Il sodalizio tra il regista Silvio Soldini e il racconto della cecità ha inizio nel 2013 con il documentario premiato ai Nastri d’Argento Per altri occhi, incursione nella vita quotidiana di un gruppo di persone cieche, tra cui lo scultore Felice Tagliaferri, in trasferta in India per tenere un workshop.

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A partire da questa esperienza, Soldini rimane affascinato da una condizione che quasi sempre ha trovato sul grande e sul piccolo schermo rappresentazioni stereotipate, irrealistiche o, in alternativa, legate alla narrazione di personaggi dotati di poteri oracolari e di preveggenza.

Con Il colore nascosto delle cose, Soldini riconferma così l’intenzione di indagare e descrivere l’aspetto più concreto e quotidiano della vita della comunità cieca, trasponendo sullo schermo una storia d’amore tutt’altro che eccezionale, ma radicata nella familiarità.

La vicenda al centro della narrazione è infatti quella di Emma e Teo, un’osteopata e un pubblicitario che si incontrano per la prima volta nel corso di un’esperienza di “Dialogo nel buio”, durante la quale si viene condotti in un percorso privo di fonti di luce da una persona cieca, che invita i partecipanti a orientarsi attraverso gli altri sensi.

In questa occasione, Teo rimane folgorato dalla sensualità della voce della sua guida, una donna cieca di nome Emma, e farà di tutto per rincontrarla. Da qui prende avvio una complessa relazione amorosa, scandita da confessioni intime, vicinanze e allontanamenti, incomprensioni e fragilità.

Nei panni dei due protagonisti Adriano Giannini – nel ruolo di un uomo sofferente e immaturo, ma al contempo estremamente vitale e curioso – e Valeria Golino − nelle vesti dell’intensa, libera e affascinante Emma. Al centro della narrazione, una storia di reciproca scoperta che pone l’accento sulla necessità di guardare all’essenza del reale, di andare oltre all’apparenza per avvicinarsi alla sostanza e al significato più profondo non solo dell’esistenza, ma anche della propria identità.

Presentato a Venezia nel 2017 e candidato ai David di Donatello, Il colore nascosto delle cose racconta così una storia semplice che si confronta tuttavia con gentilezza con la complessità di temi come la disabilità, la costruzione dell’identità, la crescita e la resilienza, attraverso personaggi profondi ma comuni, in cui è possibile riconoscere sé stessi − oppure un familiare, o forse anche un amico.

Nella vicenda di Emma e Teo – una versione italiana di Don Draper, l’affascinante protagonista di Mad Men – ritroviamo qualcosa di vicino e al contempo ci immergiamo in un’esperienza di vita altra, di cui scopriamo le sfumature e le difficoltà quotidiane. Una favola romantica agrodolce radicata nella vita di ogni giorno.

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