Il regista messicano vincitore dell'Orso d'Argento per la migliore sceneggiatura alla Berlinale con Museo - Folle rapina a Città del Messico. Dal 31 ottobre al cinema.
di Fabio Secchi Frau
La storia di due fannulloni che decidono di compiere un audace colpo di reperti culturali del Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico, lo ha fatto arrivare all'Orso d'Argento per la migliore sceneggiatura.
Tra Bresson e Dassin, tra Hitchcock e i cartoni animati della Warner Bros., Alonso Ruizpalacios si è così distinto per Museo - Folle rapina a Città del Messico (guarda la video recensione), atipico robbery movie dai tratti asimmetrici. Movimenti di camera lenti, ma grandiosi. Musica elegante, quasi di meditazione poetica. Tutto questo accompagna il racconto di un crimine che diventa strumento di raffigurazione della bellezza e della Storia messicana.
Già con il suo primo lungometraggio, Güeros, ambientato durante le proteste studentesche della fine degli Anni Novanta, aveva utilizzato lo stesso metodo lavorativo. Convinto, straconvinto, che il cinema potesse essere contenuto d'intrattenimento, estetica e... critica sociale.
La ribellione è la chiave di lettura.
Ruizpalacios sta dalla parte dei giovani. Perchè è solo con rivoluzioni interne ed esterne nelle età del cambiamento che si può sfuggire alla banalità della vita, cercando di afferrare qualcosa di molto più nobile. E non importa se questi gesti di dissenso sono ridicoli, stupidi o illusori.