Titolo originale | Mickey and the Bear |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | USA |
Durata | 88 minuti |
Regia di | Annabelle Attanasio |
Attori | Camila Morrone, James Badge Dale, Calvin Demba, Ben Rosenfield, Rebecca Henderson Rob Grabow, Gabriel Vega, Stephen Little, Joel Scheett, Kelley D. Cutler, Katee Ferguson, Suzie A. Burch, Don Capp, Steven D. Collins, Gina Mohr, Jen Anderson (II), Colten Ferguson, Aaron Peterson, Blake Hempstead, Neil Buckley, Brett Polich, Ralph Villa, Donna Davis, Dan Highley, Janie Windorski. |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 18 ottobre 2019
Una ragazza tenta di conquistare la sua indipendenza dal padre. Al Box Office Usa Mickey and the Bear ha incassato 23,6 mila dollari .
CONSIGLIATO SÌ
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Dalla morte della madre, qualche anno prima, la giovane Mickey vive con il padre Hank, veterano affetto da sindrome post traumatica, che lo obbliga alla schiavitù degli oppiacei e lo mantiene in uno stato di periodico squilibrio emotivo. Mickey e Hank si vogliono molto bene, ma è chiaro che il fardello di questo amore è tutto sullo spalle della ragazza, che comincia a pensare ad un futuro lontano da casa, all’università di San Diego, anche se il senso di responsabilità la trattiene, pregiudicando la sua giovinezza.
L’opera prima di Annabelle Attanasio di debuttante ha solo la freschezza (e non significa,, naturalmente, che ciò che appare naturale non abbia dietro un grande lavorìo), perché per il resto è specchio di una maturità cinematografica che salta agli occhi, nello stile e nel racconto.
Basterebbe il tema che ha scelto di portare sullo schermo per capire che dietro l’ennesima storia di una ragazza costretta a crescere prima del tempo, c’è una consapevolezza affatto comune: nella cittadina di Anaconda, nel Montana, Mickey è infatti stritolata, come dalle spire di un enorme serpente, dalle aspettative del mondo maschile nei suoi confronti. Che si tratti del padre, che ha quotidianamente bisogno di lei, o del fidanzato geloso, a finire nella morsa è la libertà di scelta della protagonista, che si va riducendo di giorno in giorno.
Questo crescendo drammatico, che arriva ad un climax di un certo livello, che evoca il fantasma oscuro che aleggia sul film fin dall’inizio, è raccontato con una regia luminosa, che non lascia mai che i colori del mondo emotivo di Mickey vengano meno, che si serve con intelligenze delle immagini della natura (l’orso imbalsamato, l’acqua che lava via i pensieri) e che in alcuni punti raggiunge temperature di grande intimità e autenticità.
Ma il merito va a diviso almeno a metà, tra regista e interprete principale, perché senza la presenza di Camila Morrone avremmo probabilmente visto un altro film: l’attrice riempie infatti il copione di bellezza, talento e personalità, azzeccando il registro drammatico ma bucandolo di continuo col sorriso.
Grazie alla sua verità, la presa di coscienza di Mickey che le cose non cambieranno, che Hank non migliorerà e che unicamente lei può cambiare le cose, per se stessa sola, e uscire così da un meccanismo di ripetizione senza fine, diventa sullo schermo un percorso credibilmente doloroso, allontanato più volte per ragioni d’affetto e di senso di colpa, e traduzione per immagini di una raggiunta autonomia non solo pratica ma finalmente anche emotiva.