Alle volte mi rimproverano di non essere obiettivo.
Di dare dei film una valutazione troppo legata alla mia emotività e troppo poco tecnica.
Io generalmente rispondo: «Sì, infatti. Embè?».
Oggi, questo, vale più che mai.
Rocky Balboa non è (solo) un film. Rocky Balboa è un pezzo della nostra vita. Il primo Rocky è del 1976, l'anno in cui sono nato. Un film scritto e interpretato da un allora sconosciuto attore italo-americano, su un pugile altrettanto sconosciuto che si allena tirando cazzotti ai quarti di bue nella macelleria di un amico. E arriva a sfidare il campione del mondo dei Pesi Massimi. Rocky era, è, un film sul sogno come pochi altri. Il sogno di un attore da due spiccioli che si materializza attraverso il sogno di un pugile di periferia, innamorato di una brunetta timida e bruttina e circondato di uomini in ombra, emarginati dalla vita in cerca di riscatto. Rocky sale sul ring e con lui ci saliamo tutti, perché tutti, chi più chi meno, chi prima chi poi, ci siamo sentiti emarginati dalla vita e stanchi di porte in faccia. Rocky è nelle nostre vene perché ha una faccia sbilenca e accartocciata. Perché ha una faccia da perdente.
Rocky, il primo, è anche un signor film. Una perla rara tra le tante perle che ci sono rimaste in tasca di quella rutilante, irripetibile stagione di cinema che furono gli anni Settanta in America. Gli erano seguite fino ad oggi quattro repliche, la più famosa delle quali resta Rocky 4. Era il 1985, io avevo 9 anni e di politica internazionale e guerra fredda sapevo niente. Ma ancora adesso, e nonostante mi sia ormai evidente la caratura trash di quella pellicola, mi dà i brividi ripensare a Rocky, avvolto nella bandiera americana dopo la mattanza con Ivan Drago, che urla alla silente ed esterrefatta masnada di russi sugli spalti, con la sua bocca storta: «Perché se io posso cambiare, e voi potete cambiare, tutto il mondo può cambiare». E, di lì a pochi anni, il mondo cambiò davvero.
Rocky, nella tua vita, torna sempre. Riprendi in mano i DVD, lo ritrovi di sfuggita in TV. Sorridi, lanci qualche battuta allo schermo e ai tuoi amici, e di sicuro, davanti a quelle gragnole di pugni da barzelletta, ti fai anche un po' sprezzante. Ma intanto riagganci un pezzo della tua vita. Rocky sono le persone che ti sei perso per strada, tutte le idiozie che hai sparato nella tua giovinezza, le giornate perse sui libri, i cortili assolati della tua adolescenza. Rivedere quei film era come riprendere in mano i vecchi album di fotografie. Stavolta invece, in sala, è diverso.
Quando Rocky, anzi, quando Stallone, dice a suo figlio, angustiato per il peso ingombrante della fama paterna, che la vita picchia più forte di lui e di chiunque altro, e che la dignità di un uomo non si vede da quanto forte sa picchiare ma da quante volte riesce a rialzarsi in piedi, senza mai dare la colpa del proprio dolore a nessuno, il film tocca palpabilmente uno di quei rari e fortunati incroci di cui il cinema è, ogni molto, capace: parla direttamente alla tua esperienza personale, ai tuoi ricordi, alle tue speranze. Capita così che due generazioni di pubblico applaudano a scena aperta e ripetutamente di fronte ai topoi più ingenui della saga che si ripresentano, rumoreggiando felici durante il montaggio dell'allenamento, facendo il tifo durante l'incontro, soffrendo, ridendo, magari commuovendosi un po'. E così il cinema, anche nelle odiate multisale, torna ad essere un piacevole rito collettivo.
Rocky Balboa, fidatevi, è magico. Non è un album di foto. È il passato che ritorna. Due ore in compagnia della tua vecchia prof di liceo. Una chiacchierata col nonno che se n'è andato. L'ultima cena, tanti anni dopo, con il perduto primo amore, senza smettere un attimo di guardarla negli occhi. E hanno ancora tutti la stessa età: ad essere più vecchi siete soltanto voi
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zorrokid
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lunedì 30 luglio 2007
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di cosa parliamo ? di cosa parli ?
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Il primo film era magico, e lo ricordo sempre, il secondo dava un seguito alla storia,molto improbabile per la verità, ma era un sogno e va bene anche quello, al terzo mi sono sentito preso in giro, era un film già stantio, un film che non diceva niente di nuovo, che si rigirava su se stesso, visto e rivisto,le stesse atmosfere, gli avvenimenti che si succedono come sempre, con il finale già scontato, gli altri episodi, come qualificarli ? storielle ? frescacce ? barzelette ? bufale ? non ha importanza,non contano assolutamente nulla.Ti rimane l'amaro dentro,perchè il rocky della tua giovinezza non esiste più. Ucciso, massacrato solo per ragioni di sfruttamento commerciale,per tre quattro volte, e ancora adesso il rito che si ripete, un rocky che non riconosci, che non ti appartiene, che ti ruba un altro pezzo di sogno.
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Il primo film era magico, e lo ricordo sempre, il secondo dava un seguito alla storia,molto improbabile per la verità, ma era un sogno e va bene anche quello, al terzo mi sono sentito preso in giro, era un film già stantio, un film che non diceva niente di nuovo, che si rigirava su se stesso, visto e rivisto,le stesse atmosfere, gli avvenimenti che si succedono come sempre, con il finale già scontato, gli altri episodi, come qualificarli ? storielle ? frescacce ? barzelette ? bufale ? non ha importanza,non contano assolutamente nulla.Ti rimane l'amaro dentro,perchè il rocky della tua giovinezza non esiste più. Ucciso, massacrato solo per ragioni di sfruttamento commerciale,per tre quattro volte, e ancora adesso il rito che si ripete, un rocky che non riconosci, che non ti appartiene, che ti ruba un altro pezzo di sogno. E vorresti prenderlo a pugni, gridargli, vecchio vai via, tu non sei rocky, sparisci dalla mia vista.
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lunedì 30 luglio 2007
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parliamo della saga
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Mi sono limitato a riportare un bellissimo articolo sulla saga di Rocky,che in qualche modo riguarda tutti i fan di Rocky(me compreso).
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bartolomeo
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martedì 31 luglio 2007
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vero.
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In effetti ho ritrovato parte di me stesso nelle sensazioni espresse dall'articolo. Pensandoci bene c'è una grossa componenete emotiva che lega più di una generazione ai film di Rocky. Bell'articolo, mi è piaciuto.
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