deko
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giovedì 26 febbraio 2009
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sottovalutato
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A mio modesto parere meritava molti piu oscar che solo quello alla Winslet.
Pochi film mi hanno intrigato e catturato come questo negli ultimi anni e quindi gli attribuisco(esagerando forse un pochino) 5 stelle.
Splendido
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everyone
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giovedì 26 febbraio 2009
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the reader ci mancava!
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QUESTO FILM CI VOLEVA PER SCOPRIRE UN LATO MENO NOTO DEGLI STRASCICHI CHE IL TERRRIBILE PERIODO NAZISTA HA LASCIATO IN CHI NON LO AVEVA DIRETTAMENTE VISSUTO MA EREDITATO.IN QUESTA ORRIBILE RETE CADE INCONSAPEVOLE UN QUINDICENNE CHE SI VEDE COSI' CONDIZIONATA TUTTA LA SUA VITA FUTURA DI UOMO.QUANDO SI PENSA ALLA GERMANIA NAZISTA NON SI PENSA QUASI MAI CHE ESSA FOSSE FATTA DI PERSONE NON SOLO AGUZZINI E INDIFFERENTI MA DI INDIVIDUI ATTIVI NEL REGIME IN MODO QUASI INCONSAPEVOLE.UN REGIME ANNIENTA DI PER SE' LE COSCIENZE SOSTITUENDOSI AD ESSE MA IL SENSO DELL'OBBEDIENZA E DEL DOVERE TEDESCHI HANNO CERTO SVOLTO UN RUOLO DETERMINANTE NEL SUCCESSO CHE HITLER ED I SUOI SEGUACI HANNO OTTENUTO NELLA CIVILE GERMANIA UMILIATA E ALLO STREMO DELLE SUE FORZE ECONMICHE QUANDO ESSI SI SONO PROPOSTI SULLA SCENA POLITICA CON TUTTE LE ORRENDE CONSEGUENZE.
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QUESTO FILM CI VOLEVA PER SCOPRIRE UN LATO MENO NOTO DEGLI STRASCICHI CHE IL TERRRIBILE PERIODO NAZISTA HA LASCIATO IN CHI NON LO AVEVA DIRETTAMENTE VISSUTO MA EREDITATO.IN QUESTA ORRIBILE RETE CADE INCONSAPEVOLE UN QUINDICENNE CHE SI VEDE COSI' CONDIZIONATA TUTTA LA SUA VITA FUTURA DI UOMO.QUANDO SI PENSA ALLA GERMANIA NAZISTA NON SI PENSA QUASI MAI CHE ESSA FOSSE FATTA DI PERSONE NON SOLO AGUZZINI E INDIFFERENTI MA DI INDIVIDUI ATTIVI NEL REGIME IN MODO QUASI INCONSAPEVOLE.UN REGIME ANNIENTA DI PER SE' LE COSCIENZE SOSTITUENDOSI AD ESSE MA IL SENSO DELL'OBBEDIENZA E DEL DOVERE TEDESCHI HANNO CERTO SVOLTO UN RUOLO DETERMINANTE NEL SUCCESSO CHE HITLER ED I SUOI SEGUACI HANNO OTTENUTO NELLA CIVILE GERMANIA UMILIATA E ALLO STREMO DELLE SUE FORZE ECONMICHE QUANDO ESSI SI SONO PROPOSTI SULLA SCENA POLITICA CON TUTTE LE ORRENDE CONSEGUENZE.UN FILM SULLA MANCANZA DI COSCIENZA E SULL'INCAPACITA' DI ELABORARE IL PROPRIO PASSATO. FORMIDABILE MODO DI AFFFRONATRE IL TEMA DEL NAZISMO VISSUTO SEMPRE O QUASI DALLA PARTE DELLE VITTIME.10 E LODE A KATE WINSLET,BRAVI TUTTI GLI INTERPRETI.ASSAI CREDIBILE L'AMBIENTAZIONE NOTEVOLE IL CONTRASTO TRA LA MISERIA IN CUI VIVE LA PROTAGONISTA TUTTA LA SUA ESISTENZA E L'OPULENZA DI CUI GODE INVECE UNA DELLE SUE VITTIME COME SI VEDE NELLE ULTIME SCENE DEL FILM.
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giampaolo
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giovedì 26 febbraio 2009
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un film intenso e pregnante fino alla fine
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Kate Winslet è bravissima e molto più affascinante di quando fece Titanic! Peccato per l'oscar lo meritava alla grande. Il film è intenso e delicato al tempo stesso. Un amore che non avrà mai fine anche se la scoperta del passato nazista di Hannah sconvolgerà Michael a tal punto che lui l'aiuterà fino alla fine ma senza avere il coraggio di incontrarla di persona. Il finale è quasi inevitabile... Un film molto sensuale nella prima parte e molto devastante nella seconda.
