Titolo originale | För att inte tala om alla dessa kvinnor |
Anno | 1964 |
Genere | Commedia |
Produzione | Svezia |
Durata | 80 minuti |
Regia di | Ingmar Bergman |
Attori | Bibi Andersson, Harriet Andersson, Eva Dahlbeck, Allan Edwall, Jarl Kulle, Axel Düberg Gertrud Fridh, Karin Kavli, Mona Malm, Barbro Hiort af Ornäs, Georg Funkquist, Carl Billquist. |
MYmonetro | 3,25 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 8 aprile 2014
Un critico musicale fa un patto con un violoncellista. Scriverà la sua biografia se questi acconsentirà a suonare una composizione del critico.
CONSIGLIATO SÌ
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Negli anni Venti, Cornelius, un critico musicale, si reca nella villa estiva di Felix, celeberrimo violoncellista, al fine di ultimarne la biografia. Sebbene incontrare l'oggetto del suo lavoro si riveli difficile quando non impossibile, l'eccessivo e borioso esegeta instaurerà rapporti di varia natura con il gineceo di cui pullula la splendida casa neoclassica: incontrerà la moglie e sei donne, tutte innamorate del maestro, continuando a sperare che Felix stesso voglia eseguire, in un imminente concerto, la sua composizione "Il canto del pesce".
Primo film a colori di Ingmar Bergman, che si serve dell'inimitabile occhio di Sven Nykvist, A proposito di tutte queste... signore è generalmente considerato un passo falso nella carriera del grande cineasta.
Forse hanno ragione, invece, quei critici che all'epoca ne lessero la solo apparente levità come una vacanza dallo stress, anche emotivo, della celebre trilogia conclusasi l'anno precedente con Il silenzio (gli altri due segmenti sono Come in uno specchio e Luci d'inverno). Attraverso il rapporto ideale tra Cornelius, pavone insopportabile e privo di qualsiasi reale qualità, e Felix, genio distante in ogni senso, il cineasta riflette ancora su un nodo fondamentale della propria poetica: l'arte e il suo naturale ergersi al di sopra delle piccolezze umane, qui, in uno spettacolo volutamente frivolo, ma di grande pregio formale, dove la mediocrità e la mancanza di senso di ogni azione compiuta servono a confermare la tesi principale. Ancora una volta più un teorema che un racconto libero, un film fatto per esorcizzare i temi abnormi delle precedenti pellicole, quasi un antidoto contro la propria seriosa visione della vita, in cui passa comunque un discorso di alto livello contenutistico. Pur servendosi della pretestuosa vicenda per colpire apertamente la miopia di certa critica, ma anche i censori così come gli artisti stessi, Bergman non realizza un'opera fine a se stessa, ma un divertissement in cui è evidente la volontà oltreché la capacità di distaccarsi dalla sicurezza di un linguaggio arrivato ad un magistero espressivo di rara efficacia: «La vera novità, qui, sta nel colore e nello stile, strettamente condizionato al colore stesso, alla scenografia, al ritmo. Qui davvero Bergman lascia di stucco, è irriconoscibile» (Giovanni Grazzini, Corriere della Sera). Recitazione divertita, ma sempre di altissimo tenore con le bergmaniane Bibi Andersson, Harriett Andersson e Eva Dahlbeck in gara di bravura. Da confrontare con le altre commedie del cineasta, L'occhio del diavolo in testa. Fu presentato fuori concorso alla XXV Mostra del Cinema di Venezia nella quasi generale indifferenza critica.
Un critico musicale fa un patto con un celebre violoncellista. Scriverà la sua biografia se questi acconsentirà a suonare una composizione del critico. Nel frattempo conosce le numerose donne che orbitano intorno al musicista. La moglie di questi minaccia di ucciderlo se suonerà il pezzo del critico. Ma non ce ne sarà bisogno: il violoncellista muore sul colpo mentre attacca con la composizione incriminata. È la prima volta che Bergman vuol far ridere.
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Quando si va a vedere un film di un grande maestro del cinema quale Ingmar Bergman ci si aspetta sempre tanto. Qui non delude il regista, piuttosto vanno deluse le aspettative. Ci si attende il genere classico dell’autore. valga uno per tutti “Il settimo sigillo”. Non si discute della morte, piuttosto si discute della vita. La morte è il pretesto per riportare alla vita le figure del passato che [...] Vai alla recensione »
Ingmar, si diverte ci diverte, si prende in giro ci prende in giro..in questa bella parodia sull'arte e gli artisti.
Dopo l'impegnativa trilogia sul "silenzio di Dio" (Come in uno specchio, Luci d'inverno, Il silenzio), Ingmar Bergman si concede un intermezzo grottesco con A proposito di tutte queste signore (1964). La critica non gli avrebbe però perdonato di aver cambiato stile e genere (una commedia invece di un dramma). Inoltre, la sceneggiatura apparve ai più troppo frivola fin dalla prima proiezione del film, [...] Vai alla recensione »