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Aretha Franklin: The Queen. Nessuno come lei

Il soul unisce tre generi, il jazz, il gospel e il pop. Aretha li indossava tutti alla perfezione. Come nessuno è legittimo dire.
di Pino Farinotti

Aretha Franklin (Aretha Louise Franklin) 25 marzo 1942, Memphis (Tennessee - USA) - 16 Agosto 2018, Detroit (Michigan - USA).
venerdì 17 agosto 2018 - Focus

Raccontando Aretha Franklin (1942-2018), il lemma di introduzione è "predestinazione". Si lega prima di tutto alla sua nascita. Suo padre era un predicatore battista famoso, si accorse dell'attitudine della figlia e la volle come voce della comunità religiosa, vasta, della quel era leader. Aretha, già da bambina, cantava a un pubblico di 4500 fedeli. Un altro lemma è soul, la corrente musicale di cui la Franklin era una delle regine. Significa musica dell'anima, meglio, dell'anima di colore, perché i profeti, attivi dai primi anni sessanta, sono nomi non banali, da James Brown a Ray Charles, e poi Wilson Pickett e Stevie Wonder. Il soul unisce tre generi, il jazz, il gospel e il pop. Aretha li indossava alla perfezione. Come nessuno è legittimo dire.

Ci sono gli attestati e sono moltissimi, uno sta nella posizione in cui l'ha collocata il magazine Rolling Stone, che fa testo: al primo posto assoluto. Un altro indicatore sta negli infiniti Grammy Award vinti. Sono molte le "voci di colore", prestigiose, che fanno parte di quel panorama, ma Aretha presentava una qualità che è solo delle stelle, la coglievi subito.
Pino Farinotti

E la sua voce è stata studiata come un fenomeno: radice emotiva senza studi, potenza naturale, capace di contenere, con disinvoltura, i tre generi detti sopra. Inoltre la Franklin era padrona di un'estensione, fra note alte e basse, come nessun'altra cantante. Amava ricercare, passando dai suoi registri naturali di forza ad altri di dolcezza e di intimità. E poi il personaggio, la fisicità, che si imponeva all'istante, proprio come la voce. Talento, potenza e, naturalmente intelligenza. Come accade ai fuoriclasse, la cantante ha saputo applicare il talento e la canzone a categorie diverse. La somma dei suoi successi, gli spettacoli, gli album, i vertici delle classifiche hanno fatto di lei un personaggio capace di dettare indicazioni e comportamenti. Un modello del genere non poteva non diventare un simbolo americano delle uguaglianze e dei diritti civili.

Nel 1968, anno ardente e decisivo dei movimenti in tutto il mondo, cantò "Respect", di Otis Redding, che divenne un inno del femminismo non solo americano. Con lei, nel ricordo, per la ricchezza del suo percorso, non si può che procedere a selezioni, privilegiando certi momenti, come la sua partecipazione al musical-culto The Blues Brothers dove riproponeva un suo antico classico "Think". In mezzo a talenti di diverso mestiere Aretha seppe comunque distinguersi, com'era nelle sue corde.

Ancora: durante la premiazione del Grammy del 2008 l'ospite d'onore era Luciano Pavarotti, che non poté presenziare. Ebbene, Aretha decise che il tenore italiano doveva esserci, e lo fece lei, si preparò in pochi minuti poi cantò "Nessun dorma" nella tonalità di Pavarotti. Credo che sia una delle perle più preziose della collana-Aretha Franklin, con un'ultima considerazione: forse il caso, il malore del tenore, permise di confrontare le due voci. Sono le "voci del secolo?". Magari non è una domanda blasfema.


BIOGRAFIA

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