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mara
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giovedì 26 febbraio 2009
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mi ha commossa. e' da vedere!
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magnifica linterpretazione dei personaggi principali, correvole e molto profondo.
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roberto
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mercoledì 25 febbraio 2009
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no tears,please!
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Approdata dopo innumerevoli nomination all'Oscar per una prova attoriale notevole (ma c'era l'imbarazzo della scelta,se si pensa all'altro film dell'attrice inglese in uscita quest'anno,"Revolutionary Road"), Kate Winslet ha finalmente vissuto nella realtà il momento che si era prefigurato sin da piccola, al momento della consegna del prestigioso premio. E pazienza se ci scappa il luccicone, ci può anche stare! Ma alla rigida stampa inglese tanto è bastato per bollarla come "attrice lacrimosa", facile alla commozione e alla manifestazione esteriore di emozioni che il blasone inglese (che impone "classe" e "austerità")assolutamente bandisce. For God's sake,no tears please!
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(di lucy)
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luciana
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mercoledì 25 febbraio 2009
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libro vs film
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Il libro è piuttosto brutto ma ha dei passi chiave che il film ignora. Non si dice che Hanna in prigione legge tutta la letteratura sui lager..ma si nomina solo il racconto di Cechov..non si dice la sua confessione all'ex amante in cui parla di sentirsi una persona incompresa e giudicata. Si falsa una frase dall' "alfabetismo non è un problema ebraico" "all'alfabetismo non è solo un problema ebraico" (film). Non esiste il professore Ganz ma solo le riflessioni dell'amante..e altro. La trasposizione ha di buono il pathos estremo..condito da musiche tipico stile di un regista che ha fatto quella boiata su Virginia Woolf. Il film è cmq retto sulla Winslet e sulla tematica intatta e interessante.
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Il libro è piuttosto brutto ma ha dei passi chiave che il film ignora. Non si dice che Hanna in prigione legge tutta la letteratura sui lager..ma si nomina solo il racconto di Cechov..non si dice la sua confessione all'ex amante in cui parla di sentirsi una persona incompresa e giudicata. Si falsa una frase dall' "alfabetismo non è un problema ebraico" "all'alfabetismo non è solo un problema ebraico" (film). Non esiste il professore Ganz ma solo le riflessioni dell'amante..e altro. La trasposizione ha di buono il pathos estremo..condito da musiche tipico stile di un regista che ha fatto quella boiata su Virginia Woolf. Il film è cmq retto sulla Winslet e sulla tematica intatta e interessante.
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francesca meneghetti
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mercoledì 25 febbraio 2009
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analfabetismo morale, ieri e oggi
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Assolvere una kapo, dimostrando che la sua primitiva mancanza di senso etico si radica nell’ignoranza e in una certa dose di stupidità? Non pare che l’intento del regista Daldry sia di offrire una pezza giustificativa al negazionismo: la tragedia della Shoah è fuori discussione, come provano la visita al museo di Auschwitz e il colloquio finale con un’ebrea scampato al genocidio, che ribadisce le doverose proporzioni tra i drammi collettivi e quelli privati. E nemmeno quello di raccontare un amore impossibile tra un sedicenne e una trentenne.
La prospettiva inedita di Daldry mette a confronto non solo (come si è scritto) passato e presente, con le loro diverse espressioni generazionali, ma anche la grande Storia e le piccole storie; e, ancora, ragione e passione, esplorando con particolare senso tattile i confini incerti e di diversi domini della sensibilità (per cui una kapò può commuoversi per un libro e vergognarsi del suo analfabetismo) e dell’amore, che si espande tra eros e pietas.
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Assolvere una kapo, dimostrando che la sua primitiva mancanza di senso etico si radica nell’ignoranza e in una certa dose di stupidità? Non pare che l’intento del regista Daldry sia di offrire una pezza giustificativa al negazionismo: la tragedia della Shoah è fuori discussione, come provano la visita al museo di Auschwitz e il colloquio finale con un’ebrea scampato al genocidio, che ribadisce le doverose proporzioni tra i drammi collettivi e quelli privati. E nemmeno quello di raccontare un amore impossibile tra un sedicenne e una trentenne.
