità che, prima di essere collettive, erano individuali.
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luciacinefila
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giovedì 26 febbraio 2009
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un po lento..specilmodo nella prima parte.........
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di solito quando abbiamo molte aspettative quest'ultime rimangono inevitabilmente deluse...bè è il caso del film in questione.....nulla da eccepire sulla magistrale interpretazione della neo premiata....ma per quanto riguarda la sceneggiatura..pensavo.....qualcosa di più pregnante! comunque da vedere..fa riflettere...specialmente..nel finale....... cè che ha accusato il film di revisionismo......... ognuno l'interpreti come vuole......ma ribadisco...bisogna riflettere....l'odio non sta mai da una parte sola!!!!!!!!!!!!!!
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roberto
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giovedì 26 febbraio 2009
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x lucy ed altri "censori"
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In un forum c'è chi si presta a fare il recensore e chi invece preferisce fare il censore (di interventi altrui).Un forum, in fondo,nasce con la finalità di permettere di esprimere pareri, più o meno condivisibili che siano,dando spazio e voce a tutti.Il mio intervento voleva SOLO mettere in luce un aspetto curioso della premiazione dell'interprete femminile.Certamente era un commento "a margine" del film,in mancanza di un forum dedicato alla Winslet o alla cerimonia degli Oscar.Ma sempre del mondo del cinema si parlava,non certo di cucina macrobiotica! Chiedo perdono per essere uscito "fuori tema",non pensavo di fare un compito in classe suscettibile di "penna rossa"...Per fortuna,da quel che vedo,sono in buona compagnia.
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camillo triolo
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giovedì 26 febbraio 2009
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amore e morte nella berlino del dopoguerra
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Bernhard Schlink nel 1995 scrive Der Vorleser, un successo letterario tradotto in 25 lingue, in italia col titolo “Il lettore” in inglese “the reader”.
Il film è tratto quasi fedelmente dal romanzo con solo qualche piccola trascurabile ed ininfluente variazione.
Il film si sviluppa sulle ali del ricordo proprio a partire dal 1995, Michael Berg un avvocato berlinese, cerca di rivisitare il suo passato condividendolo con il suo “futuro” sua figlia, cercando di recuperare un rapporto con lei raccontandosi in una dolorosa sofferta rivisitazione della sua vita a partire dalla sua adolescenza e dalla conturbante forte storia d’amore avuta con una donna, una storia che ha segnato profondamente la sua vita.
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Bernhard Schlink nel 1995 scrive Der Vorleser, un successo letterario tradotto in 25 lingue, in italia col titolo “Il lettore” in inglese “the reader”.
Il film è tratto quasi fedelmente dal romanzo con solo qualche piccola trascurabile ed ininfluente variazione.
Il film si sviluppa sulle ali del ricordo proprio a partire dal 1995, Michael Berg un avvocato berlinese, cerca di rivisitare il suo passato condividendolo con il suo “futuro” sua figlia, cercando di recuperare un rapporto con lei raccontandosi in una dolorosa sofferta rivisitazione della sua vita a partire dalla sua adolescenza e dalla conturbante forte storia d’amore avuta con una donna, una storia che ha segnato profondamente la sua vita.
Nell’atmosfera pesante della Berlino della seconda metà degli anni cinquanta il giovane Michael, diciassettenne, ha un malore e rifugiatosi in un androne viene soccorso dalla bella Hanna bigliettaia di tram, inizia così per caso una frequentazione in cui il giovane si tuffa con tutto l’ardore dell’amore adolescenziale, prepotente, insaziabile, travolgente, romantico, egoistico ed assoluto.
Hanna, dapprima riluttante, finisce con l’accettarlo, assecondarlo, guidarlo e lasciarsi anch’essa travolgere. L’umile casa di Hanna si illumina di una luce insperata, il mondo resta fuori oppresso ed opprimente.
Con sottile scambio di ruoli, lei educa lui con amore all’amore come avrebbe forse voluto che qualcuno avesse fatto con lei nella sua adolescenza e nel contempo si aggrappa all’esuberante giovinezza di lui, obliterandosi in lui alla ricerca di una impossibile palingenesi, lui diventa il suo lettore la sua guida letteraria e l’amore e la passione si alternano a letture di classici della letteratura.
Poesia e passione chiuse in una stanza che rappresenta una Berlino che non c’è, una Berlino che dovrà ancora a lungo sopportare il peso di un passato ancora troppo recente, dolorante e doloroso, prima di poter faticosamente ritrovarsi.
Questa parte del film riesce coinvolgete, splendidamente narrata trasporta lo spettatore nella stanza in cui si svolge la storia e riesce quasi a compiere il raro miracolo dell’identificazione.
