“The Reader” – Il peso delle colpe
L’immane colpa di Hannah è di aver personalmente contributo alla morte di trecento civili in tempo di guerra. Più colpevoli di lei sono le sue assolte compagne: che quantomeno ne condividono lo smisurato delitto, che sono maggiormente istruite, più consapevoli di sé e del mondo che le circonda; che testimoniano il falso, si accordano tra di loro e addossano la totalità della colpa su Hannah; scrivono e rendono a firma di Hannah l’atto che documenta la tremenda loro decisione di allora. Su un piano differente, anzi su diversi piani differenti – seppur tutti “inferiori”, tutti analiticamente più interessanti – colpevole è Michael, che non svela ciò che avrebbe il dovere di svelare.
Forse Micheal non salverebbe Hannah, ma renderebbe maggior ragione all’equilibrio delle colpe; forse salverebbe Hannah, in termini odierni senz’altro non in grado di intendere e di volere.
(Ir)responsabile giuridicamente è Micheal perché non rende pubblico né l’analfabetismo di Hannah, né – non così secondario – la passione di Hannah per la cura a suo modo dei più deboli: come debole era il giovane Michael e le giovani donne cui lei offriva miglior riparo in cambio della magia della lettura; Micheal non è eroico perché interpreta le “volontà” di riserbo di Hannah, bensì più prosaicamente solo carrierista e socialmente integrato. E colpevole moralmente e nei confronti dell’Amore perché nulla rivela e a nessuno non per un impulso giustizialista nei confronti di un Tribunale post-nazista troppo lasco, bensì per non compromettere nulla della propria attuale immagine, della propria carriera, del proprio stato sociale rendendo nota una passata relazione con una nazista povera, ignorante, senza famiglia, analfabeta; viscerale, impulsiva e borderline; ora invecchiata e in disgrazia, paria: per puro egoismo, tant’è che alla ragionata scelta su Hannah segue la ragionata accettazione della relazione con la splendida collega studentessa, sperando con poca convinzione che ciò significhi superare e dimenticare il passato.
Marcato, crivellato, solamente in parte corazzato contro un intimo sentimento di represso vero amore, Micheal mantiene sempre un distacco da Hannah ancor più sociale che personale; e il viaggio finale negli Stati Uniti e il racconto alla figlia sono ben più tentativi di egoistiche catarsi che non insensati atti di amore postumo.
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mary22
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martedì 7 aprile 2009
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ottimo commento alessio
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davvero esaustivo e problematico
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(di alessio)
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franco57
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domenica 3 gennaio 2010
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gesto di umanità
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Alessio nel suo commento ha colto gli aspetti fondamentali del film ed ha messo in luce l'incapacità dei protagonisti e con loro, di passate e nuove generazioni, di un gesto, se non di amore, di sola umanità.Le colleghe di Hannah scaricano su di lei la totale responsabilità...la corte decide che Hannah è statapiù "Nazista delle sue colleghe"...Michael piange ma non fa niente per Hannah per non danneggiare la sua carriera...si sposa con una collega ma non per amore...trascura per anni una figlia perchè incapace di amarla...a stento sfiora la mano di Hannah ed è incapace di un gesto di affetto in carcere...riceve puraindifferenza da una sopravvissuta all'Olocausto.L'unico gesto di umanità privo di interessi o secondi fini è quello di Hannah all'inizio del film, quandopresta aiuto a Michael, lo lava e lo riaccompagna a casa.
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jimac
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venerdì 27 gennaio 2012
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non sono d'accordo.
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Momento chiave del film è certamente la mancata visita al carcere di Michael. Nella vita prendere alcune decisioni non è facile. Secondo come io ho visto il film, Michael rinuncia alla visita, non per interesse carrieristico o per poco amore verso Hanna. Ma proprio per l'amore infinito che prova per lei, misto alla soggezione che verso lei ha sempre provato. Essendo comunque ancora giovane, solo uno studente universitario, avendo poco tempo, e poca lucidità, decide di mantenere, come volontà di Hanna stessa, il suo segreto, nonostante le conseguenze che questo possa avere. Michael a mio vedere, ha sempre amato Hanna, lei e lei sola. Anni dopo, si metterà a registrare per lei interi libri in audiocassette, per permettere alla donna in carcere di "leggere" i libri che tanto amava.
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Momento chiave del film è certamente la mancata visita al carcere di Michael. Nella vita prendere alcune decisioni non è facile. Secondo come io ho visto il film, Michael rinuncia alla visita, non per interesse carrieristico o per poco amore verso Hanna. Ma proprio per l'amore infinito che prova per lei, misto alla soggezione che verso lei ha sempre provato. Essendo comunque ancora giovane, solo uno studente universitario, avendo poco tempo, e poca lucidità, decide di mantenere, come volontà di Hanna stessa, il suo segreto, nonostante le conseguenze che questo possa avere. Michael a mio vedere, ha sempre amato Hanna, lei e lei sola. Anni dopo, si metterà a registrare per lei interi libri in audiocassette, per permettere alla donna in carcere di "leggere" i libri che tanto amava. Pensate, nella vita reale, quanto amore sia necessario per fare con costanza e dedizione una cosa simile. Io ho apprezzato tantissimo il film; per me è una storia d'amore bellissima. E dimostra come spesso siano le circostanze a fare di persone in fondo buone, ma magari ignoranti, dei mostri che in realtà non sono.
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luca rossi
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domenica 19 febbraio 2012
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hai ragione alessio
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il ragazzo piange con gli occhi, ma a fatti non ha fatto niente. Avrebbe potuto aiutarla nel processo ma non lo ha fatto. Avrebbe potuto andare a trovarla in carcere, ma non lo ha fatto. Quando si incontrano dopo tantissimi anni avrebbe potuto dargli un minimo di affetto e invece infila il coltello nella piaga e mi chiedo che non sia stata questa la goccia che la portata al suicidio. Secondo me questo ''ragazzo'' e' sempre stato incapace di amare veramente.
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