La prospettiva inedita di Daldry mette a confronto non solo (come si è scritto) passato e presente, con le loro diverse espressioni generazionali, ma anche la grande Storia e le piccole storie; e, ancora, ragione e passione, esplorando con particolare senso tattile i confini incerti e di diversi domini della sensibilità (per cui una kapò può commuoversi per un libro e vergognarsi del suo analfabetismo) e dell’amore, che si espande tra eros e pietas. Il quadro è complesso, come la realtà, difficilmente riconducibile a facili schemi. Un punto di forza del film consiste nelle molteplici le chiavi di lettura. Non ultima quella simbolica dell’acqua e delle continue immersioni, quasi rituali, a togliere forse un oscuro senso di colpa. Se ci fossero ancora i cineforum di un tempo, questo film provocherebbe belle discussioni. Magari potrebbe emergere un intrigante quesito: quello che è stato definito come analfabetismo morale di Anna, frutto della propaganda di un sistema totalitario (dove ordine e disciplina vengono al primo posto), è molto diverso da quello generato da una società consumistica e individualista, che controlla in modo molto più sofisticato e radicale tutti i mezzi di comunicazione?
La narrazione di “The reader” ha ritmo e coinvolge lo spettatore trascinandolo tra lo Scilla e Cariddi dell’emozione e della riflessione. Le scene sono suggestive, specie gli interni (con gli occhi innamorati di un ragazzo anche un poverissimo appartamento del dopoguerra diventa un’alcova favolosa). L’evoluzione della storia in due tempi molto diversi per atmosfera (sensualissima , privata, connotata da colori caldi, inclusi quelli dei corpi, e spazi chiusi e , la prima; drammatica, connotata dalla prevalenza del momento pubblico, la seconda) risponde in pieno ai codici del genere tragico. Può ricordare l’andamento di “Novecento” di Bertolucci.
Si è detto tutto della splendida interpretazione di Kate Winslet (Anna): si potrebbe generosamente estendere il giudizio a Ralph Finnes, David Kross, Bruno Ganz, Linda Bassett.
NB: per la redazione: ho corretto un refuso
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(di vladimir)
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(di iasuhiro)
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olgadicom
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mercoledì 25 febbraio 2009
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un film che pone dei problemi e non è poco!
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THE READER di Stephen Daldry
con Kate Winslet, Ralph Fiennes, David Kross e Bruno Ganz
Film ambizioso e ricco che rischia di essere oggetto di un’analisi semplificatoria da parte di chi ritiene risolte tutte le domande legate all’Olocausto e veda con chiarezza assoluta colpe e responsabilità. Il lavoro di Daldry, invece, con pudore e anche con inevitabili smagliature (vedi parte finale) continua a porre domande, a cercare di capire, ad elaborare il senso di colpa senza giustificare ma anche senza sommarietà, perché tutti gli attori di quella storia tremenda giocarono ruoli diversi e i prezzi di colpa da pagare sono da commisurare alle responsabilità. Nucleo centrale del racconto è quindi il rapporto tra legge e morale, che continua a inquietare le coscienze di molti tedeschi d’oggi.
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THE READER di Stephen Daldry
con Kate Winslet, Ralph Fiennes, David Kross e Bruno Ganz
Film ambizioso e ricco che rischia di essere oggetto di un’analisi semplificatoria da parte di chi ritiene risolte tutte le domande legate all’Olocausto e veda con chiarezza assoluta colpe e responsabilità. Il lavoro di Daldry, invece, con pudore e anche con inevitabili smagliature (vedi parte finale) continua a porre domande, a cercare di capire, ad elaborare il senso di colpa senza giustificare ma anche senza sommarietà, perché tutti gli attori di quella storia tremenda giocarono ruoli diversi e i prezzi di colpa da pagare sono da commisurare alle responsabilità. Nucleo centrale del racconto è quindi il rapporto tra legge e morale, che continua a inquietare le coscienze di molti tedeschi d’oggi. Specie i giovani, non coinvolti in prima persona nello sterminio, sentono su di sé e sulle loro infanzie l’oppressione delle azioni criminali del nazismo. A questa riflessione è ispirato uno dei dialoghi più significativi del film (per altro parco nelle parole che non siano quelle della letteratura). Il dialogo si svolge tra il protagonista, studente in legge, e un suo insegnante di diritto. Quest’ultimo separa nettamente gli ambiti dell’etica da quelli della legge, cosa che il giovane, di una generazione diversa, non trova giusto fare. Per il professore è il diritto che tiene insieme un popolo, l’etica invece è un fatto privato. Ma il diritto e le leggi cambiano col tempo e da ciò scaturisce l’inquietante domanda: è possibile, alla luce dell’etica di oggi, giudicare un passato basato su leggi che costituivano il quadro legislativo allora vigente, pur se un allora nazista? Si tratta di una domanda cui molti hanno già risposto chiaramente ma altri no. D’altra parte il ragazzo che non rivela al processo quello che a norma di legge e non di coscienza può scagionare la colpevole, fa bene o fa male? Potremmo continuare a lungo, ma passiamo ad un altro tipo di osservazione: quella di chi ha ravvisato nello spazio dato all’erotismo (prima parte del film) quasi una distrazione voyeristica rispetto alla serietà dei principali nuclei narrativi. Da parte mia non condivido tale opinione, anzi vorrei dire che la relazione tra una donna matura e un ragazzo quindicenne e le sue modalità sono trattate con finezza e sensibilità e non disturbano per niente, risultando di raffinato valore estetico ed essenziali alla comprensione dei ruoli.
