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La valigia, il dramma dell’Alzheimer diventa poesia in immagine

Un corto d’animazione ispirato all’esperienza personale del regista da riscoprire in occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer.
di Giorgio Crico

martedì 21 settembre 2021 - News

Più che una stanza, una cella. Sullo sfondo il rumore del mare, al centro un vecchio letto strettamente imparentato con il concetto di brandina sgangherata, illuminato dai tagli di luce filtrati da una finestra sghemba con una grata di fil di ferro tutta storta. Sul letto c’è una valigia, vecchia, segnata e consunta; in piedi, di fianco al letto, c’è il proprietario della valigia, persino più vecchio, segnato e consunto di lei ma ancora vitale, ancora capace di riempire la stanza di pensieri e ricordi. Lui è dentro, fuori si sentono i gabbiani e lo scrosciare delle onde da un lato, passi e voci degli altri dall’altro, attraverso la porta che rimane sempre chiusa.
 

La valigia è tale solo in apparenza: per l’uomo non è un bagaglio di viaggio ma uno scrigno che contiene ricordi, aprirla significa immergersi in tutta la sua vita, toccare ancora una volta le memorie, rivivere tanti momenti diversi che hanno contribuito a costruire la sua esistenza e la sua identità. Dalla valigia emerge il suo matrimonio, sbiadito e concluso, la sua paternità claudicante e incerta, quel che resta del ricordo del padre, la presenza – in realtà rimasta sempre costante – del fratello scomparso in giovane età. 

Ogni rimembranza è un piccolo tassello colorato che, preso insieme con gli altri, va a comporre il mosaico variopinto della vita del protagonista che, solo, anziano, pensoso e affaticato, la vede destrutturarsi esattamente come un puzzle che viene disfatto pezzo per pezzo, in maniera lenta ma continua. Attraverso la lente della sua memoria, l’uomo osserva e quasi rivive ogni barlume di memoria, prima che questo venga idealmente riposto nella scatola dell’esistenza che, piano piano, sta volgendo naturalmente al termine.

Il cortometraggio d’animazione in motion-capture diretto da Pier Paolo Paganelli racconta con una similitudine poetica e una rara sensibilità le percezioni e i ricordi destrutturati di un uomo la cui mente si sta lentamente disgregando a causa della sindrome di Alzheimer. I ricordi sono ancora lì, la storia della persona è rimasta lì ma è come disordinata, capovolta e rimescolata, gli eventi non seguono più un filo logico e si ingarbugliano, riannodandosi tra loro in maniera non sequenziale ma casuale.

Le persone che sono state amate e che ci hanno amato, gli avvenimenti, i dettagli, i colori, gli odori e i sapori finiscono tutti all’interno di un imbuto mentale dal quale vengono estratti a caso, come se fossero numeri del lotto: La valigia racconta tutto questo in maniera profonda e toccante, emozionando e generando una profonda empatia con il protagonista (che tocca il suo climax ascendente nella sequenza finale, coraggiosissima e priva di ogni dialogo).


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