Titolo originale | Jeanne |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 137 minuti |
Regia di | Bruno Dumont |
Attori | Lise Leplat Prudhomme, Annick Lavieville, Justine Herbez, Benoit Robail Alain Desjacques, Serge Holvoet, Julien Manier, Jérôme Brimeux, Benjamin Demassieux, Laurent Darras, Marc Parmentier, Jean-Pierre Baude, Joseph Rigo, Yves Baudelle, Aurélie Desain, Laurence Malbete, Augustin Charnet, José Morel, Fabien Fenet, Valério Vassallo, Laurent Brassart, Joël Carion, Franck Dubois, Daniel Dienne, Yves Habert, Jean-François Causeret, Robert Hanicotte, Claude Saint-Paul, Benoît Ente, Hervé Flechais, David Babin, Michel Delhaye, Romain Olivier, Emmanuel Boutry, Didier Fournier, Florent Ramecourt, Philippe Robe, Jean-Pierre Jadas, Christophe, Fabrice Luchini. |
Tag | Da vedere 2019 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,61 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 10 luglio 2019
Seconda parte della trilogia firmata Bruno Dumont. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Cesar, 1 candidatura a Lumiere Awards,
CONSIGLIATO SÌ
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Francia, 1429. Jeanne ha perso il diminutivo dell'infanzia e guadagnato un'armatura per combattere gli inglesi, che hanno saccheggiato la Francia e bruciato Domrémy, il paese natale. Lanciata con fervore cristiano nella Guerra dei Cento anni, Jeanne libera Orléans e conosce la sua prima disfatta a Parigi. Guidata dalla voce di Dio, contestata dalla gerarchia ecclesiastica e messa in discussione dai suoi generali, viene presa in consegna dagli inglesi a Rouen e sottoposta a un processo condotto dall'Abbate Pierre Cauchon. Jeanne sostiene con coraggio e ardore l'inquisitoria dei dotti teologi, che finiranno per condannare la sua inflessibile fermezza. Giudicata eretica e colpevole, brucerà il 31 maggio del 1431 davanti a una folla di soldati inglesi e francesi.
Dopo aver raccontato la nascita di una vocazione ribelle e technopop (Jeannette - L'enfance de Jeanne d'Arc), Bruno Dumont ripiega su un'atmosfera più solenne, proseguendo l'odissea della pulzella di Orléans.
Ancorato alle opere di Charles Péguy ("Jeanne d'Arc", 1897 e "Le Mystère de la charité de Jeanne d'Arc", 1910) e confermata Lise Leplat Prudhomme nel ruolo del titolo, l'autore francese realizza un dramma mistico e potente, consegnando al cinema una versione nuova e ieratica della passione di Giovanna d'Arco. Al cuore del film c'è una giovane attrice, Lise Leplat Prudhomme ha otto anni in meno rispetto al suo personaggio, impegnata in un ruolo all'apparenza più grande di lei: la Jeanne delle battaglie e delle prigioni. La giovane età crea uno disorientamento quando la vediamo così piccola montare a cavallo, tenere testa ai soldati come agli uomini di chiesa, intrattenersi con Carlo VII, interpretato da Fabrice Luchini. Spirito ispirato e inspirante, l'attrice assicura al film una sicurezza stordente radicata in un "altro mondo". È lei il mistero singolare che Dumont indaga illustrando il meccanismo spirituale dell'impegno, l'avvento di una coscienza che si rivolta contro il Male, lasciando circolare l'aria e il senso attorno a un gesto, a un dettaglio, a un volto, a un oggetto. L'autore la coglie in un momento delicato, quando tutte le circostanze storiche sono contro di lei. Nel bestiario umano del film, e dei suoi film, si attacca sempre a una figura di purezza che redime la mostruosità contigua sovente incarnata dagli adulti (Ma Loute, mini-serie P'tit Quinquin). Grandi e piccoli, attori professionisti e amatoriali, tutto è armonizzato dalla visione potente di Dumont. Il risultato è una combinazione di sobrietà realista e di stilizzazione esagerata, di già visto riconfigurato e di mai visto. Tutto nel film è assolutamente falso e completamente vero, e da questa tensione emerge una maniera nuova di raccontare una delle storie più sovente narrate al cinema (Dreyer, Bresson, DeMille, Rossellini, Preminger, Besson).
Cortocircuitando la lingua esigente e lirica di Péguy con le note elegiache e impalpabili di Christophe, che fa una breve ma memorabile apparizione nel film, Dumont converte la commedia musicale (Jeannette) in oratorio (Jeanne). L'autore innesca il potere di una preghiera e ridona chiarezza al suo soggetto con l'asprezza della materia, le parole inconsuete ed enormi, le architetture sontuose, la luce celestiale, l'attenzione alla fisionomia come all'anima dei suoi protagonisti. Se il cambio di marcia si impone, l'azione e il processo sembrano refrattari al musical, il décor resta aperto ai quattro venti e invita a rileggere la Storia, a sollevare dalla sabbia Giovanna d'Arco, al confine tra cultura alta e cultura popolare. Il primitivismo dello sfondo e la poesia manierista fanno levitare i personaggi tra le dune della Côte d'Opale, le altezze gotiche della cattedrale di Amiens e le blockhaus di cemento della Seconda Guerra Mondiale. È un miracolo cinematografico Joan of Arc che nella religione come al cinema raggiunge quello che chiamiamo grazia. Di poche parole, a rischio di essere incompreso, il cinema di Dumont pratica il silenzio e un'economia distante, dispiegando una ricchezza scrupolosa e austera, quasi giansenista. Eretico come la sua Jeanne, resta un autore unico nel panorama francese, producendo un cinema immediatamente identificabile che non assomiglia davvero a nessun altro.
Bruno Dumont non è uno che abbandona la presa. Ma è uno che cambia marcia e passo con olimpica indifferenza nei confronti della presunta coerenza autoriale. Lo aveva annunciato che avrebbe dato vita al seguito delle avventure di Giovanna D'Arco, e lo ha fatto. Spostando l'asse dalle musiche di Igorrr a quelle di Christophe, reinventa radicalmente l'approccio rispetto al primo capitolo.
Dal musical electro pop-rock all'azione psicologica. Come in Jeannette, prima parte del dittico su Giovanna D'Arco di Bruno Dumont proseguito proprio con Jeanne, c'è sempre la pièce di Charles Peguy. Se l'altro film mostrava l'infanzia della protagonista, questo invece inizia dal 1429, mentre sta imperversando la Guerra dei Cent'anni tra francesi e inglesi e arriva alla morte della "pulzella d'Orléans" [...] Vai alla recensione »
Dove eravamo rimasti? All'anti-musical, stonato e punk. A una Giovanna d'Arco mai vista, prima delle battaglie e del rogo ("prima" di Dreyer e Bresson), bambina e adolescente che si ribella a ogni autorità per ascoltare le sue "voci", la volontà di Dio (il "suo" Dio?). Eravamo rimasti a un film inaudito, eversivo, solenne, una cosa mai vista prima, la parodia di un'opera e la sua trascendenza in (modernissi [...] Vai alla recensione »
1429. Infuria la Guerra dei Cento Anni. Giovanna, investita di una missione bellica e spirituale, libera la città d'Orléans e rimette il Delfino sul trono di Francia. Cerca poi di liberare anche Parigi, e lì subisce la sua prima sconfitta. Imprigionata a Compiègne dai borgognesi, viene dunque consegnata agli inglesi. Si apre il processo a Rouen, condotto da Pierre Cauchon che cerca di togliere ogni [...] Vai alla recensione »