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Dal libro al cinema: il film che bisogna aver visto… o vedere - Parte 2

Gli studenti di un corso universitario si sono espressi sul complicato rapporto tra cinema e letteratura.
di Pino Farinotti

martedì 28 aprile 2020 - Focus

Seconda parte del corso che ho tenuto alla IULM – Libera Università di Lingue e Comunicazione, fa parte del  “Master in arti del racconto: letteratura, cinema, televisione”: direttori scientifici Gianni Canova e Antonio Scurati. Le materie erano due: il rapporto fra il libro e il film e i film che è indispensabile aver visto.

Procedo in sintesi sui contenuti. Le lettere di riscontro che mi sono arrivate dagli studenti – 27, età media 23 anni, tutti laureati - spiegheranno “dal vivo” i contenuti e l’assunzione delle proposte. In una lezione ho privilegiato i “maestri assoluti”, colonne della formazione di tante generazioni: Shakespeare, Cervantes, Goethe, Hugo, Tolstoj, Joyce. Oltre a Proust, Walter Scott, Dumas. Il focus era sulla loro adattabilità al cinema. Molto diversa. Esempio: estrema per Shakespeare, “complicata” per un Joyce. 

Un titolo interessante in chiave libro-film è Smoke, perché è firmato da un regista puro, Wayne Wang e da uno scrittore puro, Paul Auster, ciascuno dei quali aderisce alla propria vocazione: un lungo racconto vissuto sul primo piano, statico, di Harvey Keitel, lo stesso racconto senza parole, di sole immagini e musica. Alcuni film, decisivi sono stati analizzati in chiave di  linguaggio, contaminazione, estetica e storia. Come Vertigo, L’età dell’innocenza, Ivanhoe, Genius, Scoprendo Forrester, Come eravamo, La mia africa, e altri. Sono state proposte sequenze da antologia, come quando Jeff Bridges e John Goodman cercano di disperdere nell’oceano le ceneri del loro amico. Passaggi rapidi sono stati dedicati al cinema tratto da Stephen King e Dan Brown.

Infine, l’ultima sequenza. La premessa è stata: se dovessi scegliere un unico momento a rappresentare tutto il cinema, per spedirlo in un mondo alieno, manderei questa sequenza. Erano Laurel&Hardy che ballano intorno al bidone della spazzatura ne Gli allegri scozzesi

A seguire, le lettere dei ragazzi:

