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Doppia pelle, Quentin Dupieux: «È un film estremo e inquietante, ma è la fotografia dei nostri tempi»

«Osservo molto la vita, soprattutto nei suoi aspetti più preoccupanti». L'eclettico regista racconta a MYmovies il film con Jean Dujardin, disponibile dal 22 giugno su MioCinema e Sky Primafila Premiere.
di Paola Casella

Doppia pelle

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Quentin Dupieux Altri nomi: (Mr. Oizo) (53 anni) 14 aprile 1971, Parigi (Francia) - Ariete. Regista del film Doppia pelle.
venerdì 19 giugno 2020 - Incontri

Nel suo Doppia pelle Jean Dujardin si (tra)veste a poco a poco di pelle di daino, intraprendendo una metamorfosi che lo porterà a compiere atti di efferata criminalità. Quentin Dupieux, ragazzo terribile del nuovo cinema francese, musicista sotto lo pseudonimo di Mr. Oizo e produttore discografico, è specializzato nella scrittura e la regia di film surreali e controversi che raccontano la contemporaneità con un tocco allucinato a metà fra Marco Ferreri e l’Emmanuel Carrère di “I baffi”.

Un critico americano ha definito Doppia pelle “una black comedy sulla mezza età maschile”. È d’accordo?
In parte sì, il mio film è anche questo, dato che Georges, il protagonista, è un uomo di 45 anni che lascia la moglie, i figli e il lavoro per inseguire il sogno di essere qualcun altro. La sua crisi di mezza età non riguarda il sesso o l’invecchiamento fisico ma il desiderio di reinventare la propria identità. In questo senso, al netto della sua deriva criminale, mi pare migliore di tanti uomini che ad un certo punto della vita si rassegnano e aspettano passivamente l’arrivo della fine.

Fra le fissazioni di George c’è anche quella del cinema...
Sì, Georges vuole credersi un grande regista, ma lo fa con l’ostinazione e il pensiero magico dei bambini: “Facciamo che io ero un regista!”. In questo mi assomiglia, nella mia ossessione di non voler essere un vero professionista, di quelli seri e vecchi dentro che ripetono all’infinito lo stesso film, ma di rimanere un bambino che prova a fare il cinema e a reinventarsi ogni volta come autore, divertendomi un mondo.

Definirebbe Georges un antieroe?
Di nuovo, al netto della parte criminale, direi che è un uomo normale fissato su un oggetto particolare, come molti nella cultura consumistica: diventiamo ossessionati da una certa borsa o una certa camicia e avvertiamo la frustrazione di non poterla possedere. Allora il cervello ci manda dei segnali, come se ci parlasse per darci degli ordini. La differenza è che Georges esegue quegli ordini fino alle estreme conseguenze!

In che altro modo Doppia pelle racconta i nostri tempi?
Oggi molti passano le giornate a specchiarsi e a fotografarsi per condividere i propri autoscatti con il resto del mondo: è una cosa insensata, ma al momento va molto di moda. Georges fa la stessa cosa, anche se in modo estremo. Quando ho iniziato a girare volevo creare una commedia divertente, ma mi rendo conto di raccontare anche un aspetto della realtà di per sé piuttosto inquietante.

Come mai ha scelto Jean Dujardin per il ruolo di Georges?
Mentre scrivevo la sceneggiatura sapevo di aver bisogno di un attore non solo bravo ma anche forte e coraggioso, e che questo film con l’attore sbagliato sarebbe stato un fiasco totale. Il nome di Jean è venuto in mente a me e al produttore quasi subito, e quando l’ho proposto a Dujardin lui ha accettato immediatamente, con un guizzo nello sguardo che mi ha fatto capire che avevamo fatto la scelta giusta.


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