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Harriet Andersson

Harriet Andersson. Data di nascita 14 febbraio 1932 a Stoccolma (Svezia).
Nel 1974 ha ricevuto il premio come premio speciale al David di Donatello per il film Sussurri e grida. Dal 1964 al 1974 Harriet Andersson ha vinto 2 premi: David di Donatello (1974), Festival di Venezia (1964). Harriet Andersson ha oggi 92 anni ed è del segno zodiacale Acquario.

La regina delle nevi

A cura di Fabio Secchi Frau

Grazie alle sue interpretazioni graffianti e a incontri fatti nei momenti giusti e nei luoghi giusti, si è aggiudicata la corona di miglior attrice della Scandinavia più e più volte, soprattutto quando è diretta dai suoi registi preferiti, ai quali si è anche legata sentimentalmente. Non è ancora nata un'attrice capace di eguagliare il suo posto nella storia del cinema. L'intelligenza e la raffinatezza glaciale che con un doppio colpo si sposano con il fascino di sex symbol fra le nevi e i ghiacci.
Iniziò la sua carriera nel mondo dello spettacolo come ballerina di music-hall, buttandosi immediatamente nel cinema diretta da Schamyl Barman in Skolka skolan (1949), che la dirigerà in molti altri film. Continuerà ad apparire in varie pellicole svedesi fino all'incontro con il grande Ingmar Bergman sul set de La banda della città vecchia (1950) di Lars-Eric Kjellgren, lui era lì in veste di sceneggiatore e lei in veste di attrice. Non fu solo un incontro professionale il loro, ma anche sentimentale, infatti ne divenne la compagna per ben dieci lunghissimi anni. Aveva solo 20 anni e tutta quella freschezza non fece altro che agitare le vele del regista che vide negli occhi di questa attrice il simbolo di tutte quelle donne forti, indipendenti, proletarie e con un carisma erotico non indifferente.
Gustaf Molander, Alf Sjöberg, Gunnar HellStröm e Stig Olin saranno fra i registi che maggiormente la imporranno al pubblico scandinavo, ma solo a Bergman andrà l'onore di esportarla all'estero, trasformandola in una celebrità grazie a pellicole come Monica e il desiderio (1952), Una vampata d'amore (1953), Una lezione d'amore (1954), Sogni di donna (1955) e Sorrisi di una notte d'estate (1955). Rotto poi l'idillio con Bergman, la Andersson si rifugerà fra le braccia del regista, attore e produttore Jörn Donner, dal quale avrà una figlia, Petra. Donner la dirigerà in moltissimi film fra cui En söndag i semptember (1963), ma nonostante il loro amore sia naufragato, la Andersson continuerà a lavorare ugualmente con Bergman, incarnando perfettamente i ruoli di quelle tormentate eroine alla ricerca di Dio, di se stesse o dell'amore. Come in uno specchio (1961) rappresenterà infatti l'apice della sua carriera, fruttandole una nomination ai BAFTA come miglior attrice straniera.
Scelta come protagonista per il film in costume Gli amorosi (1964) di Mai Zetterling che avrà un successo strepitoso, replicherà ne Le ragazze (1968) nella parte di Marianne. Poi di nuovo Bergman con A proposito di tutte queste... signore (1964) e Donner in Amare (1964), il cui ruolo di erotica vedova le farà conquistare la Coppa Volpi a Venezia. Hollywood finalmente le punta gli occhi addosso e la invita in America per interpretare il ruolo di una moglie infedele nella pellicola Chiamata per il morto (1966) di Sidney Lumet, accanto a Maximilian Schell, James Mason e Simone Signoret, successivamente seguito da La guerra per Roma - Prima e seconda parte (1968-1969) di Robert Siodmak e da The Day the Clown Cried (1972) di Jerry Lewis.
In seguito, entrerà nella Royal Dramatic Theatre di Stoccolma, alternando la recitazione sul palco a quella sul grande schermo. Rimane memorabile la sua performance in Sussurri e grida (1973), accanto alle colleghe-muse di Bergman (Ingrid Thulin e Liv Ullmann) nel ruolo della malata di cancro Agnese, che le farà stringere in mano il David di Donatello Speciale. Negli anni Settanta, si investirà soprattutto in televisione, diretta anche da Lasse Hallström nella miniserie tv Semlons gröna dalar del 1977, tornando sotto le sapienti mani di Bergman in Fanny e Alexander (1982) e Il segno (1986), ma rilucendo nel ruolo di Gloria per Lars Von Trier in Dogville (2003).
Impetuosa e contrastata, la storia d'amore più grande di Harriet Andersson è con il suo pubblico. È lui che la ama profondamente quando, bellissima, si denuda il petto e lascia che i suoi capelli bruni siano spazzolati dal vento, da quel desiderio che è da sempre destinato a dividere gli uomini. Ha letteralmente conquistato tutti, e non è stato un caso. Ottimi i suoi debutti, tagliente la sua recitazione, una donna che toglie il fiato. Forse l'ultima diva, lontana da volgari schermaglie amorose, ma sempre più richiesta dai registi che contano, anche oggi che quella sua freschezza ha abbandonato la sua pelle e si è riversata solo nella parte più profonda dei suoi occhi... come neve che si scioglie al sole.

Ultimi film

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