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M - Il figlio del secolo, tra storia e fiction nel segno della qualità

Dopo aver già vissuto due volte, nella carta e in una lettura scenica, l'opera di Antonio Scurati vivrà una terza volta in una fiction televisiva.
di Pino Farinotti

venerdì 17 maggio 2019 - Focus

'M - Il figlio del secolo', il libro di Antonio Scurati ha già vissuto due volte, nella carta e in una lettura scenica, vivrà una terza volta in una fiction televisiva. È un testo importante, ultra-raccontato nei media, soprattutto nella rete, oggetto dei focus dell'intellighenzia accreditata. Tutto questo lo merita. Il testo deriva da una applicazione, grande, appassionata, quinquennale. Ma, si sa, di Mussolini trattasi. Ci sono biblioteche intere che riguardano lui e la sua epoca e non era semplice scovare qualcosa di non detto.

Scurati ha posto l'attenzione maggiore a emanciparsi dal "detto", ad affrancarsi dalle eredità accreditate e radicate, a raccontare e giudicare - sì, giudicare - da una prospettiva sua personale.
Pino Farinotti

Dichiara: "Per un romanziere raccontare Mussolini, a differenza di uno storico significa raccontare che a Mussolini puzzassero i piedi. Raccontare ad altezza uomo, perché la storia ci arriva dall'alto, con un pregiudizio storico e ideologico". Scurati lo ha fatto prendendosi tutte le responsabilità. Ha avuto coraggio e alla fine dell'opera, dopo tanta applicazione, fatica, persino dolore, si è sentito sicuro, nella posizione, come se dicesse "fidatevi di me".

Il tema è proprio questo: Antonio Scurati è affidabile? Dobbiamo credergli? Dico che i crediti dell'affidabilità li possiede tutti, con la sua storia di scrittore e di uomo: i riconoscimenti, molti e cospicui li lascio al lettore, c'è Google. Solo un aggiornamento: "M" è fra i titoli finalisti dello Strega, possiede tutti i requisiti - non vorrei portare sfortuna - per vincere. Ho scritto applicazione, fatica, dolore, aggiungo "identificazione". L'invenzione è quella. Scurati racconta Mussolini da Mussolini, ad "altezza Duce". La creatività, è notorio, non gli manca. Poi c'è il rapporto libro-schermo grande o piccolo. C'è molta differenza fra le due discipline, in sintesi fulminante il libro significa cultura, lo schermo, spettacolo. Scurati si è accostato con prudenza. Dice: "Io sono uno di quelli che ritiene che ci sia un antagonismo storico fra letteratura e media visuali, la letteratura è portatrice di un umanesimo, di una pietà, che spesso invece la propensione all'osceno della televisione, non ha. Però è un confronto che noi dobbiamo accettare".

In questo senso un riferimento un po' paradossale ma che sintetizza i due "antagonismi": I figli del secolo, in un film del 1954, sono Jerry Lewis e Dean Martin. Dunque spettacolo, evasione, modelli "fiction" da storia del cinema, a fronte di un modello reale da storia del mondo. Scrittura e schermo, differenze di categorie, appunto. Questo non significa che la rappresentazione di "M" dell'11 maggio su Rai 3 non fosse di qualità. Non poteva non esserlo, vivendo sulla lettura del testo puro dello scrittore. Nello scenario del Teatro Terrazza del Palazzo dei Congressi di Roma Luca Zingaretti, Valerio Mastandrea e Marco D'Amore hanno letto brani del romanzo. Zingaretti, ispirato, sguardo di fuoco, ma senza debordare nella comunicazione, ha letto uno stralcio, evocativo, esemplare, del romanzo.


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