"Letteratura e cinema parlano lingue diverse e conoscono differenti vocabolari: l’una procede a pensieri introspettivi, riflessioni intime, osservazioni profonde, parole innumerevoli, l’altro a immagini immediate e dialoghi diretti, concisi. È stato interessante analizzare, durante il corso, le trasposizioni che sono state fatte guardandone direttamente le scene: dagli errori filologici dell’”Iliade” trasformata in Troy alla letteratura di Hemingway trasformata in storie a lieto fine, alle trasposizioni riuscite come Il Gattopardo o a quelle dei fantasy. Quasi ogni grande romanzo ha avuto una sua versione cinematografica, tuttavia, come sottolineato durante il corso, non esistono libri tratti da film ma solo film tratti da libri. E questo, oltre ad essere l’aspetto che maggiormente mi ha intrigato della questione, è il punto di partenza e di lettura per numerose considerazioni..."
Elena Franceschini
"È stato interessante anche poter confrontare le proprie idee con le sue e con quelle di tutti gli altri compagni, dimostrando come il cinema (e più in generale l’arte sotto ogni sua forma), sia anche un fatto soggettivo e personale. Oltre ad aver scoperto nuovi film e registi, è stato stimolante conoscere curiosità e aneddoti relativi ad alcune opere e autori. Mi ritrovo quindi, nel complesso, soddisfatto di ciò che ho imparato e delle discussioni che sono emerse dalle varie visioni, aumentando, in qualche modo, la mia personale percezione di quel grande mezzo che è il cinema, portandomi anche a riflettere su alcune situazioni, non soltanto da un punto di vista spettatoriale ma anche da quello di un aspirante autore. Infine vorrei anche porre l’accento sul clima anche spensierato di alcune lezioni, sicuramente utile e apprezzabile in un momento così carico di tensione.
Quindi, detto questo, la ringrazio e le auguro il meglio."
Riccardo Orazzini
"Da amante del cinema contemporaneo, nelle sue forme più pop, ho appreso molto dei grandi classici che, magari, non avevo visto. Sono contento, però, perché sono l’unico della classe ad avere visto Genius, anche se non sono intervenuto per problemi tecnici che mi hanno impedito di farlo, quando necessario. Personalmente, mi sono anche divertito. Le critiche al cinema italiano contemporaneo, che condivido, ma anche a quello internazionale, che il professor Farinotti ha espresso con energia e passione, mi hanno ricordato anche il mio atteggiamento nel celebrare – difendere, alle volte – alcuni film e un certo tipo di cinema."
Lorenzo Tintori
"Nel cinema classico le regole esistono per dare risalto alla loro violazione e violandole, i grandi registi hollywoodiani come Frank Capra - maestro dello stile “normale” - ne hanno enfatizzato il potere. Non è un caso che il corso sia stato inaugurato dai grandi film hollywoodiani, massima espressione di questo agonismo tra norma e trasgressione. Una trasgressione che si riverbera anche a livello di contenuto, strutturandosi in uno schema narrativo che, a differenza di quanto accade nella grande letteratura, prescinde dalle divisioni tra generi e si tripartisce in ordine, trasgressione e ripristino, perfezionando il modello della fiaba. Perché Hollywood è la fabbrica dove nasce il sogno, non solo di quello americano. Ma anche quello del nostro immaginario collettivo. Come argomentato ne I 100 film della nostra vita, i film “classici” si distinguono dai romanzi per la loro vocazione sedativa, giustificata anche dal contesto in cui vengono prodotti: il New Deal. Il cinema di evasione assolse allora a una funzione di cui oggi, mentre la pandemia prova le nostre coscienze, avremmo bisogno più che mai."
Silvia Tramatzu
"Il mio percorso è iniziato con la lettura del manuale “Il libro che visse due volte”, un’opera che mi ha permesso di conoscere meglio il mondo del cinema, fino ad ora territorio pressoché inesplorato per me. Tale lettura, abbinata alle sue lezioni, allietate dalla visione commentata di alcuni dei più grandi film di sempre, mi ha permesso di vedere al di là delle mie convinzioni. Ho sempre pensato che un buon libro superasse di gran lunga un film, soprattutto per i miei studi classici e letterari. Tuttavia, in questi nostri incontri ho avuto modo di rivalutare la potenza narrativa del cinema. Film quali Il Gattopardo di Luchino Visconti o Amarcord di Fellini, grandi successi che ancora oggi riguardiamo con passione e continuiamo ad ammirare per la loro bellezza senza tempo, sono la prova evidente che esistono film capaci di arrivare di più rispetto al romanzo di riferimento come, allo stesso modo, che esistono film che, probabilmente, per la propria potenza emotiva, risulterebbero inarrivabili da un romanzo."