Una trama serrata, dura, coinvolgente, il cui significato, centrato sull’Olocausto, è trasferibile a tutti i momenti della storia passata e presente, ogni volta che il contrasto tra etica e leggi, forse insanabile se non con l’uso della violenza da parte dei fautori della legge e della contro-violenza da parte dei sostenitori dell’etica, è sfociato nel dramma.
Ottimi gli interpreti, tra gli altri Bruno Ganz in una parte minore e, per una volta, l’Oscar alla protagonista è pienamente meritato.
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caesar
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mercoledì 25 febbraio 2009
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educazione sentimentale e passato che non passa
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Il film, dal best seller tedesco di Bernard Schlick, parte benissimo, con la classica storia dell'iniziazione sessuale di un adolescente (un bravissimo David Kross, esordiente diciannovenne di Amburgo) da parte di una più navigata e misteriosa Kate Winslet (che recita "da Oscar", e infatti). Poi la storia a due, ambientata in una credibile Germania postbellica, si attorciglia, vi si mescolano tre piani narrativi (con qualche incongruenza cronologica e storica: possibile che non si parli mai della caduta del Muro, 1989?), il ragazzo scopre il passato nazista di Hanna, e non ci si risparmia nulla: dal processo, al carcere, ai rimorsi per il passato che non passa, alla svolta tragica. Siamo dalle parti del mélo hollywoodiano, patinato e ben confezionato, ma inerte.
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Il film, dal best seller tedesco di Bernard Schlick, parte benissimo, con la classica storia dell'iniziazione sessuale di un adolescente (un bravissimo David Kross, esordiente diciannovenne di Amburgo) da parte di una più navigata e misteriosa Kate Winslet (che recita "da Oscar", e infatti). Poi la storia a due, ambientata in una credibile Germania postbellica, si attorciglia, vi si mescolano tre piani narrativi (con qualche incongruenza cronologica e storica: possibile che non si parli mai della caduta del Muro, 1989?), il ragazzo scopre il passato nazista di Hanna, e non ci si risparmia nulla: dal processo, al carcere, ai rimorsi per il passato che non passa, alla svolta tragica. Siamo dalle parti del mélo hollywoodiano, patinato e ben confezionato, ma inerte. Il regista inglese si trova evidentemente più a suo agio con le storie di educazione sentimentale ("Billy Elliott") che con la grande storia, e infatti la Shoah è rivista "all'americana". Comunque ci si appassiona e ci si commuove, anche più del necessario. Insopportabile il fatto che i libri, di cui la protagonista, analfabeta (se l'avesse confessato avrebbe evitato il carcere: ma possibile che una SS si fermi di fronte a questo?) vuole sentire la lettura "a voce alta" da parte del ragazzo e poi dell'uomo fatto (un monotono Ralph Fiennes) siano scritti in inglese e non in tedesco: una gaffe clamorosa, che ricorda quella dell'orologio al polso del gladiatore nei "peplum". Ma comunque piacerà, piacerà molto.
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(di mary)
[ - ] non concordo
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(di arianna)
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kate winslet fan
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martedì 24 febbraio 2009
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oscar a kate winslet
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FINALMENTE!!. OSCAR MERITATO/ CHE ANNO PER LA GRANDE KATE WINSLET. UNA DELLE POCHE ATTRICI CAPACI DI LASCIARE UNA TRACCIA IN OGNI FILM .... PER THE READER MI HANNO ACCOMPAGNATO PER DUE GIORNI IL SUO SGUARDO FISSO NELLA SCENA DEL TRIBUNALE E QUELLO PERSO QUANDO RIVEDE IL SUO AMANTE DOPO ANNI/ KATE WINSLET HA UNA QUALITA RARA PER UN ATTRICE...NON RECITA; NON INTERPRETA NON SI IMMEDESIMA....FA QUALCOSA DI PIU...SI PORTA SULLE SPALLE LE STORIE; I PERSONAGGI. LE EMOZIONI/ NON LE ILLUSTRA E NON METTE FILTRI TRA LEI I SUOI PERSONAGGI E IL SUO PUBBLICO.CI PORTA NEL SUO MONDO E PER QUESTO SI MERITA TUTTO IL SUCCESSO CHE STA RISCUOTENDO.
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