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Venezia 79, in streaming su MYmovies l’incredibile storia di Tooba Gondal, la 'ISIS matchmaker'

The Matchmaker (Fuori concorso, disponibile in anteprima mondiale nella Sala Web su MYmovies) è l’esclusivo documentario che Benedetta Argentieri ha realizzato su una delle più celebri e controverse attiviste dell’ISIS. Online da giovedì 8 settembre per cinque giorni. ISCRIVITI A BIENNALE CINEMA CHANNEL I SCOPRI I FILM
di Ilaria Ravarino

lunedì 29 agosto 2022 - Sala Web 79

San Valentino, 2015: una ventenne di Londra, cuffiette nelle orecchie e smartphone in mano, scrolla i suoi social in attesa che parta l’aereo che la porterà nel paese dove vuole trasferirsi, come qualsiasi ragazza che - a quell’età - decida di andarsene per la sua strada. Nata in Francia e cresciuta in Inghilterra, radici in una famiglia pachistana di fede musulmana, religiosa e moderata, fino a oggi la sua casa era Londra, quartiere orientale di Walthamstow, dove ha terminato gli studi alla Goldsmiths University, diplomandosi in letteratura inglese: bisogna immaginarsela ben decisa in quell’aeroporto, anzi proprio determinata.

Perché quello che sta per compiere Tooba Gondal è un viaggio che le cambierà la vita: il paese dove si sta dirigendo, infatti, è la Siria. E il motivo della sua partenza non ha niente a che vedere con il giorno degli innamorati. Tooba sta andando a Raqqa perché cerca il martirio: «Sono venuta qui per morire - dirà qualche mese dopo - e non me ne andrò finché non avrò ottenuto ciò per cui sono arrivata».

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La storia, come racconta il bel documentario di Benedetta Argentieri The Matchmaker (VAI ALLA SCHEDA), presentato Fuori concorso a Venezia 79 e in streaming nella Sala Web su MYmovies (disponibile per cinque giorni a partire dalle 21.00 di giovedì 8 settembre) andrà diversamente. Ma lei questo ancora non lo sa. Anzi, quando atterra in Siria è così convinta di ciò che sta per fare che non si trattiene dal twittare: «Ehy guardie, come vi sentite a sapere che una vostra concittadina ha appena lasciato il vostro lurido paese ascoltando Salil as-Sawarim (inno dell’ISIS, ndr) sull’aereo? Siete patetici». Il carattere non le manca. La voglia di provocare nemmeno. Due settimane più tardi, una foto che carica sul suo profilo Twitter la ritrae coperta col burqa dalla testa ai piedi, unghie incluse. Imbraccia un AK-47, il post dice: «Living the life of real freedom», «vivendo il sogno della libertà vera».


Il sogno, martire di Allah 
Quella che incontriamo nel film di Argenteri è una Tooba provata, forse pentita, madre di due figli, Ibrahim e Asiya, in cerca di riscatto. Ma appena arriva nel Califfato, la ragazza ha - apparentemente - le idee chiare, Si sposa, quasi subito, con il combattente libanese Abu Abbas al-Lubnani, e stringe amicizia con una donna che ha, se possibile, una storia ancora più bizzarra della sua, la reclutatrice Sally Jones (poi nota come Umm Hussain al-Britani), un’ex cantante punk inglese passata all’Isis due anni prima. Insieme a lei comincia a fare ciò per cui diventerà tristemente famosa: convincere giovani donne occidentali a convertirsi alla causa dell’Isis per poi sposare i miliziani di Daesh, usando i social come una sorta di agenzia matrimoniale per estremisti (le studentesse inglesi Shamima Begum, Kadiza Sultana e Amira Abase, partite per la Siria pochi mesi dopo il suo arrivo a Raqqa, sono tra le donne finite nella rete).

Dai suoi profili, Tooba - che comincia a firmarsi Umm Muthanna - bacchetta, tenta, ammonisce: «Il minimo che puoi fare, sorella, è levare quelle foto profilo» twitta a una ragazza «fashionista» che indossa quello che lei chiama con disprezzo «l’hjab a gobba di cammello», cioè con i capelli che spuntano dal velo. «Ma se siete decise a raggiungere lo Stato Islamico, e vi sentite bloccate tra gli infedeli, per qualsiasi motivo, sappiate che c’è un modo per venirne fuori. Scrivetemi in privato».

Quando, a novembre, il mondo occidentale piange i morti dell’attentato terroristico al teatro Bataclan, i suoi tweet sono feroci: «Avrei voluto vedere con i miei stessi occhi quegli ostaggi morire. Brucia, Parigi, brucia!».


Dal sogno all'incubo
Alla fine di quell’estate, come annunciato da lei stessa sul suo profilo @ShAnwarAwlaki5, firmandosi come “moglie di Shahad”, il marito muore durante un attacco suicida, facendola assurgere al rango di martire “minore”. Ma la situazione intorno a lei precipita: il 17 settembre assiste al sanguinoso bombardamento di Raqqa (17 morti), a marzo è in un campo d’addestramento femminile, poco dopo in un tweet annuncia di aver acquistato una cintura esplosiva. «I miei peccati mi terrorizzano», dice, riferendosi alla vita “impura” condotta negli anni dell’università (piercing, sigarette, amicizie maschili tra gli “errori” che non si perdona), «quando arriverà il mio turno?». Ma quel momento non arriverà mai.

Quando Argentieri la raggiunge è in un campo di rifugiati. Chiederà di essere rimpatriata in Inghilterra, dopo essere scappata da Baghouz, ultimo baluardo dell’Isis, cercando rifugio in Turchia. «Conosco gli inglesi, sono spaventati da noi, non vogliono parlarci. E invece devono - ha detto, di recente, in un’intervista -. Non sono pericolosa. Voglio solo tornare ad avere una vita normale».

Cosa l’abbia spinta a lasciare quella vita “normale”, e cosa a tornare, è un segreto che il film cerca di risolvere compiendo lo sforzo più grande per un osservatore occidentale: quello di non giudicare.


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