Alessandra Favale
"Gentile Professore, durante il suo corso ho potuto comprendere meglio gli adattamenti cinematografici. Lei ha detto i veri grandi libri non finiscono mai con un lieto fine, mentre nel mondo cinematografico i film per essere apprezzati devono avere un happy ending; con questa frase sono riuscita a capire perché spesso i film presentano un finale diverso dal libro. Fino ad oggi mi ero limitata a confrontare unicamente la saga di "Harry Potter", cercando di evidenziare tutte le differenze tra libro e film. Recentemente, anche grazie al suo corso, ho potuto effettuare un confronto tra l’opera di Francis Scott Fitzgerald e quella Baz Luhrmann. Mi sono ritrovata a leggere il libro del Grande Gatsby durante le sue lezioni; la lettura per me è stata un po’ difficile a causa di una traduzione non propriamente perfetta che, a mio parere, non rende giustizia all’opera, tuttavia ho potuto apprezzare il testo. In seguito, ho visionato il film che lei stesso aveva commentato e me ne sono innamorata. Mi azzarderei a dire che in questo caso a me è piaciuto più il film del libro, cosa assai poco comune, come lei stesso afferma in Il libro che visse due volte. Credo che la mia preferenza per il film rispetto al libro sia dovuta alla scarsa qualità della traduzione, infatti ho intenzione di acquistare un’edizione più autorevole per poter poi rileggere l’opera e coglierne a pieno la spettacolarità narrativa. Grazie al suo corso ho potuto notare piccoli particolare che uniscono, o in certi casi dividono, la realizzazione di un film tratto da un romanzo e inoltre mi ha fornito un grande numero di film e libri da poter leggere e vedere per poi confrontare il lavoro letterario da quello cinematografico.La ringrazio per la disponibilità. Le porgo i miei saluti."
Monica Gianola
"Sin dall’inizio della prima lezione del corso, abbiamo assaporato quale sarebbe stata la natura stessa di questo cammino insieme: spezzoni di momenti musicali e di danze tratti da musical hollywoodiani e dai grandi classici del cinema, una carrellata di emozioni ma anche di titoli, di storia da approfondire. Chi desidera lavorare con l’arte cinematografica o studiarla, comprendendola a fondo, non può prescindere da essere prima di tutto un appassionato e avido spettatore. Essere buoni conoscitori del patrimonio artistico che possediamo in Italia e, più in generale, del repertorio del cinema internazionale, è quindi essenziale per capire a fondo la grandezza e le potenzialità della Settima arte. Confesso di aver trovato molto utile l’aver passato in rassegna quelli che sono titoli considerati capisaldi del cinema, anche grazie alla lettura del testo “I 100 film della nostra vita”. Ho potuto prendere nota dei titoli immancabili da recuperare e, perché no, ritrovare quelli che porto nel cuore. Nel corso delle lezioni non abbiamo soltanto analizzato diversi casi di studio in merito al modo in cui i registi traspongono su schermo le opere letterarie – penso all’approfondimento su Vertigo di Alfred Hitchcock, uno dei miei film preferiti – ma abbiamo anche avuto modo di esprimere sensazioni e pensieri in merito a una varietà di opere cinematografiche di ogni epoca. Ci siamo interrogati quindi su questioni di natura teorica, imparando dai diversi esempi posti in esame, spesso trovandoci di fronte a diversi rifacimenti, cercando di interrogarci su quali risultassero più o meno efficaci e perché. Di conseguenza, questo ci ha spinti a riflettere e confrontarci su come il linguaggio del cinema cambi con il trascorrere del tempo. Per fare ciò ci siamo a volte basati su parametri che, se a prima vista possono risultare soggettivi in quanto legati al gusto personale, forse sono specchio di un mondo che cambia e dell’arte che cambia con lui. Mi viene in mente a questo proposito la riflessione sulle diverse trasposizioni de “Il Grande Gatsby” di Fitzgerald e la nostra ultima lezione, con il paragone fatto tra le diverse versioni degli eroi dei film gialli (da fan di Agatha Christie mi sento di citare Hercule Poirot). Personalmente, mi sono sempre sentita attratta dal mondo dei “classici” e più legata ad un gusto, se così si può dire, “retrò”. Per questo motivo, al di là delle questioni teoriche approfondite insieme, ciò che sicuramente mi porterò dentro da questo corso sarà l’occasione avuta per saperne di più su tanti titoli del grande cinema del passato, di cui abbiamo sempre discusso con evidenti amore e passione, così come quest’arte richiede."
Giuliana Coco
 


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