Poi tutto ha fine e svanisce con una vacanza in campagna, fuori dalle mura di quella stanza si dissolvono i sogni, il male genera altre vittime ed altro dolore e non sente ne amore ne poesia.
Si presenta senza nemmeno l’epica dell’ ordalia, ma banale e burocratizzato, freddo ed asettico in nome di una “giustizia” che deve essere fredda e distaccata che non è né etica ne morale ma solo “legalmente corretta”.
Ma quell’amore, passione, poesia, trova altre stanze, cantucci d’anima, in cui perpetuarsi col sapore del rimpianto col dolore del ricordo; ciascuno ha in sé l’altro e per sempre.
Così il lettore spedisce alla sua Hanna centinaia di cassette in cui riversa la lettura delle opere, l’amore e la passione sono nella sua voce vibrante. Hanna nella cella di un penitenziario si nutre di esse nella ricerca sempre più impossibile di una sua catarsi.
Dopo quasi vent’anni, quando ha finito di scontare la sua pena, Hanna rinuncia, per lei non c’è stata vita fuori di quella stanza illuminata da passione e poesia e non può essercene fuori da quella cella dove ha custodito teneramente quei ricordi.
Alla fine Michael conclude la sua confessione alla figlia presso la tomba di Hanna carezzandone la lapide, e ci piace credere che l’amore d‘un tempo si sublimi nel ritrovato rapporto d’amore con la figlia.
Un film, tra i migliori di questa stagione, che meritava qualche Oscar in più.
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[+] il film è diverso dal libro
(di luciana)
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pg
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giovedì 26 febbraio 2009
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una profonda lacerazione.
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Non sbaglia un colpo l'inglese Daldry che già ci aveva deliziato 8 anni fa con "Billy Elliot".
Una storia coinvolgente e lacerante di due anime perse: lui colpevole di essere solo giovane e sprovveduto, lei di cercare affetto in lui e catarsi nella giustizia. Una Winslet, molto matura dalle corde delicatissime, quasi un animale ferito e braccato con uno sguardo che chiede solo perdono e comprensione. Lo stesso sguardo che si ritrova in Fiennes, l'adulto che non riesce ancora a rimarginare le ferite di un giovane cuore e per questo sbaglia anche lui, forse come sbagliò lei mentre vestiva una sinistra uniforme. Due anime che non si ritroveranno più e che chiedono solo il silenzio.
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mary
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giovedì 26 febbraio 2009
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assolta eccome hanna
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vedere contrasto con l'ebrea che vive nel lusso e che afferma che l'analfabetismo non è un problema ebraico ( anche se ruffianamente il film aggiunge non è solo un problema ebraico). Assolta eccome nella sua profondità d'animo..altrochè analfabetismo morale. E che c'entra il negazionismo? Ingiustizia e capro espiatorio come se le colpe dell'Olocausto dovessero ricadere anche nel singolo episodio su una persona. Ma non c'è il canto del'ingiustizia..c'è il canto di una donna che muore. E ribadisco non è un film sull'Olocausto ma della storia di una donna che ha vissuto in un certo periodo della storia. Ma basta dire Kapò che tutti scendono nell'arena coi loro klischè.Il film assolve..anche nel discorso di Ganz sul diritto.
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vedere contrasto con l'ebrea che vive nel lusso e che afferma che l'analfabetismo non è un problema ebraico ( anche se ruffianamente il film aggiunge non è solo un problema ebraico). Assolta eccome nella sua profondità d'animo..altrochè analfabetismo morale. E che c'entra il negazionismo? Ingiustizia e capro espiatorio come se le colpe dell'Olocausto dovessero ricadere anche nel singolo episodio su una persona. Ma non c'è il canto del'ingiustizia..c'è il canto di una donna che muore. E ribadisco non è un film sull'Olocausto ma della storia di una donna che ha vissuto in un certo periodo della storia. Ma basta dire Kapò che tutti scendono nell'arena coi loro klischè.Il film assolve..anche nel discorso di Ganz sul diritto.
Eh basta con questo Olocausto..cosa fanno gli americani e gli israeliani.Il popolo tedesco era in preda a un archetipo molto distruttivo. E rimane comunque un grande popolo. Altro che l'Italietta...
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[+] attenta introspezione.....
(di luciacinefila)
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(di luciano)
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(di mary)
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lalli
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giovedì 26 febbraio 2009
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oscar meritato x kate
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un bellissimo film, dolce, sensuale, delicato che nonostante l'orrore per quello che ha fatto non fa odiare la protagonista che è troppo ingenua, e forse non lo capisce nemmeno lei ciò che ha commesso. la Winslet è veramente incredibile, bravissima e bellissima nella sua semplicità.
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