La ventiduesima edizione del Florence Korea Film Fest è anche l’occasione per celebrare i 140 anni di storia delle relazioni tra Italia e Corea, tra ospiti ed eventi imperdibili, che porteranno ancora una volta l’hallyu a Firenze dal 21 al 30 marzo. Ma se non potrete essere in città, ci penserà MYmovies ONE a portare il festival da voi, con un’ampia selezione delle proiezioni in programma: 9 lungometraggi e 56 cortometraggi, oltre alle masterclass in diretta streaming.

Ma la domanda per chi ha poco tempo e rischia di smarrirsi tra le molte opzioni è: “Cosa vedere?”.
 

Se ancora manca tra le vostre visioni, il primo film da recuperare immediatamente è A Bittersweet Life, capolavoro di Kim Jee-woon del 2005. È il racconto intriso di noir di un killer infallibile – l’affascinante e “deloniano” Lee Byung-hun, ospite d’onore del festival – colpito da Cupido quando meno se lo aspetta: l’amore per la donna del boss – la bellissima Shin Min-ah - lo condurrà verso un’interminabile scia di sangue. Scenografie dettagliate ed eleganti e scene d’azione sanguinolente e ipercinetiche, alla maniera di Kim Jee-woon, maestro del genere. Un racconto di Eros e Thanatos che ha fatto scuola (purtroppo generando innumerevoli tentativi di imitazione, perlopiù insulsi).

Il secondo film che vi consigliamo di vedere è No Heaven, But Love. della sezione K-Independent, una toccante storia di amicizia tra due ragazze, ambientata nel 1999, che si trasforma in relazione vera e propria, tra mille difficoltà. Negli ultimi anni la produzione queer è cresciuta in una società per molti anni affetta da dilagante omofobia, come quella dell’epoca qui ritratta. E il film di Han Jay è la riprova del cambiamento in atto, una delicata love story che rifugge gli stereotipi e conquista dalla prima scena. Lee Yoo-mi, la protagonista di Squid Game impreziosisce il cast e mostra di trovarsi nuovamente a proprio agio anche nel cinema indipendente.

Come terza scelta da privilegiare Greenhouse, che inizia come un dramma e termina come un serrato thriller, realizzato con il tipico perfezionismo coreano alle prese con il genere. Protagonista è Moon-jung, una badante che assiste una coppia di anziani e vive in una sorta di limbo, in attesa che il figlio finisca di scontare la pena in carcere e torni a casa. Si intuisce da subito che l’equilibrio è di quelli destinati a non durare: ci si metterà di mezzo il destino, trasformando Greenhouse in un pericoloso effetto domino, da gustare fino alla fine.

Il resto del programma non è da meno. A cominciare dalla retrospettiva, con tre titoli risalenti agli anni ’60 della cosiddetta Golden Age del cinema coreano: tra questi, spicca Mother and a Guest di Shin Sang-ok, grande regista di A Flower in Hell e protagonista della famigerata vicenda di rapimento da parte del dittatore nordcoreano. Lo stile di Shin è inconfondibile e anticipa temi che ritorneranno nel cinema sudcoreano.

Preziosi anche gli altri due film Golden Age: The North and the South di Kim Kee-duk (quasi omonimo del compianto regista di Ferro 3) è una storia di amore e onore tra ufficiali dei fronti opposti, che ruota intorno al conteso 38° parallelo; Aimless Bullet di Yu Hyun-mok invece si concentra sulla situazione di disagio economico che si accanisce su una famiglia, aprendo lo sguardo sulla disuguaglianza sociale in seno alla società coreana.

Inoltre tutti i cortometraggi del festival saranno presenti anche online su MYmovies ONE: lavori di registi emergenti e in molti casi dell’Università di Chung-ang. Per non dimenticarsi mai che tra questi lavori si può nascondere il nuovo Bong Joon-ho, che proprio con il cortometraggio ha mosso i primi passi…