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Ultimo aggiornamento venerdì 1 aprile 2016
Un film ispirato ad una storia realmente accaduta, tratto dal libro omonimo di Mitchell Zuckoff. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, In Italia al Box Office 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi ha incassato 136 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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Libia, 2012. Jack Silva, bisognoso di qualche guadagno extra, sceglie di imbracciare nuovamente il fucile per i GRS, le Guardie di Sicurezza, corpo di appoggio alla CIA. Arrivato a Bengasi, si trova ben presto al centro di una guerra civile. L'ultimo giorno della sua missione coincide con un attacco, ampiamente pianificato, di terroristi libici alla base segreta americana.
Aspettarsi attente disamine sul senso di una situazione intricata o sulla psicologia dei fronti bellici opposti è totalmente fuori contesto. 13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi è un film di Michael Bay: come tale, non è il luogo per domandarsi se sia giusto o sbagliato che l'America reciti il ruolo non richiesto di gendarme del mondo, o se il fatto di essere presente in forze anche lontano da casa propria sia causa diretta della perdita assurda di molte vite umane, americane e non.
Se Bay lancia un'invettiva politica in 13 Hours, questa è rivolta all'amministrazione in carica durante i fatti di Bengasi, e in particolare a Hilary Clinton - allora Segretario di Stato, durante l'uscita del film invece nel pieno della corsa alla Casa Bianca - attraverso riferimenti non troppo velati alla mancanza di interesse nel sostegno alle truppe e al prevalere di burocrati, che pensano solo alla pensione in luoghi che invece dovrebbero ospitare solo combattenti di professione.
La rivisitazione dei fatti di Bengasi si trasforma quindi, quasi inevitabilmente, nella glorificazione dei contractors, di quei veterani restituiti alla vita civile - barba incolta, lenti a contatto, chiacchiere in skype con i familiair - ma incapaci di fare a meno del fronte di guerra. E consapevoli che la loro presenza sia fondamentale, "laggiù", in quel famigerato Medio Oriente, disprezzato per il clima e i suoi pericoli, ma inevitabile destinazione dei soldati nordamericani. Con 13 Hours Bay realizza un'opera che non si pone per niente come minore nella sua filmografia, ma al contrario come uno degli episodi più forti sul piano teorico. Riprendendo lo spirito da anarchico di destra tipico di Eastwood - guerrieri da una parte, scaldascrivanie che sanno solo dare ordini dall'altra - il regista di Transformers si getta a capofitto nell'epica della guerra perpetua soffermandosi sull'assuefazione alla stessa. Già visto in The Hurt Locker di Kathryn Bigelow, si dirà, ma la forza di Bay è (anche) l'umiltà di chi non si illude nemmeno per un attimo di essere il primo ad affermare qualcosa; unita alla tenacia di chi sa che i concetti a volte vanno ripetuti con forza perché possano divenire persistenti.
13 Hours: The Secret Soldiers of Benghazi, tratto dalla vera storia dell'assalto alla dépendance dell'ambasciata statunitense a Bengasi, comincia dalle immagini di cronaca su Gheddafi per dedicarsi poi alla ricostruzione fittizia di personaggi e situazioni che abbandonano ben presto un'idea di verosimiglianza. A Bay, e a noi che non riusciamo a distogliere lo sguardo dalle immagini in digitale ad altissima definizione, interessa assai meno risultare credibile che rendere l'idea sulla babele linguistica e culturale di un Paese dilaniato, lontano e impossibile da ricondurre a un paragone con l'Occidente. "Surreale... Mondi diversi" è la frase con cui uno dei contractors definisce le azioni dei libici "buoni", difficili da comprendere e da distinguere, almeno quanto i loro corrispettivi "malvagi". Per questi ultimi, una volta identificati con chiarezza, non esiste alcun habeas corpus in grado di salvarli. Il loro destino è quello inevitabile, comune agli Indiani di Ombre rosse, agli zombi di Romero (rievocati dalla Zombieland, mattatoio abbandonato attraversato dagli assalitori) o agli alieni di Space Invaders: essere abbattuti senza aver pronunciato una parola, né aver lasciato un segno che possa testimoniare la loro appartenenza al genere umano. Ma è di questa incomprensione della diversità, di questo "o noi o loro" che ribadisce la diffidenza nei confronti dell'altro da sé, che si nutre il cinema belluino e patriottico, ma adrenalinico e puro di Michael Bay. Quello capace di regalarti un assedio lungo e vibrante come non se ne vedevano da Distretto 13 di John Carpenter. Il cinema (americano) è anche questo, non va dimenticato.
