THE READER di Stephen Daldry
con Kate Winslet, Ralph Fiennes, David Kross e Bruno Ganz
Film ambizioso e ricco che rischia di essere oggetto di un’analisi semplificatoria da parte di chi ritiene risolte tutte le domande legate all’Olocausto e veda con chiarezza assoluta colpe e responsabilità. Il lavoro di Daldry, invece, con pudore e anche con inevitabili smagliature (vedi parte finale) continua a porre domande, a cercare di capire, ad elaborare il senso di colpa senza giustificare ma anche senza sommarietà, perché tutti gli attori di quella storia tremenda giocarono ruoli diversi e i prezzi di colpa da pagare sono da commisurare alle responsabilità. Nucleo centrale del racconto è quindi il rapporto tra legge e morale, che continua a inquietare le coscienze di molti tedeschi d’oggi. Specie i giovani, non coinvolti in prima persona nello sterminio, sentono su di sé e sulle loro infanzie l’oppressione delle azioni criminali del nazismo. A questa riflessione è ispirato uno dei dialoghi più significativi del film (per altro parco nelle parole che non siano quelle della letteratura). Il dialogo si svolge tra il protagonista, studente in legge, e un suo insegnante di diritto. Quest’ultimo separa nettamente gli ambiti dell’etica da quelli della legge, cosa che il giovane, di una generazione diversa, non trova giusto fare. Per il professore è il diritto che tiene insieme un popolo, l’etica invece è un fatto privato. Ma il diritto e le leggi cambiano col tempo e da ciò scaturisce l’inquietante domanda: è possibile, alla luce dell’etica di oggi, giudicare un passato basato su leggi che costituivano il quadro legislativo allora vigente, pur se un allora nazista? Si tratta di una domanda cui molti hanno già risposto chiaramente ma altri no. D’altra parte il ragazzo che non rivela al processo quello che a norma di legge e non di coscienza può scagionare la colpevole, fa bene o fa male? Potremmo continuare a lungo, ma passiamo ad un altro tipo di osservazione: quella di chi ha ravvisato nello spazio dato all’erotismo (prima parte del film) quasi una distrazione voyeristica rispetto alla serietà dei principali nuclei narrativi. Da parte mia non condivido tale opinione, anzi vorrei dire che la relazione tra una donna matura e un ragazzo quindicenne e le sue modalità sono trattate con finezza e sensibilità e non disturbano per niente, risultando di raffinato valore estetico ed essenziali alla comprensione dei ruoli.
Una trama serrata, dura, coinvolgente, il cui significato, centrato sull’Olocausto, è trasferibile a tutti i momenti della storia passata e presente, ogni volta che il contrasto tra etica e leggi, forse insanabile se non con l’uso della violenza da parte dei fautori della legge e della contro-violenza da parte dei sostenitori dell’etica, è sfociato nel dramma.
Ottimi gli interpreti, tra gli altri Bruno Ganz in una parte minore e, per una volta, l’Oscar alla protagonista è pienamente meritato.
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mary
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mercoledì 25 febbraio 2009
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punti di vista..
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non mi sembra ci sia una scollatura tra le due parti del film..una parte che sarebbe più seria dell'altra..è la storia della stessa donna non della Shoah..certo si pongono interrogativi molto seri ma soprattutto sul giudizio stesso di una una persona..il film va al di là del processo e delle disquisizioni più astratte e generali..a mio modesto avviso..per abbracciare un mondo intimo la cui indecifrabilità coincide con la sua umanità.
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ligure apuano
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giovedì 1 ottobre 2009
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io la penso così
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Insomma, io trovo il personaggio maschile drammatico, percHé alla fine, in realtà si vuole vendicare della donna che lo ha lasciato così brutalmente, Lui non ha dimenticato e subliminalmente le fa pagare la cosa.IL professore cerca di spiegargli il concetto di diritto, ma lui fa pesare presunte etiche e moralità che in realtà non esistono.Rivelare l'analfabetismo di Hanna era l'unica cosa da fare, perché la giustizia non prevede etica diversa, dal rivelare la verità ...Lui non lo fa, crede di soddisfare la sua ex amante, che si vergogna del suo analfabetismo, ma così facendo la fa condannare, dimenticando che lui l'aveva già condannata per l'abbandono ...io la penso così ...ennius
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ggent
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venerdì 8 aprile 2011
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diritto naturale o diritto positivo
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Analisi lucidissima. Il tema centrale del film è proprio il rapporto tra diritto positivo e diritto naturale che da sempre è stato dibattuto dai filosofi del diritto. Non sempre la legge coincide con la morale: un tempo era lecito avere degli schiavi. Chi si sentirebbe di condannare oggi un romano proiettato attraverso il tempo ai giorni nostri per il reato di schiavitù? Il protagonista del film non prestra testimonianza non per vendicarsi come qualcuno ha detto ma perché è combattuto tra la legge e la morale. Ma anche dalla viltà e forse dalla vergogna di dover rilevare di aver avuto un rapporto intimo con una nazista. Ma il senso di colpa lo accompagnerà per tutto il resto della sua vita.
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