Giunto alla ventesima edizione, il concorso cesenate che premia i migliori fotografi di scena 2017.
di Olivia Fanfani
Cineteca di Bologna. I 53 fotografi in gara (che hanno presentato 1.995 fotografie per 86 film, cortometraggi e serie tv) sono stati giudicati dal fotografo Franco Bellomo, il produttore e critico Cesare Biarese, il professore di Storia della fotografia all'Università di Bologna Claudio Marra, il fotografo cesenate Marco Onofri e i giornalisti Paolo Mereghetti e Michele Smargiassi.
Tra un passaggio di consegna e la necessità di un confronto tra l'amministrazione comunale e lo storico ideatore della manifestazione Antonio Maraldi, si è celebrata la premiazione di un evento unico nel suo genere, in grado, negli anni, di giocare un ruolo fondamentale nella frangia meno conosciuta dei più prestigiosi set cinematografici.
Silenziosi, quasi furtivi, i fotografi di scena sono presenze costanti e invisibili, chiamati a osservare senza destare sospetti il fascino dietro l'inquadratura, per immortalare l'attimo esatto in cui è racchiusa l'essenza di un film. Lavoro non semplice - a volte costretti a sottrarre l'istante - scattano il volto corrucciato dell'interprete o la fuga dal set della diva. Si appostano invisibili, studiano gesti, abitudini e gli strani equilibri di quella "macchina cinema" che ha ben chiara la posizione di ciascun ingranaggio, assemblato con dovizia e precisione. Le uniche schegge impazzite che non si collocano da nessuna parte ma sono ovunque. Il talento nel cogliere un presente invisibile ai più: un attore che ripete la parte, o un regista mentre da indicazione alla troupe.
Quest'anno ad aggiudicarsi il premio per la miglior fotografia è stato Philippe Antonello, classe 1968, con lo scatto realizzato sul set di Ben Hur per la regia di Timur Bekmambetov, ispirato all'omonimo romanzo di Lew Wallace.
Veterano del festival, Philippe racconta di come lo scatto sia stato il risultato di una serie di casualità - e anni di esperienza. "Non dovevo essere sul set quel giorno, produzioni di questo tipo hanno spesso più di un'unità (gruppi di lavoro che si alternano sul set). Nello specifico se ne contavano tre. Io ero lì per caso, dovevo scattare un posato al protagonista. D'improvviso mi trovo di fronte una scena epocale, oltre duecento comparse in costume. Mi sono chiesto perché nessuno mi avesse avvertito, una foto era necessaria! Ma l'ho fatta più per me che per la produzione, ed è venuta così, anche un po' per la fortuna di essere nel posto giusto al momento giusto. Spesso le foto migliori vengono per caso."