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La cronaca tipicamente da blockbuster hollywoodiano degli attacchi al compund americano a Bengasi, Libia, l’11 settembre 2012 e, successivamente, la notte stessa, al vicino avamposto della CIA, si trasforma in un action movie forsennato (come c'era da aspettarsi da Michael Bay) dalla durata spropositata. E’ un film superficiale in cui non sempre la retorica patriottica è tenuta [...] Vai alla recensione »
Se ci limitiamo ad analizzare la pellicola per quello che è, senza addentrarsi troppo in riflessioni di politica estera americana, credo che Michael Bay abbia fatto davvero un ottimo lavoro. Non è un docu-film, è una ricostruzione dei fatti davvero avvincente che trasmette allo spettatore tutto quel vortice di emozioni che prova un uomo quando si ritrova a dover fronteggiare un [...] Vai alla recensione »
Le immagini di M. Bay spesso sono, nella sua filmografia, potenti, colossali, dove volenti o nolenti, bisogna farci i conti con la sua "ideologia" all-american. Anche in questo real-story movie ci presenta corpi attoriali che già si erano sviluppati in uno dei capitoli dei "Trasformers", dove le truppe, si aggiravano nella devastazione bellica cittadina, quindi, [...] Vai alla recensione »
Come ho già ampiamente spiegato in altre recensioni, è sbalorditivo quanto l'America del 2016 sia tutt'oggi ancorata alla retorica dell'eroismo a stelle e strisce, come si compiaccia di tenere alta la bandiera di questo mito vivente dell'eroe americano che si sacrifica per la sua nazione ed è pronto a tutto pur di difenderla da vere o presunte minaccie.
2012, nella libia del post gheddafi un manipolo di contractors si trova nel mezzo di una guerra civile a difendere un base segreta americana, ultimo avamposto della democrazia a bengasi, dall'attacco dei terroristi dell'isis.- sappiamo tutti che tipo di regista sia michael bay, ma il fatto che il film fosse tratto da una storia vera mi ha dato una certa speranza.
Un film imbarazzante come solo i peggiori film americani sanno essere. I protagonisti sono un manipolo di machi pieni di muscoli che, nella Libia del 2012, sono sul campo a rischiare la vita per fare da guardie del corpo ai soliti burocrati inetti, che, pare, si trovano in Africa quasi per caso. I nostri eroi, invece, uomini veri e veri duri, si sono fatti già le ossa in Iraq e risolvono [...] Vai alla recensione »
Il film è ottimo: azione frenetica, personaggi ben delineati, storia credibile. Quello che mi ha colpito è la confusione che regna sovrana in Libia dopo che i geni occidentali hanno fatto cadere Gheddafi, resa sicuramente molto bene in questa pellicola. Da vedere.
Un film discreto, senza alti o bassi. O forse si? Sin dalle prime battute si capisce subito che il patriottismo americano, ormai nauseante nei film d'azione/militari, sarà immancabilmente presente, e alcune scene potevano benissimo essere saltate. Ma tant'è, il film riesce a tenere incollati alla sedia e a suscitare qualche emozione nelle scene finali, probabilmente a causa del [...] Vai alla recensione »
..."Ron non c'è l'ha fatta"..mi ha fatto commuovere verso la fine del film piu'questa frase che il commovente(?)"famiglia all'improvviso"..le recensioni iper negative su questo film mi hanno scandalizzato!!!e tanto...e'un film con i contro-cavoli e voi "amici" l"avete schiantato e pure il pubblico in Italia.
Bravi gli attori, trasmettono un buon phatos. Quello dei contractors è stata una realtà collaterale alla guerra. Le scene d'azione sono molto ben coreografate, di prima qualità. Ogni tanto vedere un film di guerra risulta piacevole...
Film con buona ambientazione, ricostruzione interessante e ottimi fotografia e suono. A parte alcuni concetti un po' didattico-ripetitivi ricostruisce bene il clima di incertezza e la vita quotidiana in un paese arabo in piena guerra civile. Le figure dei contractors sono credibili come pure una certa ottusità del Dipartimento di Stato. Non capisco certi commenti critici laddove a un giudizio [...] Vai alla recensione »
BASATO SU UNA STORIA VERA...RICHIAMA IN PARTE LA FILOSOFIA NE'DESTRA..NE SINISTRA DEL GRANDE "EASTWOOD"..DA BAY NON MI ASPETTAVO UN FILM NELLA CONCEZIONE ANCHE IMPEGNATO..CI VOGLIONO FILM CHE RICALCANO IL REALE E
Lo scenario è quello a cui siamo abituati negli ultimi anni ovvero il nord Africa con le sue guerre a battaglie interne; qui però non ci sono i soliti marines scatenati ed eroici bensì un gruppo di paramilitari dei quali poco importa ai poteri forti.Per proteggere i loro clienti e successivamente per la sopravvivenza stessa si trovano in una battaglia epica "soli contro tutti" [...] Vai alla recensione »
Siamo ben lontani dai magnifici Black vedo down e The hurtlocker, diciamo un paio d'ore di svago senza troppe pretese. ......
Caos Libia, Chris Stevens, ambasciatore usa viene ucciso, fatto realmente accaduto e la Universal Pictures ci fa un film. Non mi e’ piaciuto, non so, forse non ci sono i registi di guerra tipo Coppola, Kubrick, Spielgerg, Stone, o forse internet ci ha banalizzato certe azioni e immagini. Comunque quelli del 17 febbraio si rifanno alla data dell’inizio della guerra civile in Libia (17 febbraio [...] Vai alla recensione »